ROSALIE

Locandina Un film di Stéphanie Di Giusto. Con Nadia Tereszkiewicz, Benoît Magimel, Benjamin Biolay, Guillaume Gouix, Gustave Kervern, Anna Biolay, Lucas Englander, Serge Bozon, Eugène Marcuse, Juliette Armanet, Aurelia Petit, Laurent Dassault, Frédéric Sauzay, Aminthe Audiard, Morgane de Vargas. Genere Biografico - Francia, Belgio, 2023. Durata 115 minuti circa.


Trama

Francia, fine '800. Rosalie va in sposa ad Abel, un uomo semplice, proprietario di un locale senza più avventori da quando il padre-padrone della zona, Barcelin, ha decretato che l'alcool è la causa di tutti i mali nel suo feudo. Rosalie ha un segreto: da quando è nata è coperta di peli, che suo padre ha rasato attentamente per anni per nascondere la propria vergogna, ancor prima di quella di sua figlia. La notte di nozze anche Abel allontana la moglie, inorridito davanti alla sua peculiarità. Ma Rosalie è una giovane donna determinata, innanzitutto a rimpinguare le finanze del marito: perciò sceglie di mostrarsi agli avventori del locale con la barba non rasata, diventando l'attrazione del luogo e attirando nuovi guadagni in famiglia. Ma Barcelin, che prova verso Rosalie una strana attrazione, farà di tutto per ostacolarla. Riuscirà la volitiva protagonista ad essere accettata dalla comunità e soprattutto dal neo marito, indignato più dal suo inganno iniziale che dall'ipertricosi della moglie?

Diretto da Stéphanie Di Giusto e da lei sceneggiato con Sandrine Le Coustumer, Rosalie è narrato come una favola dalle ombre profonde, e che il tono sia quello fiabesco è evidente fin dalla scena in cui la protagonista giunge alla casa del futuro marito passando attraverso un bosco, così come, in una delle scene finali, si avvierà verso quel bosco con un cappuccio (anche se non rosso).

In mezzo c'è il graduale avvicinamento di Rosalie al villaggio e ad Abel, che è fondamentalmente un uomo giusto e buono, che "non picchia nessuno" ed è capace di grande sensibilità e dolcezza, entrambe veicolate dal viso intenso di Benoit Magimel. Nei panni di Rosalie c'è invece una delle giovani star emergenti d'oltralpe, Nadia Tereszkievicz (già vista di recente in Forever Young e Mon Crime), che ha una sensualità naturale a metà fra Brigitte Bardot e Marilyn Monroe.

Proprio la sensualità e la seduzione sono al centro di questa favola, perché Rosalie è irresistibilmente attraente, con o senza barba. Impossibile non pensare a La donna scimmia di Marco Ferreri, ma poiché i tempi sono cambiati, qui è la protagonista stessa a monetizzare la propria differenza e l'uomo che le è accanto è riluttante, temendo la pubblica umiliazione della moglie (e sua).

Il film della Giusto rimanda anche a La bella e la bestia, di nuovo a parti invertite: è la "bestia" qui a reggere il gioco, a intrappolare la persona "normale" e a rendersi a poco a poco affascinante ai suoi occhi. L'ultimo paragone è con Lezioni di piano, perché la leadership della protagonista si esprime anche in una seduzione "da dietro" che spiazza il protagonista maschile.

Di Giusto è per fortuna attenta a non imporre a Rosalie una lettura antistorica in nome dell'emancipazione femminile contemporanea: se da un lato infatti vediamo (finalmente) una donna dominare anche la più improbabile delle circostanze, dall'altro sono chiaramente rappresentati tutti i vincoli dell'epoca alla sua autodeterminazione. "Non è mai facile essere una donna", dirà Rosalie, quando qualcuno le farà notare la difficoltà della sua situazione, e basta questa frase a far risuonare la vicenda narrata nella contemporaneità.

Un altro personaggio femminile (e limitato dalla sua condizione) le farà eco dicendo: "Siamo tutti casi a parte", illuminando l'esclusione sociale di chi non si adegua alle regole del gioco. Un'esclusione con cui deve confrontarsi anche Abel, nella sua determinazione ad essere non violento, non prevaricatore e rispettoso della propria e altrui dignità.