I BAMBINI DI GAZA - SULLE ONDE DELLA LIBERTÀ

Locandina Un film di Loris Lai. Con Marwan Hamdan, Mikhael Fridel, Tom Rhys Harries, Lyna Khoudri, Qassim Gdeh, Husam Chadat, Eyad Hourani, Samuel Kay, Shiri Binder. Genere Drammatico - USA, 2024. Durata 90 minuti circa.Un film di grande attualità e potenza, arricchito dalle musiche originali di Nicola PiovaniIl film racconta, sullo sfondo della striscia di Gaza durante la seconda Intifada (2003), la speciale amicizia di due bambini.di Raffaella Giancristofaro


Trama

Striscia di Gaza, 2003. In prossimità di Gaza sono ancora presenti insediamenti israeliani, la seconda intifada è in corso. Il 43% della popolazione ha meno di 14 anni. Questo dicono le didascalie iniziali, precedute da titoli di testa, sui cui su nero rimbombano colpi di proiettile ed esplosioni. Il teatro di guerra è ben noto. Mahmud è un undicenne palestinese che vive solo a Gaza con la giovane madre Farah, vedova di un "martire" della resistenza, e la aiuta a vendere mazzi di timo, muovendosi tra allarmi, bombardamenti, coprifuoco, in una città devastata da un conflitto infinito che colpisce alla cieca i civili. Sulla spiaggia che frequenta per imparare a surfare, Mahmud vede un ragazzino muoversi furtivamente e rientrare nell'insediamento vicino ai posti di blocco sulla strada: è Alon, figlio unico di una coppia di ebrei, e ha in comune con lui la passione per la tavola da surf.

Al mare è legato anche Dan, giovane surfista straniero che si è fermato nel Paese dopo un infortunio che lo ha reso dipendente dagli antidolorifici. Grazie a lui i due ragazzi impareranno le basi di quello sport, in momenti in acqua che sono l'unico sollievo dalla quotidianità fatta di macerie, di lotta per reperire beni di prima necessità, di pericolo costante di morire sotto l'attacco del nemico, perdere un familiare o un amico, di ritrovare la propria casa sbriciolata. I compagni di Mahmud, che giocano alla guerra avendola sotto gli occhi, diffidano della sua vicinanza ad Alon, e alcuni di loro sono già cooptati nelle fila del movimento di liberazione della Palestina. Ma sia Mahmud che Alon ragionano in autonomia dai loro ambienti di provenienza. Sono ragazzi intrappolati in un contesto che non hanno scelto, costretti a respirare l'odio e le paure dei genitori, a crescere in una guerra di cui subiscono le conseguenze senza capirne fino in fondo le ragioni.

Esordio nel lungometraggio di Loris Lai, italiano con studi in regia alla UCLA di Los Angeles e all'American Film Institute, e in curriculum diversi corti e video musicali, tra cui "Love is Required" di Elisa, diretto con il premio Oscar Milena Canonero, per la colonna sonora di Un giorno questo dolore ti sarà utile. I bambini di Gaza - Sulle onde della libertà è una produzione italo-belga di Jean Vigo Italia e Eagle Pictures con Rai Cinema in coproduzione con Potemkino, in coproduzione con B-Roll Production e Panoramic Film. Coprodotto e distribuito da Tarak Ben Ammar, è stato girato in Tunisia a settembre del 2022 negli studi da lui voluti, dopo non poche difficoltà, per la produzione, nell'ottenere i visti d'ingresso nel Paese per i giovani attori, selezionati in un casting tra Palestina e Cisgiordania. La sceneggiatura è firmata dallo stesso Lai e da Dalia Heyman, che hanno preso spunto dal romanzo omonimo, o meglio, un racconto lungo, di Nicoletta Bortolotti (Mondadori). Immergendosi in una delle tante stagioni del complesso conflitto israelo-palestinese, come il libro, il film assume il punto di vista dei ragazzi protagonisti. Da un punto di vista morale, probabilmente l'unica angolazione possibile per proporre, dopo svariate narrazioni con al centro gli adulti (da Paradise Now a Valzer con Bashir, dal cinema di Amos Gitai a quello di e con Hiam Abbas) una via d'uscita a una tragedia che si protrae da decenni e che i fatti del 7 ottobre 2023 hanno riacceso. È una scelta coraggiosa ed encomiabile, alimentata da un afflato pacifista ed elogiata anche in una lettera privata inviata da Papa Francesco ai produttori, riportata nei titoli di coda: "questo film con le voci piene di speranza dei bambini palestinesi e israeliani sarà un grande contributo alla formazione nella fraternità, l'amicizia sociale e la pace".

Utilizzando la linea del litorale come spazio di sollievo e libertà contrapposto a un ambiente devastato dalla violenza, confine tra il caos e la sicurezza del gioco, il regista crea e restituisce tramite l'acqua una dimensione atemporale, una pace molto desiderata, attraverso sequenze spettacolari, di luce che risplende tra le onde marine. Operando un deciso scarto rispetto al romanzo di Bortolotti, che si concentra sul rapporto tra un surfista più maturo e i due protagonisti, il film riduce la linea narrativa delle "lezioni" di surf per fare spazio a molte altre invenzioni di sceneggiatura, legate per lo più alla sfera di azione di Mahmoud, mentre Alon resta in secondo piano. Per esempio, grazie alla mediazione del commerciante Ashraf, Mahmud e il suo amico Jamil entrano nei segreti dei tunnel sotterranei che permettono a Gaza di sopravvivere. Sempre tramite Mahmud, lo spettatore coglie il sospetto di Jamil rispetto alla vicinanza tra Mahmud e Alon e l'alienazione del coetaneo Aboud, drogato dagli adulti che lo spingono a a una missione sacrificale. Lo rivedremo in una sequenza onirica ricca di effetti speciali, così come un'altra amica di Mahmud, Hamila, in una danza che è un sogno di liberazione dal conflitto.

Le immagini sovraesposte di Shane Sigler (anche lui esordiente nel lungo), l'uso reiterato dei ralenti, i capovolgimenti di centottanta gradi dell'obiettivo, l'alternanza tra doppiaggio italiano e lingua originale, la colonna sonora sognante di Nicola Piovani e il brano "Come Dream With Me" di Sara Ben Ammar, sono tutti elementi che trasportano il film in una dimensione metafisica, a tratti estetizzante, di difficile armonizzazione con la durezza di alcune scene iper realistiche (come l'irruzione della violenza cieca nelle strade, in cui Mahmud è testimone della morte di un ragazzo della sua età) e ha come effetto ulteriore quello di distrarre lo spettatore dal fiorire dell'amicizia tra Mahmud e Alon, terza via rispetto all'eliminazione totale dell'altro che i due fronti contrapposti perseguono, spazio in cui i pregiudizi hanno una possibilità di cadere, di annullarsi in nome di una prospettiva migliore. Nello sforzo di accogliere nel racconto tante situazioni e personaggi, la sceneggiatura perde di efficacia e relega volutamente gli adulti a un ruolo superficiale. Molto più interessanti le domande legittime che Mahmud e Alon rivolgono a Ahfar e al proprio padre sulle ragioni dell'odio tra palestinesi e israeliani. Domande complesse, che ormai si perdono in un tempo distante, inattuale, di barbara arcaicità, sempre più indecifrabili. Domande che il film rilancia a chi guarda, con una chiarezza inequivocabile.