AGENTE SPECIALE 117 AL SERVIZIO DELLA REPUBBLICA - MISSIONE RIO

Locandina Un film di Michel Hazanavicius. Con Jean Dujardin, Louise Monot, Alex Lutz, Rudiger Vogler, Ken Samuels, Reem Kherici, Pierre Bellemare, Serge Hazanavicius, Laurent Capelluto, Cirillo Luna, Adriana Salles, Guillaume Schiffman, Ludovic Bource, Laurent Larrieu, Jan Oliver Schroeder. Genere Avventura - Francia, 2009. Durata 101 minuti circa.Non c'è riposo per la migliore spia dei servizi segreti francesiL'Agente Speciale 117, ha una nuova missione. Destinazione: Brasile. Obiettivo: trovare un ex ufficiale nazista fuggito dopo la Seconda guerra mondiale.di Tommaso Tocci


Trama

Il 1967 porta con sé una nuova avventura per l'agente segreto 117 al servizio della repubblica francese: stavolta la spia è in missione a Rio de Janeiro, dove è incaricato di recuperare un microfilm contenente una lista di compatrioti che hanno collaborato con i tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Con lui c'è una bella agente del Mossad, contro di lui vecchi latitanti nazisti e dei sicari cinesi.

Seconda puntata della saga diretta da Michel Hazanavicius, che torna a immergersi con gusto pop e citazionista nell'universo del cinema di spionaggio vintage, potendo contare sul mattatore Jean Dujardin e sulla sua versione francese di 007 che è tanto istrionica quanto cialtrona. Dopo il buon successo del primo capitolo (Missione Cairo) e due anni prima del trionfo che sarebbe arrivato con The Artist, Hazanavicius non cambia la formula e anzi la segue in modo ancor più convinto: film strutturato come serie di sketch insistiti, un'attenzione maniacale alla riproduzione delle atmosfere e delle tecniche realizzative dei titoli oggetto di parodia, e uno humor basato quasi esclusivamente sul politicamente scorretto.

Culture, popoli, religioni, orientamenti sessuali; nulla è off-limits per Hubert Bonisseur de La Bath, che esercita la sua licenza di offendere in modo indiscriminato (stavolta con particolare enfasi sull'antisemitismo): è il film stesso a ridere di lui e della sua ottusità bigotta, facendosi beffe non soltanto del personaggio ma per estensione anche della cultura eurocentrica e di quel privilegio da vecchio mondo che la abita.

Come in Missione Cairo, il tipo di comicità è ripetitivo e di bassa lega, in continua ricerca della botte piena e della moglie ubriaca tra la risata facile e la satira. Se non altro, riproporre i cavalli di battaglia del primo film produce un effetto quasi di auto-classicizzazione, che per un film ossessionato con la riproduzione del passato ha degli effetti benefici e un po' assurdi.

Su un impianto così collaudato, Hazanavicius inserisce trovate visive che aggiornano lo stile al decennio che sta per consacrarsi alla controcultura (e che finirà per demolire il mito classico proprio di quegli uomini come il nostro protagonista, un elemento a cui la storia allude simpaticamente), mentre davanti alla cinepresa Dujardin abita con ancor più charme il povero Hubert: è di nuovo lui che trascina il film con una recitazione totale, dalle sopracciglia attorcigliate dallo stupore fino alla punta dei piedi che lo fanno ballare e scazzottare. Giunto al secondo film, è ormai oltre anche gli echi "conneriani" e può concentrarsi sul piacere cinetico della sua originalità.