RACE FOR GLORY - AUDI VS. LANCIA

Locandina Un film di Stefano Mordini. Con Riccardo Scamarcio, Volker Bruch, Daniel Brühl, Katie Clarkson-Hill, Haley Bennett, Rosario Terranova, Esther Garrel, Bruno Gouery, Jacopo Rampini, Kai Portman, Ilir Jacellari, Axel Gallois, Giulio Brizzi, Gianmaria Martini, Costantino Seghi, Andrea Ascolese. Genere Drammatico - Italia, Gran Bretagna, Irlanda, 2024. Durata 109 minuti circa.Nel mondo del rallyL'incredibile storia del Campionato del mondo di rally del 1983, in cui i coraggiosi sfavoriti del team Lancia, guidati dal carismatico Cesare Fiorio, affrontarono il potente team Audi in un'impresa che sembrava impossibile.di Paola Casella


Trama

1983. Cesare Fiorio, direttore sportivo della Lancia, vuole vincere il campionato del mondo di rally, ma la germanica Audi è dotata di un comparto finanziario e industriale superiore, e soprattutto ha dotato le sue nuove macchine da corsa di quattro ruote motrici, rendendole imbattibili. La risposta di Fiorio sarà creare la Lancia 037, un modello molto leggero con un motore centrale potente e due ruote motrici che, in mano al pilota giusto, potranno competere con l'Audi sull'asfalto (ma non sul suolo sterrato o innevato). Fiorio si lancia in un duello non solo contro l'Audi ma anche contro il direttore sportivo della casa tedesca, Roland Gumpert, che incarna la precisione e la tecnica teutonica: perché il rally è una guerra (con tanto di rimando a quella partigiana italiani contro tedeschi), e il nemico non deve avere scampo. Ma il pilota giusto per sconfiggerlo, secondo Fiorio è, paradossalmente, un tedesco, Walter Rohrl, che al contrario del direttore sportivo non vuole vincere a tutti i costi e si interessa all'apicultura quanto ai rally.
Race for Glory, liberamente ispirato a vicende e personaggi realmente esistiti, allude fin dal titolo ai tanti film anglosassoni ambientati nel mondo della auto da corsa come i recenti Ferrari, Le Mans '66 e soprattutto Rush, con cui condivide anche l'attore tedesco Daniel Bruhl, che qui interpreta Gumpert e là Nicki Lauda. Da Rush il film diretto da Stefano Mordini e scritto (con Filippo Bologna), interpretato e coprodotto da Riccardo Scamarcio, mutua anche la rivalità fra due contendenti di nazionalità e mentalità diverse. Ma qui non siamo in Formula 1 bensì nel mondo più ruspante dei rally, e l'accento è sul divario genialità e arte di arrangiarsi italiane, che i tedeschi interpretano come furbizia, e tecnologia e organizzazione tedesche: creatività contro precisione, eleganza contro graniticità, leggerezza contro gravitas.
In parte doppiato, probabilmente perché pensato per una distribuzione internazionale, Race for Glory ha un cast globale: oltre a Bruhl ci sono Volker Bruch, molto apprezzabile nei panni del romantico Rohrl, l'inglese Katie Clarkson-Hill in quelli di una nutrizionista, l'americana Haley Bennet nel ruolo di una giornalista e la francese Esther Garrel nel cammeo della pilota di auto da rally Michèle Mouton. Nonostante questa impronta internazionale, che annovera anche alcuni produttori esecutivi e un coproduttore di peso come Jeremy Thomas, il film ha più l'aspetto di un format yankee che di un racconto originale: l'attenzione sui topos del genere, così come sono stati codificati oltreoceano, crea una narrazione in cui ogni svolta è annunciata e cronometrata, e molti sono i rimandi a ciò che abbiamo già visto sul grande schermo.
Ciò nonostante Race for Glory è un buon prodotto da pubblico, con i suoi eroi e antieroi, le sue sfide e le sue astuzie come quella (inventata) di spostare da un parcheggio all'altro le Lancia prodotte affinché sembrassero abbastaza numerose da passare il vaglio della Fédération Internationale de l'Automobile: uno stratagemma di mussoliniana memoria. E di certo il film di Mordini sembra strutturato per rinnovare negli spettatori l'orgoglio patriottico nei confronti del genio italico e fa spesso accenno all'umiliazione subìta dall'italiana Lancia ad opera della tedesca Audi (c'è persino un cameo di Lapo Elkann a evocare l'Avvocato, seccato dalla supremazia teutonica): ma per fortuna Race for Glory si ferma a un passo dal sovranismo, iscrivendo la storia di Fiorio in una narrazione apolitica. Non si collega però altrettanto efficacemente alla mitologia leggendaria delle auto da corsa, così come ad esempio ce l'ha raccontata in musica Dalla, forse perché la meccanicità di una sceneggiatura ad orologeria, compatta ed efficace ma in qualche modo schematica, non consente elevazioni ispirate.
Il mondo dei rally viene rappresentato come un universo analogico minacciato dalle alte tecnologie, più schietto e sincero di ciò che l'avrebbe seguito. La regia di Mordini asseconda l'andamento di gara e racconta bene il rombo dei motori e l'incalzare della strada dal punto di vista dei piloti, ma si mantiene su un terreno di mezzo che non restituisce appieno la febbre della corsa. Pur di inserire due personaggi femminili la sceneggiatura crea una nutrizionista che sembra sull'orlo del flirt con Fiorio e regala una scena di carità "muliebre" alla Mouton. Saggiamente però resta centrata sulla competizione, risparmiandoci lunghe digressioni sul privato alla Ferrari e la tendenza del cinema contempraneo a identificare in sepolti traumi famigliari le origini di certe ossessioni, come sfidare la morte e correre contro il tempo.