TITINA

Locandina Un film di Kajsa Næss. Con Jan Gunnar Røise, Kåre Conradi, Anne Marit Jacobsen, John F. Brungot, Ingar Helge Gimle, Thorbjørn Harr, Christian Skolmen, Silje Torp, Nader Khademi, Siri Forberg, Marit Andreassen, Gisle Tveito. Genere Animazione - Norvegia, 2022. Durata 91 minuti circa.Titina, una star a quattro zampeLa storia della cagnolina Titina, la star a quattro zampe che ha fatto la storia prendendo parte alla prima spedizione al polo nord a bordo di un dirigibile.di Luigi Coluccio


Trama

Roald Amundsen, il famoso esploratore norvegese, è logorato da un'unica idea: diventare l'eroe dei due poli. Nel 1911, infatti, era stato il primo uomo a mettere piede al Polo Sud, ma ora siamo nel 1926, Amundsen ha 56 anni e il tempo si sta chiudendo attorno a lui e alla sua tanto agognata impresa. Decide così di rischiare un'ultima volta: va in Italia e stringe un accordo con Umberto Nobile, ingegnere e pilota, per mettere insieme l'esperienza norvegese con i dirigibili italiani e portare a termine l'esplorazione del Polo Nord. Ci riescono, ma a causa di contrasti tra i due Nobile decide di tentare di nuovo nel 1928, stavolta con esiti disastrosi. A fare da testimone, confidente e compagna di viaggio, in entrambe le occasioni, c'è la cagnetta Titina.

Amundsen e Nobile, nonostante le divergenze, vengono colti dalla stessa febbre: quella dell'esplorazione polare, alla ricerca di nuove terre.

Kajsa Næss, regista di Titina, se non è coraggiosa quanto il suo connazionale Amundsen di sicuro è fatta della stessa, solida, pasta. Ce ne vuole, infatti, per affrontare di petto e di testa il mito dell'eroe nazionale, colui che ha passato un anno in mare nell'inverno del 1898 con la nave RV Belgica, che ha battuto sul tempo gli inglesi guidati da Robert Falcon Scott nell'esplorazione del Polo Sud e che, in soccorso alla spedizione di Umberto Nobile del 1928, è scomparso tra i cieli dell'Artico per non fare mai più ritorno. È una storia conosciuta, quella di Amundsen, un racconto amato, protetto, coccolato in terra nordica, a cui Næss aggiunge dei chiaroscuri che danno improvvise profondità e spigolature al bassorilievo dell'esploratore dei due poli.

Chiaroscuri, e non graffi e tagli alla Fontana, intendiamoci. Titina, infatti, è pur sempre un film di animazione ad altezza miglior amico dell'uomo, che con il suo tratto delicato e bidimensionale punta a trattenere sullo schermo tutto lo sfumato di emozioni possibili.

Non c'è traccia delle accuse di cannibalismo rivolte ad Adalberto Mariano e Filippo Zappi riguardo la morte di Finn Malmgren o del salvataggio ad opera del rompighiaccio russo Krassin, e forse non ce ne sarebbe neanche stato bisogno, va da sé (per questo tocca riguardare La tenda rossa di Michail Kalatozov, con Sean Connery, Claudia Cardinale e Peter Finch). E quando il film tenta un affondo narrativo ed emozionale fuori dalla sua portata - Nobile che avvistando l'areo di Amundsen arrivato in soccorso decide di non avvisare i compagni o lanciare una segnalazione - sbanda improvvisamente in modo pacchiano e disturbante.

Eppure Titina si nutre di qualcos'altro, non le sequenze immaginifiche e impressioniste della cantante jazz che termine la sua jam in volo sui cieli di Roma o quella artica della balena che comunica "naturalmente" con la cagnetta protagonista, no. Tocca spostarsi da un'altra parte, su un piano diverso, che interseca i sogni dei protagonisti come il senso stesso del mondo che li circonda: ogni cosa nel film di Næss è come immerso in un aroma nostalgico, un'essenza melanconica che investe tutto e tutti, da Amundsen oramai giunto al capolinea della sua vita e delle sue avventure all'Italia come paese sull'orlo della tragedia, da Nobile con la sua fragilità esistenziale all'Artico come vuoto assoluto dove alcune cose non hanno diritto a stare lì. Quello che poi passerà alla storia - i morti, le calunnie, i fallimenti - rimane fuori, ma i disegni sembrano imbevuti di questa melassa di morte e dolore.

Del resto Næss e suoi sono capaci di imbrigliare un racconto animato, visto che la casa di produzione da lei fondata, la norvegese Mikrofilm, ha già vinto un Oscar per il miglior corto d'animazione con The Danish Poet nel 2007; e che la belga Vivi Film, co-produttrice del film, ha firmato titoli come Appuntamento a Belleville di Sylvain Chomet e The Secret of Kells di Tomm Moore e Nora Twomey.

L'apparato visivo che ne esce fuori dà alla storia e ai suoi personaggi una calma apparentemente piatta che, invece, ribolle di pulsioni non addomesticate. Come non addomesticata è Titina, occhio emozionale del film, trovata per strada da Nobile e chiamata così per via della canzone udita mentre la portava a casa con sé - quella "Io cerco la Titina" resa immortale da Chaplin in Tempi moderni.

Del resto la cagnetta era la vera star delle spedizioni del '26 e del '28, l'unico quadrupede ad essere andato al Polo Nord non per trascinare una slitta e poi essere mangiato in caso di necessità, sempre in braccio a Nobile in ogni foto, titolare perfino di un diario sulle colonne del New York Times durante l'esplorazione polare. E quando la missione di soccorso internazionale - la prima di questo tipo, con dietro Italia, Russia, Norvegia, Svezia, Danimarca e Finlandia, per 1.500 uomini, 21 aerei, 16 navi - prende il via, tutti sperano che la piccola Titina, cinque chili di peso e fasciata in un maglione rosso fuoco, sia ancora viva.

Perfino Cesco Tomaselli, reporter del Corriere della Sera, che nella notte tra il 18 e il 19 maggio 1928 manda a Roma il telegramma più lungo del mondo, oltre 5.000 parole per 7,3 metri di lunghezza, tuttora conservato all'Archivio di Stato di Roma, annunciando la partenza del dirigibile Italia di Umberto Nobile e augurando buona fortuna a tutti, compresa Titina.