IL SAPORE DELLA FELICITÀ

Locandina Un film di Slony Sow. Con Gérard Depardieu, Kyozo Nagatsuka, Pierre Richard, Rod Paradot, Sandrine Bonnaire, Eriko Takeda, Akira Emoto, Bastien Bouillon, Zinedine Soualem, Kyôko Koizumi, Antoine Duléry, You, Mame Yamada, Assa Sylla, Alexander Schuster, Léopold Bellanger, Claire Sermonne. Genere Commedia - Francia, Giappone, 2022. Durata 105 minuti circa.


Trama

Gabriel Cravin è uno chef pluristellato che ha però perso il gusto per la vita. Nulla di ciò che lo circonda in famiglia lo rende felice e anche il lavoro, nel suo prestigioso Chateaux ristorante, non gli dà più la soddisfazione di un tempo. In seguito a un attacco cardiaco, che richiede una complessa operazione, la sua visione del mondo sembra ulteriormente peggiorare. Gli torna alla memoria anche una sconfitta subìta quarant'anni prima, in un concorso internazionale, da uno chef giapponese che aveva vinto con degli spaghetti in brodo. Su suggerimento di un amico decide allora di andare a cercare quello chef per farsi rivelare il segreto del famoso Umami. Il viaggio non sarà privo di sorprese.
Alla seconda collaborazione con la star francese, dopo un cortometraggio del 2011, Slony Sow realizza un menu cinematografico con una molteplicità di ingredienti.
In questo sta il rischio di una riuscita che avrebbe potuto essere anche superiore, considerate le attese che suscita nella prima parte. Finisce però con il prevalere nello chef cinematografico Sow il desiderio di fare uscire dal locale i clienti contenti. Forse troppo.

Perché a partire dal filo conduttore la sceneggiatura, scritta dallo stesso regista, si trova a disposizione una materia interessante: l'Umami codificato nel 1908 dal giapponese Kikunae Ikeda come un quinto sapore che va oltre l'aspro, l'amaro, il dolce e il salato. Per Gabriel finisce con l'essere un tutt'uno con la motivazione di quell'antica sconfitta. Forse ritrovare dopo quattro decenni l'avversario può consentirgli di comprendere l'essenza del per lui misterioso Umami.

Gerard Depardieu, ormai da molto tempo ha fatto letteralmente di necessità virtù esibendo una fisicità sempre più smisurata e mettendola al servizio dei personaggi che accetta di interpretare. In questo film lo fa dall'inizio in una sauna in cui si apre la storia che viene narrata in giapponese (debitamente sottotitolato) da un altro essere umano che si trova a fare un bilancio della vita simile al suo. Da lì prende, si può dire, corpo il suo Gerard indisponente, portato al bere e quasi incapace di percepire le esigenze altrui. A partire da quelle del figlio maggiore, che vorrebbe essere il suo braccio destro in cucina venendo costantemente frustrato dalle sue eccessive esigenze.
Da lui prende le mosse quello che appare come una sovrabbondanza di sub plot. Abbiamo in parallelo la storia della nipote dello chef giapponese che si trova in una stato di depressione di cui scopriremo la causa nel sottofinale e, di conseguenza, la madre che vorrebbe gestirne a distanza le giornate. C'è poi il narratore che non ha più rapporti con una figlia a suo tempo trascurata. Sul versante francese la seconda moglie di Gabriel è dibattuta tra sentimenti contrastanti mentre il figlio minore sta in equilibrio instabile tra l'amore per il padre e la ribellione nei confronti della madre. Tutte queste vicende vengono portate, talvolta un po' troppo programmaticamente, a conclusione.

Resta però valida la descrizione della scoperta, da parte di un europeo, di un mondo culturalmente distante come quello giapponese che troppe volte si tende a confondere con altre società asiatiche. La battuta, rivolta dallo chef nipponico al collega ("Le avrebbe fatto piacere se le avessi detto che Obelix è tedesco?") è di quelle che vanno ricordate e meditate.