SOGNANDO A NEW YORK - IN THE HEIGHTS

Locandina Un film di Jon M. Chu. Con Anthony Ramos, Corey Hawkins, Leslie Grace, Melissa Barrera, Daphne Rubin-Vega, Gregory Diaz IV, Stephanie Beatriz, Dascha Polanco, Jimmy Smits, Susan Pourfar, Ariana Greenblatt, Marc Anthony. Genere Drammatico - USA, 2021. Durata 143 minuti circa.


Trama

Il quasi trentenne Usnavi, figlio di dominicani immigrati a New York, gestisce una bodega a Washington Heights, il quartiere a nord di Manhattan abitato da una popolazione prevalentemente ispanica. Usnavi (il cui nome è stato ispirato a suo padre da una nave della marina statunitense, la U.S. Navy appunto) ha un sueñito, un piccolo (grande) sogno: restaurare il chiringuito che il padre possedeva a Santo Domingo e abbandonare la vita di fatica della bodega. Ma il ragazzo appartiene al quartiere, che è come una seconda famiglia: dalla "nonnina" Claudia che ha adottato tutto il barrio al cugino Sonny a Vanessa, l'estetista con il sueñito di diventare stilista di moda, di cui Usnavi è da sempre innamorato. E abbandonare le Heights non sarà per lui così facile.

Sognando a New York è l'adattamento cinematografico dello show di Broadway "In The Heights" che ha conquistato quattro Tony, fra cui quello per il miglior musical.

Le musiche e i testi sono stati composti da quel genio rinascimentale che è Lin-Manuel Miranda, di fiere origini portoricane, che nella performance teatrale aveva il ruolo di Usnavi e nella versione cinematografica si ritaglia il cameo del venditore di granite. Alla regia c'è John M. Chu, che ha firmato i sequel della saga di Step Up e la commedia Crazy & Rich: il che spiega sia i pregi che i difetti di Sognando a New York.

Da un lato infatti l'energia, l'entusiasmo e la capacità di far cantare e ballare un intero quartiere appartiene all'estro creativo pirotecnico del regista e coreografo di origine cinese. Dall'altra la sua inventiva tende a strafare e a crogiolarsi nell'ipercinesi, e il suo amore per le minoranze etniche in America, molto allineato alle sensibilità contemporanee, lo porta ad eccedere ai limiti dello stereotipo: era già successo in Crazy & Rich e rischia di ripetersi con Sognando a New York, in cui non c'è un solo personaggio negativo e tutti sembrano gridare, sbracciarsi e abbigliarsi in modo eccessivo.

D'altronde l'eccesso è uno dei punti di attrazione del film, che ha una palette al limite del kitch e una gestione frenetica ma precisa dei movimenti degli attori, culminante nella sequenza vertiginosa (è il caso di dirlo) lungo dorso di una casa del barrio, che ricorda le prodezze visive dei musical della Golden Age di Hollywood (quelle ricordate nella serie That's Entertainment, per intenderci). Anche gli effetti speciali sono usati in modo intelligente, come eleganti sottolineature tematiche.

Il cast del film di Chu tracima talento ma su tutti spicca Corey Hawkins, già visto in Straight Outta Compton e BlacKkKlansman, che nel ruolo di Benny rivela una gran voce e una grande abilità di ballerino.

Laddove i dialoghi tendono al retorico e al melenso, i testi di Miranda mantengono invece tutta la loro forza lirica ed esplosiva, e i suoi ritmi sudamericani mescolati al rap e all'hip hop rimangono irresistibili. Anche se non ha la forza rivoluzionaria di Hamilton, creato e messo in scena da Miranda nel 2015, In The Heights nel 2005 ha anticipato l'epoca dell'orgoglio di comunità. Anche Sognando a New York riassume efficacemente l'esperienza dell'immigrazione recente negli Stati Uniti e il desiderio di far parte del Sogno Americano, anzi: di creare un sogno parallelo che includa e rispetti il background culturale di tutti quelli che hanno reso grande la Mela.