SPIDER-MAN - ACROSS THE SPIDER-VERSE

Locandina Un film di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers, Justin K. Thompson. Con Shameik Moore, Hailee Steinfeld, Issa Rae, Oscar Isaac, Jake Johnson, Brian Tyree Henry, Lauren Velez, Rachel Dratch, Shea Whigham, Daniel Kaluuya, Jason Schwartzman, Jorma Taccone, Karan Soni. Genere Animazione - USA, 2023. Durata 140 minuti circa.Il sequel di Spider-Man - Un nuovo universo240 personaggi all'azione all'interno di sei universi differenti: il secondo capitolo del franchise allarga gli orizzonti.di Andrea Fornasiero


Trama

Miles Morales è tornato - o meglio, non se n'è mai andato. È da un anno che fa sempre le solite cose che farebbe un supereroe teenager, cioè andare a scuola, litigare con i genitori e salvare il mondo dalle minacce più o meno (im)probabili. Chi se n'è andata, invece, è l'unica cinta di amici che aveva, cioè Gwen, Peter, Peni, Spider-Ham e Spider-Man Noir, gli Spider-Man delle altre dimensioni che l'hanno spalleggiato nella sua prima avventura e che sono tornati ai loro rispettivi universi. Un giorno, però, Gwen riappare nella cameretta di Miles, spiegandogli di essere entrata a far parte della Spider-Society, un gruppo interdimensionale di Spider-Man, capitanati da Miguel O'Hara, il cui intento è impedire il collasso del Multiverso. E una delle anomalie a poterlo provocare è La Macchia, scienziato che ha acquisito il potere di aprire dei portali tra le dimensioni durante l'incidente del primo film, e ora nuovo nemico di Miles...

Cresce Miles, e cresce anche la saga: tutto è più grande e colorato, ma tutto si tiene per la grande scrittura e attenzione ai personaggi.

Quanti multiversi abbiamo attraversato con gli occhi della percezione negli ultimi anni? A caso, c'è la tv di Russian Doll, Devs e - guarda caso - l'animazione della triarchia Rick and Morty/Adventure Time/The Midnight Gospel. La Marvel ha incardinato il concetto come suo nuovo motore narrativo con l'altra triade Loki / Spider-Man: No Way Home / Doctor Strange nel Multiverso della Follia, mentre i The Daniels l'hanno reso profittevole a livello autoriale con Everything Everywhere All at Once. Tante forme tutte assieme da sbirciare, esplorare e magari riportare indietro. Eppure non è questione di forme, no, ma di forma.

È questo che ha mosso fin dall'inizio Phil Lord e Christopher Miller quando nel 2018, con le spalle ben coperte dalla Sony Pictures Animation, hanno sbattuto in faccia ai cinema Spider-Man: Un nuovo universo, successo di pubblico e critica senza freni che ha, e non in modo figurato, spostato in avanti i confini dell'animazione mainstream occidentale forse troppo ancorata al modello-mondo Pixar. Ed è questo che hanno cercato di rifare con Spider-Man: Across the Spider-Verse, capitolo di mezzo della trilogia ragnesca dedicata a Miles Morales, a cui seguirà Spider-Man: Beyond the Spider-Verse a marzo 2024.

Riuscendoci a pieno e continuando a dare, letteralmente, spettacolo, lavorando ancora e ancora non sulle forme ma sulla forma. Già, perché il senso dell'operazione degli sceneggiatori/produttori Lord e Miller (alla scrittura con David Callaham), i registi Joaquim Dos Santos, Kemp Powers, Justin K. Thompson e gli animatori tutti della Sony Pictures Imageworks, è sempre stato quello di sfruttare al massimo il topos del Multiverso non attraverso una proliferazione esponenziale degli stessi segni (una volta siamo in un western e la volta dopo in un horror) o storie (le versioni differenti di un personaggio), quanto quello più radicale di avere l'intera forma-film in continuo cambiamento.

Che senso ha, infatti, inserire uno Spider-Ham o uno Spider-Man Noir se poi il modo di vedere loro e quello che gli sta attorno è sempre uguale? La combinazione immaginifica e maniacale assieme di animazione 2D e CGI, Kirby Krackle, assenza di motion blur, Ben-Day dots e via elencando, dà a Spider-Man: Across the Spider-Verse una quantità di visioni, tutte insieme e tutte contemporaneamente, che raramente si era anche soltanto assommata prima.

E rispetto al primo capitolo, stavolta è Miles a viaggiare tra le dimensioni "altre", quindi è il nostro sistema estetico-percettivo a virare: dalla Mumbattan dello Spider-Man Pavitr Prabhakar ispirata alla serie Indrajal Comics degli anni '60/'70, alla Nueva York di Miguel O'Hara tirata fuori dalle illustrazioni di Syd Mead, passando per i collage e le Xerox di Spider-Punk o i pastelli di Gwen, è un vero Multiverso di forme quello che si schiude davanti a noi e che altera in modo estremo la nostra, di forma.

Spider-Man: Across the Spider-Verse però non si regge soltanto sullo strappo dato dal comparto estetico, perché vicende e protagonisti sono anche loro scolpiti in profondità - e questo a partire dallo stesso spirito che ha infiammato l'animazione del film. Se infatti la foresta di simboli su cui si reggono alcuni titoli sul multiverso è quella puramente cinematografica - come in Everything Everywhere per i riferimenti a Wong Kar-wai e Bollywood o in Spider-Man: No Way Home con i ganci alla filmografia interna all'eroe stesso -, la saga di Miles Morales ha avuto fin da subito come stella polare solo e unicamente il fumetto, tanto che la texture stessa dei film è infarcita di onomatopee, linee di forza e mezzi toni, e questo è sempre stato presente anche in sede di scrittura.

I vati Lord e Miller, bravi, molto bravi a scrivere e produrre, sono bravi, bravissimi nel cogliere appieno l'aura unica e inscalfibile del personaggio di Spider-Man, battezzando l'unica operazione possibile: non mettere in piedi l'ennesimo aggiornamento del personaggio quanto raccoglierne l'eredità per portarla avanti in modo nuovo e personalissimo. Questo non è di nuovo Peter Parker, questo è Miles Morales da Brooklyn, afro-ispanico, street artist, con uno zio delinquente e una madre da Puerto Rico che è sempre Stati Uniti ma è come se non lo fosse.

È un coming of age continuo, quello di Miles. Se nel primo Spider-Man: Un nuovo universo la bussola era data dalla definizione di chi si è, in questo Spider-Man: Across the Spider-Verse la sfida è quella di difendere quello che si è diventati dal mondo esterno, per non dimenticare da cosa si è venuti e prepararsi a tutto il resto. E Miles lo fa attraverso i momenti di passaggio che per forza di cosa attendono chi raccoglie il senso di ragno di Peter Parker, cioè il sacrificio e la perdita, a volte, delle persone che ti stanno accanto.

Questo è quello che ha sempre significato essere Spider-Man, questo è quello che preoccupa sopra ogni cosa Miguel O'Hara e tutta la Spider-Society. Perché non è da grandi poteri che derivano grandi responsabilità, ma da grandi affetti.