PROFETI

Locandina Un film di Alessio Cremonini. Con Jasmine Trinca, Isabella Nefar, Ziad Bakri, Omar El Saeed, Mehdi Meskar, Marco Horanieh, Orwa Kulthoum, Donato Demita. Genere Drammatico - Italia, 2023. Durata 109 minuti circa.


Trama

Sara Canova è una giornalista italiana che vive da un anno in Egitto e sta facendo un servizio in Siria sulle donne che lottano contro l'Isis in quanto "regime di oppressione femminile", quando viene catturata dai fondamentalisti islamici e fatta prigioniera. La sua detenzione sarà destinata a durare molti mesi, passando dalla prima linea del combattimento ad un campo di addestramento nel Califfato in cui dividerà l'alloggio con Nur, una giovane donna nata in Siria ma cresciuta a Londra, e andata in sposa (volontariamente) a un muhajid, ovvero un miliziano della jihad. Se da un lato Sara è atea e senza marito o figli, dall'altro Nur è devota al coniuge con cui sogna di creare una famiglia e ad Allah, senza se e senza ma. Al dubbio occidentale si contrappone dunque la certezza mediorientale, incomprensibile per Sara dato che i suoi occhi nell'Islam "le donne non contano niente".

Dopo Border, girato anch'esso nella Siria del conflitto, e dopo il pugno nello stomaco (e l'ottimo successo di pubblico e di critica) Sulla mia pelle che raccontava il caso Cucchi, Alessio Cremonini torna a parlare di attualità (e soprusi) con il suo caratteristico stile documentario, rigoroso e fortemente concentrato, refrattario a qualunque edulcorazione della verità.

Al centro della storia questa volta ci sono due personaggi femminili forti, e le due interpreti - Jasmine Trinca nel ruolo di Sara, l'italo-iraniana Isabella Nefar in quello di Nur - si tengono testa a vicenda, e tengono testa allo sguardo dello spettatore.

Il punto di contatto con Sulla mia pelle sta nel cercare il punto di rottura dell'animo umano in condizioni degradanti della propria dignità. "La forza è tutto quello che mi resta", dirà Sara, giunta allo stremo. E non c'è alcun giudizio verso il momento in cui le convinzioni della donna vacillano (in un eco della vicenda di Slivia Aisha Romano) sotto la pressione costante della prigionia, così come non c'era giudizio rispetto all'accettazione passiva della sua situazione per Stefano Cucchi in Sulla mia pelle. Cremonini racconta un'umanità messa alla prova, cui fa da contorno (e da strumento di oppressione) la disumanità cieca e inarrestabile di chi c'è intorno.

Quello che sembra mancare in Profeti è una chiave di lettura di ciò che ci viene mostrato con lucida chiarezza: perché portare sullo schermo questa storia, al netto del suo prezioso valore documentario? Anche il finale resta sospeso, limitandosi ad accennare un evento che sposterà altrove la storia.

C'è una chiara esposizione del vissuto di Nur e ci sono molti accenni a quello di Sara, ma a parte calare lo spettatore nello stesso stato di angoscia polisensoriale che ricorda un po' Garage Olimpo e un po' Private (di cui Cremonini è stato cosceneggiatore) il regista non fornisce interpretazioni. Ciò che resta è un approccio radicale ad una vicenda contemporanea e un'esposizione di due scelte di vita diametralmente opposte, che sono anche due modi antitetici di concepire il femminile.