Un film di Takeshi Koike. Con Kanichi Kurita, Ainosuke Kataoka, Aoi Morikawa, Daisuke Namikawa, Miyuki Sawashiro, Kôichi Yamadera, Akio Ôtsuka. Genere Animazione - Giappone, 2025. Durata 93 minuti circa.Una nuova avventura per il ladro gentiluomo più famoso del Giappone, che insiste più del solito sul lato actionNuovo capitolo cinematografico a oltre trent'anni dall'ultimo film della saga.di Emanuele Sacchi
Lupin e la sua gang - Jigen, Goemon e Fujiko Mine - si ritrovano coinvolti in un'avventura che ruota attorno a un antico manufatto legato a una misteriosa "stirpe immortale": un clan sopravvissuto nei secoli grazie a poteri sovrannaturali e a un'ossessione per la conquista globale. Dopo l'incendio del suo covo segreto, Lupin viene invitato in un'isola che non è segnata su alcuna mappa e quando si avvicina alla meta il suo aereo precipita, trascinando con sé anche l'eterno inseguitore Zenigata. Sull'isola ritroveranno alcune vecchie conoscenze, sicari che in passato tentarono di eliminare il ladro dalla circolazione.
Tra inseguimenti, doppi giochi e l'immancabile presenza di Jigen, Goemon, Fujiko e del tenace Zenigata, l'avventura si sviluppa come un crescendo action che combina tecnologia, mitologia e fantascienza. Ma la minaccia che Lupin si trova a fronteggiare sembra venire da un altro mondo-letteralmente. È il primo film 2D su Lupin dal 1996 e chiude un ciclo aperto da episodi speciali - che Takeshi Koike ha diretto negli anni precedenti rispetto al film - in un'isola che sembra rubata a quella del dottor Moreau, popolata di mostri e reietti dalle origini misteriose.
Lupin III: La stirpe immortale si inserisce nel vasto mosaico del franchise con un rispetto quasi devoto per il suo canone. C'è tutto ciò che ci si aspetta da una produzione dedicata al ladro gentiluomo: l'umorismo svelto, i colpi di scena, l'alchimia collaudata della banda, la scaltrezza di Lupin e la rincorsa di Zenigata, che per la sua nemesi prova un affetto quasi paterno, nascosto sotto i doveri della legge. La struttura narrativa resta quella dell'avventura "globetrotter" dai toni leggeri, con una missione apparentemente impossibile che si apre a dimensioni più ampie e bizzarre, secondo la tradizione delle migliori run televisive.
Eppure, proprio questa fedeltà impeccabile lascia emergere il limite dell'operazione. La stirpe immortale appare spesso un esercizio di stile ben confezionato ma poco coraggioso, che non prova a reinventare davvero la formula né a rileggerla alla luce delle sensibilità contemporanee. L'azione è spettacolare, ma raramente sorprendente; l'intreccio è solido, ma anche fin troppo prevedibile per chiunque conosca la saga. Il risultato è un film che scorre con gradevolezza, senza però imprimersi a fondo nella memoria.
Il punto più problematico riguarda proprio il villain, figura centrale in ogni avventura lupiniana. Qui sembra provenire direttamente da un altro immaginario: poteri sovrumani, aura quasi divina, trasformazioni e colpi energetici che evocano non tanto lo "spirito Lupin", quanto quello di Dragon Ball e di altri shonen dalle forti componenti fantasy. Questa scelta, evidentemente deliberata, suscita una domanda: è un tentativo di modernizzare Lupin cercando di intercettare il pubblico più giovane, cresciuto a pane e battaglie cosmiche? O è un tentativo di sfruttare la popolarità degli anime più muscolari per rilanciare l'appeal commerciale della serie?
Qualunque sia l'obiettivo, il risultato genera uno scarto percettivo evidente. Il mondo di Lupin, tradizionalmente radicato nel noir scanzonato e nella commedia d'azione, tende a perdere consistenza quando entra in collisione con il supereroico. Non è la prima volta che il franchise flirta con elementi fantastici, certo; ma raramente in modo così marcato, quasi invasivo. L'impressione è che il film cerchi di forzare l'identità del personaggio in una direzione che gli è estranea, più vicina ai battle shonen contemporanei che alla sua matrice pulp. Ma è soprattutto la trama a fare difetto, i colpi di scena e i tocchi geniali che hanno caratterizzato le migliori avventure di Lupin, calato qui in un contesto che gli è poco congeniale.
Resta comunque l'efficacia del gruppo: Jigen e Goemon funzionano come sempre, Fujiko è brillante nelle sue ambiguità, e Lupin conserva quell'ironia affilata che lo rende immortale nel cuore degli spettatori. La confezione tecnica è curata, la regia dinamica, le animazioni solide. Ma all'uscita dalla sala rimane la sensazione di un'occasione mancata.
La stirpe immortale è un'avventura che forse non tradisce gli appassionati, ma che fatica a sedurre davvero chi attendeva una svolta o una riflessione sul personaggio nel suo presente. Il ladro gentiluomo continua a correre; questa volta, però, sembra farlo su un binario già percorso molte volte, mentre le ombre che lo inseguono provengono da altre saghe.