40 SECONDI

Locandina Un film di Vincenzo Alfieri. Con Francesco Gheghi, Enrico Borello, Francesco Di Leva, Beatrice Puccilli, Justin De Vivo, Giordano Giansanti, Luca Petrinie, Sergio Rubini, Maurizio Lombardi, Josafat Vagni, Emilio Franchini. Genere Biografico - Italia, 2025. Durata 121 minuti circa.Il confine tra normalità e violenza Il film è ispirato alla tragica vicenda di Willy Monteiro Duarte, il giovane capoverdiano ucciso a Colleferro il 6 settembre 2020.di Simone Emiliani


Trama

Colleferro. 6 settembre 2020. Ore 3.15. Willy viene ucciso dai fratelli gemelli Lorenzo e Federico dopo essere intervenuto per difendere un amico, Cristian, coinvolto in una lite. Dal momento dell'aggressione alla morte sono passati 40 secondi. Il ragazzo 21 anni, di origine capoverdiane, lavorava in un ristorante stellato dello chef Tocai e proprio quel giorno aveva avuto una grande soddisfazione. Tutto nasce da un malinteso nel locale "Futura". Una parola di troppo, una spinta, un colpo. Nelle 24 ore che precedono il suo omicidio, la sua vicenda s'intreccia con quelle di Maurizio, Michelle e Lorenzo e Federico. Maurizio, che non si è ripreso dopo che la ragazza lo ha lasciato, è completamente succube di Cosimo, legato ai gemelli criminali, che lo convince a prendere la macchina del padre e poi sbanda e perde le chiavi. Michelle, che sta per trasferirsi a studiare a Parigi, ha deciso proprio quella sera di lasciare il suo ragazzo Cristian. Infine Willy, legatissimo alla madre, era con un altro gruppo di amici da tutt'altra parte quando è stato chiamato. Si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato.
Cosa hanno in comune Giorgio Chiellini, Scarlett Johansson e Paolo Villaggio? Tutti e tre hanno un fratello gemello meno famoso di loro. Lorenzo e Federico invece sembrano vivere in simbiosi. Si allenano insieme a boxe, salutano contemporaneamente la madre, si muovono come se fossero indivisibili. Non sono soltanto i protagonisti di questa riuscita versione di un 'nuovo romanzo criminale' ma sono come corpi-horror/fantasy, filmati come una specie di cyborg, biondi, inespressivi, impassibili macchine della morte. Attorno a un episodio inizialmente banale che poi degenera e sfocia nella tragedia, Vincenzo Alfieri costruisce assieme allo sceneggiatore Giuseppe G. Stasi (che avevano già collaborato insieme alla scrittura nel precedente film del regista, Il corpo) una sorta di ping-pong temporale che parte e ritorna sul luogo del delitto e mostra le azioni che hanno fatto alcune delle persone coinvolte. Alla base di 40 secondi c'è il romanzo omonimo della giornalista di cronaca nera e giudiziaria di "La Repubblica" Federica Angeli che ha analizzato quel tragico episodio avvenuto in 'meno di un minuto' da diverse angolazioni dove ha perso la vita Willy Monteiro Duarte, pestato a sangue dai fratelli Bianchi. Alfieri segue le traiettorie dei diversi personaggi e mostra cosa li ha portati a trovarsi lì in quel punto, quella notte e a quell'ora. Costruisce uno spaccato realistico ma con un passo da thriller incalzante, cattura ora la rabbia nascosta, i sogni, la necessità di andare altrove, la voglia di farsi notare in tutti i costi o di essere al di sopra della legge di tutti i personaggi. Cattura così i movimenti nervosi di Maurizio che gira con il braccio rotto e sottolinea continuamente il suo sentimento d'impotenza davanti alla sua ex-ragazza o di Cosimo. Mostra la discussione di Michelle con il fidanzato Cristian mentre stanno mangiando una pizza all'aperto dove Alfieri sa valorizzare al meglio i dialoghi rendendoli tesi, al pari della scena a casa della fidanzata di Lorenzo dove il padre, un professore (un dolente Sergio Rubini) si rifiuta di mangiare il gelato perché non artigianale. Infine mostra la vittima, Willy, inquadrato all'inizio da dietro. Sono le ultime ora della sua vita ed è raccontato, paradossalmente, come il personaggio maggiormente proiettato verso il futuro. 40 secondi, oltre alle prove di Francesco Gheghi sempre sulla linea tra l'eccitazione e l'isteria e Francesco Di Leva, commissario con l'anima disincantata da detective noir, riesce a trovare le facce giuste di ogni personaggio. Anche se a volte abusa di qualche dettaglio insistito sugli occhi, quasi alla western alla Peckinpah prima della resa dei conti con il pestaggio come sfida finale, lascia emergere tutto il marcio di questa storia. Il male (e la sua banalità) continua ad attraversare il cinema di Alfieri, già affrontato in modo evidente anche in Il corpo e Ai confini del male. 40 secondi però ha una marcia in più. È sporco, diretto, essenziale, indignato. Al momento, il film migliore del regista.