Un film di Simone Valentini. Genere Documentario - Italia, 2025. Durata 87 minuti circa.
Giovanni Allevi, celebre compositore e pianista, ci accompagna nel suo ritorno alla vita dopo la malattia che l'ha colpito. Le immagini in presa diretta delle prove, dei concerti e dei momenti di quotidianità - tra ospedale e fisioterapia - si alternano a confessioni inedite, interviste esclusive e testimonianze. Al cuore della narrazione il Concerto per Violoncello e Orchestra MM22 composto da Allevi nella stanza d'ospedale durante una lunga degenza oncologica. La malattia più temuta diventa così, grazie alla creazione artistica, il punto di partenza per una rivoluzione interiore che parla a tutti noi.
Ecco il ritorno sulle scene del celebre compositore e pianista Giovanni Allevi dopo la malattia che l'ha colpito. Il suo nome, mieloma, come sottolinea lui più volte, è dolce, pure gentile, ma tumore rimane. E in qualche modo, molto paradossalmente, gli somiglia.
Perché il ritratto Allevi - Back to Life diretto da Simone Valentini proprio questo ci mostra. Un essere umano professionalmente diverso da come ci si può immaginare, per esempio quando dirige un'orchestra. L'aspetto più interessante del documentario è proprio la prima prova, dunque la prima esecuzione, del Concerto per Violoncello e Orchestra MM22 composto da Allevi nella stanza d'ospedale durante la lunga degenza oncologica, in bilico tra la vita e la morte.
Il Maestro Allevi si comporta con i professori d'orchestra con grandissimo garbo e pazienza anche quando magari non vanno tutti a tempo insieme. Glielo fa notare, con un mezzo sorriso. Dolcemente e gentilmente.
Una tecnica abbastanza inedita, almeno per come ci immaginiamo o vediamo anche al cinema, per esempio in Whiplash pur in un contesto musicale diverso, per arrivare al risultato senza rigidità o inutili severità. La mitezza di Allevi riecheggia anche quando lui spiega agli orchestrali perché ha voluto scrivere il concerto immaginato al suono dei macchinari nella camera d'ospedale: «Caro mieloma, ti dedico un brano così tu non sarai così cattivo con me».
È in effetti un comportamento spiazzante ma verosimilmente autentico quello che esce fuori da questo documentario che via via mette in scena la consueta teoria di voci, di teste parlanti (tra cui anche proprio quella Allevi), che dovrebbero farci capire di più del personaggio in questione. Il tentativo è anche quello di dare dignità artistica all'opera di Allevi dal momento che, come dice lui stesso, sono «tante le critiche che mi porto da tanti anni». Aggiungendo poi però che «le parole della critica non hanno alcun senso» dato che anche la malattia gli ha suggerito «indifferenza e indipendenza dal giudizio degli altri».
E qui il discorso si fa un po' più complicato perché invece sembra proprio che queste osservazioni, evidentemente non positive, pesino eccome. Ecco allora apparire sullo schermo le testimonianze di persone «che hanno condiviso con lui il cammino», come il compositore e musicologo Daniele Salvatore o come il giornalista e autore tv Massimo Bernardini, costruite per rispondere implicitamente a quelle stesse critiche spiegando la modernità delle composizioni di Allevi che affondano in una conoscenza profonda della musica classica.
Non siamo certo nei territori dell'"excusatio non petita" però magari non è molto elegante che tutte queste osservazioni siano organizzate dallo stesso musicista che ha scritto il soggetto e la sceneggiatura con il regista e con Giovanni Amico.
Alcune testimonianze invece sono più funzionali al racconto della tecnica e dell'esecuzione di Allevi - aspetti di gran lunga più interessanti che meritavano uno spazio diverso - per esempio gli accordatori del pianoforte o la sua prima insegnante (Anna Maria Bucci), mentre altre sono, come spesso accade in questo tipo di lavori, molto meno essenziali e quindi centrate. Se con Carolina Kostner c'è la condivisione di una convivenza con una sindrome, con Raffaele Morelli c'è uno psichiatra che fa il profondo con parole però molto generiche - il discorso di Nietzsche e il destino - che si possono ritrovare da lui stesso pronunciate pari pari, in altri contesti, scrollando Tik Tok.