Un film di Edgar Wright. Con Glen Powell, Katy M. O'Brian, Josh Brolin, Lee Pace, David Zayas, Michael Cera, William H. Macy, Emilia Jones, Karl Glusman, Sean Hayes, Jayme Lawson, Daniel Ezra, Slaine, Lee Charles, Joey Ansah, Greg Townley, James Frecheville, Julia Cumming, Chris Rogers (III), Michael Mears, Simon Haines, Billy Clements, Shelley Conn, Nicholas Richardson, Catherine Cohen (II), Debi Mazar, Georgia Goodman, Colman Domingo, Dylan Moore, Sophie Simnett, Danny McCarthy, Michael Bacall, Oluniké Adeliyi, Charley Palmer Rothwell, Bebe Cave, Corey Johnson, Mark Heenehan, Alex Neustaedter, Sandra Dickinson, Tadhg Murphy, Miles Ley, James Austin Johnson. Genere Azione - Gran Bretagna, USA, 2025. Durata 133 minuti circa.Una corsa contro il tempo e contro tuttiI futuristici Stati Uniti del 2025, quando il mondo è diventato una distopia. Tratto da un romanzo di Stephen King.di Pedro Armocida
The Running Man è il programma televisivo più seguito al mondo: un reality show estremo in cui i concorrenti devono rispettare una sola regola per restare vivi: fuggire per 30 giorni, in diretta tv, braccati da killer professionisti, detti "Cacciatori", mentre il pubblico, incollato agli schermi, esulta a ogni esecuzione e la gente per strada è indotta.
Ben Richards non è un eroe. È un uomo qualunque, costretto a una scelta impossibile: entrare nel gioco per salvare la figlia malata. A convincerlo è Dan Killian, il carismatico e spietato produttore dello spettacolo, maestro nel trasformare la sofferenza in spettacolo, la paura in share, la morte in intrattenimento.
Ci siamo. Una storia immaginata in un futuro dispotico nel 2025 esce proprio nel 2025. Stephen King, con lo pseudonimo Richard Bachman, nel 1982 ha immaginato "The Running Man" (da noi "L'uomo in fuga") portato già una volta al cinema nel 1987 da Paul Michael Glaser con Arnold Schwarzenegger e il titolo italiano L'implacabile.
Ora ci pensa Edgar Wright, il regista britannico che ci ha abituato a spiazzarci con il suo ironico accostamento ai generi, a proporre la sua versione di uno dei romanzi più politici di King che ha immaginato un mondo diventato oggi molto vicino alla realtà (questo è anche l'anno di The Long Walk con cui ha dei punti di contatto che Francis Lawrence ha portato al cinema).
Wright, a suo agio anche nell'action movie ma "con juicio", omaggia King con profondo rispetto e senza alcuna vena nostalgica, distanziandosi dunque completamente dal precedente film che aveva la presenza ingombrantissima di Schwarzenegger (ma c'è comunque un omaggio con la sua effigie sui "nuovi dollari") con il pilota automatico, nell'anno in cui era stretto tra Predator e Danko, infilato in un'improbabile tuta giallo fosforescente non propriamente adatta alla mimetizzazione del personaggio, affidando ora il ruolo complesso di un uomo disperato perché non arriva, con i soldi, nemmeno a fine giornata e ha la figlia malata ma non si può permettere i farmaci, a Glenn Powell che è la scommessa davvero più grande. Ma anche la più riuscita perché il carattere attoriale e personale dell'attore statunitense di Tutti tranne te, Top Gun - Maverick ma soprattutto del meraviglioso Hit Man - Killer per caso di Richard Linklater che, per certi e paradossali versi, fa parte dell'immaginario di questo film, ossia di un duro, con problemi di controllo della rabbia, che non lo può mai essere fino in fondo per via di quel sorriso, di quella espressione facciale, non occultabile, a tratti dolce e ingenua e anche tenera. Un uomo disperato dunque ma molto umano, non un robot. E in un mondo spersonalizzato come quello raccontato da Stephen King questo è un aspetto cruciale anche per via dell'empatia che si può creare con lo spettatore.
Certo siamo nel 2025 e abbiamo già quasi visto tutto su questi giochi mortali come insegna la saga di Hunger Games (anche qui il protagonista che corre, lotta e resiste diventa sorprendentemente l'idolo del pubblico grazie a cui gli ascolti crescono) ma ci sono alcuni elementi che parlano dell'oggi soprattutto rispetto alla manipolazione delle immagini e alla post-verità. Ma c'è anche un riferimento alla lotta di classe, con un attacco, abbastanza inedito per la sua chiarezza, ai "ricchi più merdosi" nel momento in cui si leggono scritte sui muri che incitano "a morte i dirigenti".
Nella tv (spazzatura?) che viene messa in scena, con un occhio a Quiz Show di Robert Redford soprattutto nella prima mezz'ora quando appunto vengono mostrati i vari show televisivi (ma a monte c'è sempre Quinto potere), si insinua lo humor del regista che con il programma "The Americanos" fa la parodia di "The Kardashians" e con i video incendiari dell'Apostolo (Daniel Ezra) fa il verso a quelli degli youtuber contro l'establishment e pronti a smascherare la propaganda come se ci fosse un reale spazio di contestazione sui social media. Ma c'è anche un'analisi e critica ben precisa dei meccanismi e delle scelte degli autori nella preselezione dei concorrenti nei quali individuano già i veri e propri personaggi che diventeranno. Buona parte del film si incentra proprio sul rapporto che si crea tra il produttore onnisciente del programma, interpretato da Josh Brolin, e il giocatore di cui individua subito le straordinarie capacità di resistenza dovute anche alla disperazione. Resistenze al sistema che vengono messe in scena grazie a vari personaggi borderline in cui Wright instilla la giusta ironia e sana follia, come l'anarchico che vive nei sotterranei (William H. Macy) che fornisce al protagonista falsi documenti d'identità e un'attrezzatura utile per scomparire per 30 giorni (un po' come Q nella saga di Bond) o come il ribelle interpretato da un sempre inquietante Michael Cera che lo aiuta nel momento in cui i Cacciatori gli si stanno avvicinando troppo azionando i meccanismi da Mamma ho perso l'aereo presenti nella sua casa bunker.
È proprio questo uno degli aspetti steampunk che risulta più affascinante del libro e del film in cui il futuro è appunto vintage, retrò, digitale ma ancora molto analogico (tornano in auge le vhs che il protagonista deve ogni giorno spedire per dimostrare la sua esistenza) dove però come sempre, dalla notte dei tempi, sono le persone a decidere con leggerezza della vita e della morte degli uomini.