Un film di Ilaria De Laurentiis, Andrea Paolo Massara, Raffaele Brunetti. Con Sergio Castellitto, Kasia Smutniak, Isabella Rossellini, Tinto Brass, Vinicio Marchioni, Silvia D'Amico. Genere Documentario - Italia, 2025. Durata 87 minuti circa.
8 dicembre 1956. Roberto Rossellini ha fatto testamento. "Ho deciso di partire e di non tornare. Non voglio più fare un film. Il cinema, così com'è, non mi interessa". Il maestro del Neorealismo che ha firmato pietre miliari come Roma città aperta, Paisà e Germania anno zero, sta attraversando una crisi profonda. I film che ha girato con Ingrid Bergman non hanno ottenuto il successo sperato. La critica li stronca e il pubblico li ignora. Così mentre l'attrice svedese riprende la sua carriera ad Hollywood e vince il secondo Oscar per Anastasia, il regista parte per l'India invitato dal Primo ministro Jawaharlal Nehru per realizzare un documentario sui progressi del suo paese. Per lui è un salto nel vuoto ma anche una bellissima, nuova sfida. I fatti mostrati in questo documentario iniziano proprio da qui e arrivano al 1977, anno della morte del cineasta.
Roberto Rossellini è morto a 71 anni ma è come se avesse vissuto 700 vite. Lo stesso si può dire della sua carriera cinematografica, segnata da film che hanno segnato le pagine fondamentali del Neorealismo italiano ma anche da grandi fallimenti.
La parola 'più di una vita' che caratterizza il titolo mostra un cineasta la cui parabola artistica è stata segnata da rovinose cadute e improvvise rinascite. Da qui (ri)parte il documentario firmato da Ilaria de Laurentiis, Andrea Paolo Massara e Raffaele Brunetti. Rossellini non crede più al cinema. A differenza di altri grandi registi come Fellini o De Sica pensa che sia morto. C'è una crisi di rigetto innanzitutto nei confronti della sua filmografia. "I film che ho fatto - afferma - sono già finiti. Non voglio più vederli". Poi c'è la critica che lo attacca da tutte le parti accusandolo anche che i suoi film sono girati male. La paura probabilmente ha segnato forse l'apice di un rapporto completamente deteriorato.
Roberto Rossellini. Più di una vita riparte da qui. Il regista molla tutto e va in India dove viene accolto con un mese di festeggiamenti e lì poi si innamora, ricambiato, di Sonali Das Gupta e gira India. Mathri Bhumi che ha segnato la sua ennesima resurrezione artistica dopo essere stato presentato con successo al Festival di Cannes, culminata poi con la vittoria del Leone d'oro alla Mostra di Venezia del 1959 per Il Generale Della Rovere. Quel film l'ha girato in pochissimo tempo per arrivare in tempo alla selezione al festival e ha mostrato come Rossellini, proprio nelle grandi difficoltà produttive e realizzative, tirava fuori il meglio.
Roberto Rossellini. Più di una vita è interamente realizzato con immagini di repertorio. Ci sono le interviste in cui il cineasta parla anche in francese e in inglese e i testi scritti. Sergio Castellitto, Kasia Smutniak, Vinicio Marchioni e Pierluigi Gigante doppiano rispettivamente Rossellini, Ingrid Bergman, il figlio Renzo e il direttore della fotografia Aldo Tonti con cui ha collaborato in Europa '51 e che lo ha accompagnato nelle sue gare automobilistiche e nel viaggio in India. Poi ci sono anche le testimonianze, tra gli altri, della figlia Isabella, la sua ultima compagna Silvia D'Amico, Beppe Cino, Tinto Brass e quelle d'archivio, tra gli altri, di François Truffaut e del regista e scrittore Jean Herman.
L'approccio è appassionante. Gli ultimi 20 anni della vita di Roberto Rossellini sono raccontati come un grande romanzo, passando dai grandi amori con Ingrid Bergman (che ha affermato che il marito le aveva impedito di lavorare con altri registi perché la considerava una sua creatura), Anna Magnani (il frammento del funerale dell'attrice) fino al suo atto ultimo come Presidente della Giuria del Festival di Cannes dove ha assegnato la Palma d'oro a Padre padrone dei fratelli Taviani una settimana prima di morire.
Il merito di questo documentario è stato quello di mostrare i passaggi più noti della sua carriera e della sua vita ma anche quelli più sconosciuti o da riscoprire. Tra queste c'è anche l'intervista al Presidente del Cile Salvador Allende. Poi emerge il Rossellini-pensiero: dedicare il tempo necessario a un argomento; il cinema come strumento educativo e di ricerca; la cinepresa che permette di scoprire cose che non sono visibili ad occhio nudo.
Non tutte le testimonianze sono avvincenti, anzi a volte possono rischiare di intralciare il regista che avrebbe potuto parlare per tutto il film da solo come Bernardo Bertolucci nello splendido documentario (Bertolucci on Bertolucci) firmato nel 2012 da Luca Guadagnino e Walter Fasano. Resta comunque un lavoro ricco di materiali e di grande vicinanza - intellettuale e umana - nei confronti di Rossellini. Proprio per questo non gli manca nulla.