Un film di Alessandro D'Ambrosi, Santa De Santis. Con Augusto Fornari, Giulia Michelini, Valerio Morigi, Nina Pons, Maurizio Bousso, Caterina Gabanella, Pietro Romano, Omar Monno, Roberto Luigi Mauri. Genere Drammatico - Italia, 2025. Durata 90 minuti circa.
L'esistenza di Leonardo, solitario e cinico autore di necrologi disilluso dalla vita, è sconvolta dallo straordinario e avventuroso incontro con un eccentrico gruppo di fantasmi, sorprendentemente vitali. Tra questi lo spettro di suo padre, che riappare a Leonardo giovane, estroverso e senza nessuna memoria della sua vita da genitore assente e anaffettivo. Leonardo scoprirà il segreto della felicità, vincendo la paura di vivere.
È un'insolita ghost story alla romana questo RIP che, nelle sue premesse narrative, costruisce perfettamente il suo mondo di riferimento che parte dal cimitero del Verano della Capitale.
Lì il protagonista va a trovare il padre che fa il custode e che una sera viene ucciso da una banda scalcagnata di criminali che trafugano una bara per chiedere un riscatto. Questo avvenimento apre, diciamo così, un varco spazio temporale che metterà in comunicazione l'uomo con il padre e con altre anime che si aggirano nel confini cimiteriali ma che possono uscirne solo entrando nel corpo di Leonardo.
Attraverso questo escamotage, a volte una po' macchinoso, la sceneggiatura, scritta dagli stessi registi insieme a Giulio Carrieri, riesce a mettere in scena tutta una serie di personaggi sia reali e odierni, come Lara (legata alla bara scomparsa del nonno) interpretata dall'interessante attrice bolzanese Caterina Gabanella, già campionessa italiana di pattinaggio artistico, che del passato come Adelaide (Giulia Michelini) e Beatrice (Nina Pons).
In questo interessante lavoro e direzione attoriale una menzione speciale va al protagonista, Augusto Fornari che, nella sua carriera, è stato utilizzato dal cinema quasi sempre in commedie ma che qui restituisce una gamma molto ampia di caratterizzazioni, dal grottesco fino al drammatico.
Per tutto questo i due registi, Alessandro D'Ambrosi e Santa De Santis, al loro primo lungometraggio dopo alcuni corti di successo, appaiono già molto solidi e capaci di ricreare dei mondi con un giusto budget a disposizione di 2,2 milioni di euro. L'annotazione economica, forse un po' insolita in una recensione, è per dare il corretto contesto in cui si può muovere il nostro cinema che non ha bisogno di presupposti monstre per riuscire a raccontare una storia, anche fantasy, senza far rimpiangere grandi produzioni che poi magari, proprio sugli effetti digitali, ti deludono pure. Molto interessante, in questo senso, la fotografia di Matteo Rea così come le musiche di Daniele Silvestri con la Klangore Factory.
Ciononostante non è facile mantenere per tutta la durata di un lungometraggio le buone premesse narrative e RIP, costretto a inseguire i vari personaggi, entrando in profondità solo nella dinamica padre-figlio in cui i due - il padre riappare da giovane (Valerio Morigi) al figlio - riescono a ricostruire il loro rapporto, sorvolando sulle esistenze passate delle due coprotagoniste, e poi accennando a una possibile vita di coppia, sembra allungare un po' troppo, rischiando di disperdere la sua idea iniziale.
Anche la costruzione drammaturgica che, da un registro più spensierato con toni da commedia grottesca, ci conduce via via fino ai drammi esistenziali e filosofici presupporrebbe - per rendere più credibile l'arco narrativo del protagonista che dovrebbe rimanere il fulcro di tutto - una scrittura più centrata tale da non disperdersi in troppe linee di racconto.