Un film di Gabriel Mascaro. Con Denise Weinberg, Rodrigo Santoro, Miriam Socarras, Adanilo Reis, Clarissa Pinheiro, Erismar Fernandes Rodrigues, Isadora Gibson. Genere Drammatico - Brasile, Messico, Paesi Bassi, Cile, 2025. Durata 85 minuti circa.Andare contro le regoleUna donna intraprende un viaggio attraverso l'Amazzonia.di Tommaso Tocci
In un Brasile del futuro prossimo, la parte più anziana della popolazione viene al tempo stesso celebrata e ostracizzata, in una serie di attività cerimoniali di facciata che nascondono un tentativo di controllo e di rimozione forzata dalla società. È il caso di Tereza, che come molti altri è costretta a smettere di lavorare finendo sotto la custodia della figlia, senza poter nemmeno comprare cose in autonomia. Ancora fieramente indipendente, la donna non vuole rassegnarsi a trascorrere il resto dei suoi giorni nell'inquietante "colonia" in cui la vorrebbe il governo, e con il sogno di volare a bordo di un aereo si incammina in un clandestino viaggio di scoperta.
Romanzo di formazione in cui la formazione non va di pari passo con la giovinezza, la quarta regia del talentuoso Gabriel Mascaro è la storia sinuosa di un viaggio attraverso il panorama mozzafiato dell'Amazzonia, dall'animo politico e resistente eppure ammorbidito da un tono umanista e psichedelico.
In Tereza (a cui dà vita una prova pugnace della veterana Denise Weinberg) c'è un personaggio centrale limpido nella sua ricerca: una donna che ha vissuto la vita con pragmatismo, macellando la carne di alligatore per anni e facendo ciò che le veniva richiesto di fare come brava cittadina e madre. Prima o poi arriva però un punto di rottura, perché nel registro distopico di Mascaro - appena accennato - Tereza vive in un Brasile governato da leggi draconiane per quanto riguarda la terza età, con gli anziani che vengono letteralmente presi per strada in furgoncini-prigione (un'immagine che cattura alla perfezione il tono da commedia mista al perturbante in cui si specializza il regista). Il gesto di ribellione al sistema autoritario e capitalista prende la forma di uno spiccare le ali, ma il desiderio di salire su un aereo per la prima volta vorrà dire ritrovarsi piuttosto sull'acqua.
Mascaro si era fatto conoscere con Neon Bull ormai quasi un decennio fa, ma il successivo Divino amor si era confermato con grande impatto visivo in una satira sensuale e religiosa della società brasiliana. Era il 2019 e il film, parlando di dittature evangeliche e populismo parossistico, apriva le porte senza saperlo (o forse sì) agli anni disgraziati di Bolsonaro. Un'epoca che si è chiusa con ovvi strascichi, eppure Mascaro intelligentemente non si ripete: data la premessa, ci si poteva attendere una simile, grottesca iperbole che applicava alla pensione e alla terza età la medesima struttura che il predecessore riservava all'istituzione del matrimonio.
Invece l'elemento distopico ne Il sentiero azzurro è una finta, una call to action che abbandona presto i binari predefiniti per farci scoprire un Mascaro più rilassato e sfumato. Non soltanto si lascia andare il gioco del monito sul futuro, ma forse si confondono anche presente e passato; libere da costrizioni, le avventure sul fiume di Tereza prendono una piega picaresca, fatta di incontri bizzarri, personaggi ambigui e sopra le righe, creature magiche e soprattutto degli effetti allucinatori della bava azzurra di una lumaca.
Il talento visivo del regista, che da sempre lavora su palette cromatiche decise e composizioni capaci di inchiodare lo sguardo, è ulteriormente incoraggiato alla sperimentazione dalla minor rigidità narrativa, muovendosi fluido tra lo stretto (dei pesci in un acquario) e l'ampio (i magistrali campi lunghi della rigogliosità amazzonica).
Come la stessa Tereza, il film diventa un meraviglioso campo d'incontro tra le creature d'aria e di acqua, mentre il regno terreno è popolato di un'umanità eterogenea, che ti aiuta e che ti frega, ma che è tutta in qualche modo in fuga dal sistema. In questa variopinta galleria, una menzione speciale la merita il barcaiolo di Rodrigo Santoro, disincantato signore del fiume a cui spetterà il compito di aprire le porte della percezione alla protagonista. È forse la prima volta che l'attore, dopo una vita trascorsa a sfruttare (e poi svilire) la sua bellezza come caratterista nel cinema di genere americano, trova in patria un ruolo che la sfuma e le dà un'identità nuova, a partire da quegli occhi memorabili che per primi iniettano le dominanti tonalità azzurre nel film.
Inno alla ribellione tanto contro i regimi autoritari quanto gli stereotipi sull'età, Il sentiero azzurro sceglie senza proclami la via di una resilienza intima, che ha a che fare con i desideri sopiti ma anche con la realtà prosaica del corpo e la sua scoperta. Mascaro però non è mai melenso e non idealizza nulla - nei suoi occhi smaliziati e tinti di blu si riflette una delle opere più interessanti e originali dell'anno.