BROS

Locandina Un film di Nicholas Stoller. Con Billy Eichner, Luke MacFarlane, Miss Lawrence, Dot-Marie Jones, Jim Rash, Eve Lindley, Monica Raymund, Harvey Fierstein, Guillermo Diaz, Amanda Bearse, Bowen Yang, Peter Y. Kim, Gina Jun, Shannon Patricia O'Neill, Robby Johnson, D'Lo, Anthony J. Ferrara, Anthony DeVito. Genere Commedia - USA, 2022. Durata 115 minuti circa.Una commedia sulla ricerca di sesso, amore e romanticismo con l'aggiunta di un po' di folliaLa prima commedia romantica di una major su due uomini gay che forse, possibilmente, probabilmente, inciampano verso l'amore.di Luigi Coluccio


Trama

Come vive le relazioni e l'amore Bobby Lieber? Ne parla spesso, ad ogni occasione, addirittura vive di questo - è il conduttore del podcast e show radiofonico "The Eleventh Brick at Stonewall", è il curatore del primo LGBTQ+ Museum di New York. Ma è anche quello che non riesce ad avere una relazione stabile, che vede tutti i suoi amici diventare coppie, throuple, andare a vivere insieme, avere figli. E lui rimane sempre lì, orgoglioso della sua indipendenza, dell'essere capace di scindere i sentimenti dal sesso, accettando, semplicemente, che è fatto così e basta. Poi un giorno incontra Aaron, avvocato (forse) noioso con una vita (sicuro) noiosa, e le cose cambiano: Aaron è diverso da lui e dagli altri. Cinico, solitario, palestrato, rappresenta un opposto che ammalia Bobby e che viene ammaliato a sua volta da tutto quello che Bobby è e lui non sarà mai. Come vivere questa relazione e quest'amore?


Il film di Nicholas Stoller e Billy Eichner è la prima commedia romantica omosessuale distribuita da una major - la Universal.

È sempre una questione di genere. Al cinema come nella vita. Lo sanno bene Nicholas Stoller e Billy Eichner, gli autori di Bros, presentato nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma 2022. Stoller, regista e sceneggiatore, è da anni che ha in mente un film su due personaggi gay che si incontrano, si conoscono e si amano. La sua ricerca di una storia onesta e reale sboccia quando si rivolge a Eichner, attore e sceneggiatore.

I due collimano perfettamente: Nicholas Stoller è uno dei nomi meno conosciuti ma più efficaci nella Hollywood della commedia romantica e in generale dell'intrattenimento più classico e broad; Billy Eichner un volto trasversale e poliedrico, con una presenza scenica perfetta per questo tipo di storie. Il primo è da anni che scrive per e assieme a Jason Segel, a volte lavorando braccio a braccio con il padrino della demenzialità contemporanea Judd Apatow; il secondo è un conduttore televisivo vincitore di un Emmy, doppiatore e figura impegnata politicamente. Eichner, ebreo omosessuale, vuole raccontare la sua storia, Stoller gli impone solo una condizione - è una commedia romantica, quindi deve avere un finale dove tutto va al suo posto e i due protagonisti finiscono assieme. È una questione di genere. E di orientamento sessuale.


Se ogni persona, rispetto al proprio corpo e alla propria sessualità, può essere quello che vuole, allora esistono inclassificabili sfumature d'amore. Billy lo sa, continua a ripeterlo in tutti modi. Ogni cosa che dice tende a questo: quando si danna per trovare un'idea per l'ultima sala del museo perché la comunità LGBTQ+ è la somma di tante comunità, quando è insofferente sul fatto che i gay vengono rappresentati solo e soltanto in un modo, quando battaglia sulla mancanza di modelli omosessuali per i più piccoli. Ognuno è diverso ma tutti vengono attratti dalle solite, bellissime, cose: essere sé stessi, esprimere quello che ci si sente, stare con qualcuno. Billy queste cose le sa ma non le vive. Viene attratto da Aaron per il suo corpo fantastico ma poi ne ha paura perché si sente inadeguato; smonta ogni narrazione stereotipata sulla fragilità degli omosessuali e non riesce ad abbracciare la mascolinità intrinseca di lui; lo spinge a perseguire i suoi sogni ma non tenta nemmeno di valicare la propria cortina di ferro che ha eretto a difesa.

Ma Billy è vivo solo perché è un sopravvissuto. Lo proclama nel finale del film, come rappresentate di una comunità all'inaugurazione del museo, davanti a tutti gli altri, parlando per quelli che non ci sono più e quelli che sono ancora lì; e lo confessa come individuo, un po' prima, solo davanti ad Aaron, buttando fuori quello che è stato per lui il nascondere la sua voce, muovere di meno le braccia, tutti semplici e naturali movimenti che se fatti in un certo modo, il suo modo, gli avrebbero impedito di diventare un cantante, uno showman. Billy così si è velato, per poi farlo mai non più. Non ha abbassato i toni, non ha smussato gli argomenti, ha espresso così tanto sé stesso da diventare inaccessibile, perché ogni spazio deve essere occupato da quello che è dopo anni di dolore, umiliazioni e perdite a sembrare un altro. Ma ora, con Aaron, può farlo. Perché se sul palco del primo museo LGBTQ+ di New York, nella vita reale, tocca continuare a lottare, qui, in questa commedia romantica, al cinema, si può amare e basta.