DRACULA - L'AMORE PERDUTO

Locandina Un film di Luc Besson. Con Caleb Landry Jones, Christoph Waltz, Zoë Bleu Sidel, Guillaume De Tonquedec, Matilda De Angelis, Ewens Abid, Salomon Passariello, Romain Levi, Bertrand-Xavier Corbi, Ivan Franek, Haymon Maria Buttinger, Jassem Mougari, Liviu Bora, Jari Viljamaa, Egor Morozov. Genere Fantasy - Francia, 2025. Durata 129 minuti circa.La passione del principe Vladimir per la sua amataIl principe Vladimir ama follemente una donna, la cui morte porterà l'aristocratico a rinnegare Dio e a trasformarsi in vampiro.di Pedro Armocida


Trama

Transilvania, XV secolo. Il principe Vladimir, dopo la perdita improvvisa della moglie, rinnega Dio, ereditando così una maledizione eterna: diventare un vampiro. Condannato a vagare nei secoli, sfida il destino e la morte stessa, guidato da un'unica speranza: ritrovare l'amore perduto.

È quasi incredibile la portata del mito di Dracula che solo quest'anno ha prodotto tre film, oltre a quello seriosissimo di Robert Eggers, c'è il gioco scherzoso di Radu Jude e ora il circo sfavillante di Luc Besson.

Al centro sempre lo stesso romanzo di Bram Stoker capace di sedurre, tra gli altri, Browning, Dreyer, Murnau, Herzog, Badham, Morrissey, Argento e Coppola. Proprio a quest'ultimo, filologicamente intitolato Dracula di Bram Stoker, sembra apertamente guardare Luc Besson. Con lui condivide la disperata vitalità del personaggio del conte Dracula capace di attendere 400 anni per rivedere l'unica donna che ama (come biasimarlo visto che è Zoë Bleu a interpretare Elisabeta/Mina?). Su questo fulcro narrativo che dà il titolo al film, in parte alla versione italiana (Dracula - L'amore perduto) e totalmente a quella internazionale (Dracula: A Love Tale), il regista fa girare (e Danny Elfman musica simpaticamente) il suo caleidoscopio di colori, di costumi, di scenografie così eccessivi da diventare kitsch mentre invece sono l'unico modo che Besson conosce per rapportarsi al pubblico.
Besson gira un fantasy senza ricorrere a tutti gli elementi fantastici del romanzo che fa trasformare il suo protagonista a volte in un pipistrello o in un licantropo o in nebbia. Qui invece è l'utilizzo del profumo (elemento sempre pericoloso come sappiamo bene da Profumo - Storia di un assassino d Tom Tykwer) a diventare il lasciapassare temporale di Nosferatu. Ma forse il vero riferimento, almeno nella prima lunga parte del film, è a Per favore, non mordermi sul collo! di Roman Polanski per l'aspetto ironico, ai limiti del demenziale, con cui il regista dissacra il mostro sacro qui molto umano e poco interessato al morso. Besson scambia la Parigi della Belle Époque con Londra, anima i gargoyle con una CGI che sembra copiare le caramelle gommose, dà un ruolo centrale al prete esorcista interpretato da Christoph Waltz (che purtroppo fa, ancora una volta, Christoph Waltz), s'inventa il personaggio di Maria con Matilda De Angelis dalla lingua vorticosa - più catvampire o più Carmilla? - per distanziarla plasticamente dal tradizionale personaggio di Rendflield e, soprattutto, concede al suo nuovo attore feticcio, Caleb Landry Jones, la possibilità di avvicinarsi all'inarrivabile Gary Oldman di Coppola con quell'ambiguità attoriale che ti può sorprendere, sconvolgendoti, da un momento all'altro.
Ma qui di sorprese, alla fine, ce ne sono poche. Ricapitolando, c'è la commedia quasi demenziale, c'è il film in costume con deriva quasi musical, c'è il meló quasi strappalacrime ma - ohibò! - a mancare quasi del tutto è proprio l'horror. Besson depotenzia consapevolmente questo aspetto non certo secondario nella storia delle rappresentazioni di Nosferatu. Ma lo fa con un senso dello spettacolo sempre alto e vorticoso che però ti fa sorgere spontanea ogni volta quella domandina un po' retorica: ma non sarà che tutto questo guazzabuglio è solo, ancora una volta, un mezzo di distrazione della mdp da un certo vuoto pneumatico?