BATTLE ROYALE

Locandina Un film di Kinji Fukasaku. Con Tatsuya Fujiwara, Aki Maeda, Taro Yamamoto, Kou Shibasaki, Masanobu Ando, Chiaki Kuriyama, Sôsuke Takaoka, Takashi Tsukamoto, Eri Ishikawa, Sayaka Kamiya, Asami Kanai, Takayo Mimura, Yukihiro Kotani, Anna Nagata, Aki Inoue, Satomi Hanamura, Ai Iwamura, Yûko Miyamura, Haruka Nomiyama, Osamu Onishi, Takako Baba, Ryou Nitta, Shin Kusaka, Shiro Go, Hirohito Honda, Sayaka Ikeda, Tomomi Shimaki, Yutaka Shimada, Takeshi Kitano, Ren Matsuzawa. Genere Azione - Giappone, 2000. Durata 114 minuti circa.Uno dei più grandi successi al botteghino giapponese di tutti i tempiIn una società in profonda crisi economica, alcuni liceali vengono sorteggiati dal governo e mandati su un'isola a massacrarsi a vicenda.di Emanuele Sacchi


Trama

In un ipotetico Giappone del futuro prossimo, lo scontro generazionale ha assunto le sembianze della guerriglia. Tra gli studenti dei licei assenteismo, violenza e mancanza di disciplina sono sempre più diffusi, esasperando gli insegnanti. Uno di questi, Kitano, viene pugnalato da un alunno e abbandona la professione. In risposta all'ondata di violenza, il governo promulga il Battle Royale Act, una legge in base alla quale le classi turbolente vengono deportate su un'isola e obbligate a ingaggiare una lotta all'ultimo sangue, e affida proprio a Kitano il compito di arbitrare la contesa. Solo uno dei partecipanti al grottesco "gioco" può sopravvivere e rientrare in società. Shuya, orfano di padre suicida, e Noriko, innamorata di Shuya, si trovano a competere in un clima di barbarie apocalittica e decidono di affrontarla romanticamente insieme, contro ogni regola.

Uscito nel 2000 generando un'ondata di reazioni controverse, Battle Royale è stato per il Giappone e, in misura minore e con qualche ritardo, anche per l'Occidente, uno choc culturale paragonabile all'impatto di Arancia meccanica negli anni 70.

La tensione generazionale e la sensazione di una società gravata da crepe insanabili si materializza in un distopico affresco di morte, che riesce a mantenere tanto lo spirito ludico che la violenza efferata cari alla cultura giapponese, in un equilibrio impossibile tra poli opposti della medesima schizofrenia. Fukasaku Kinji, veterano dello yakuza eiga e del cinema violento e di genere, mette in scena la sceneggiatura scritta dal figlio Kenta con stile asciutto e privo di compromessi, tanto più scioccante perché i contenuti estremi sono presentati in una veste di quotidianità prosaica, senza enfasi scenografica.

L'esatto opposto di quanto avverrà con i molti epigoni di Battle Royale, quali Hunger Games o Squid Game, campioni di incasso e consensi che renderanno proficuo il concept di Fukasaku senza mai avvicinarsi alla sua radicalità.

La forza di Battle Royale sta nella incapacità, tutta nipponica, di scendere a compromessi. Senza voler dimostrare una tesi, ma con la sola brutalità dei fatti rappresentati, Fukasaku mette in scena l'apocalisse di una società lacerata e senza speranza, in cui ex insegnanti sfogano la loro frustrazione su teenager sfuggiti al controllo, in una grottesco e ludico reenactment del quadro di Goya su Saturno che divora la propria prole.

La scelta di Takeshi Kitano nel ruolo dell'insegnante diabolico e vendicativo è un favoloso esempio di controcasting: la comicità demenziale del presentatore televisivo di Takeshi's Castle - spettacolo di giochi deliranti inflitti a concorrenti volontari e masochisti, da noi approdato nel format Mai dire Banzai - trasla in perfetta continuità su un piano tragico e distopico, senza che la maschera di Kitano presenti mutazioni visibili.

Quentin Tarantino impazzisce per il film e lo divulga in Occidente, contribuendo a un tardivo recupero della carriera di Fukasaku Kinji e del suo cinema di gangster senza speranza (Battles without Honor and Humanity, Graveyard of Honor, Yakuza Graveyard). Oggi come ieri gli anti-eroi di Fukasaku combattono battaglie senza onore né umanità, al servizio di un impero declinante e degenere, che pochi hanno saputo tratteggiare altrettanto lucidamente.