Un film di Riccardo Milani. Con Virginia Raffaele, Diego Abatantuono, Aldo Baglio, Giuseppe Ignazio Loi, Geppi Cucciari, Luca Mameli, Daniele Meloni, Pietro Ragusa. Genere Commedia - Italia, 2025. Durata 118 minuti circa.
1999. Efisio Mulas vive in una casa sul magnifico mare della Sardegna del Sud, pascolando le sue mucche sulla spiaggia. Sua moglie e sua figlia Francesca si sono trasferite nel paese vicino, Bellesamanna, ma lui non abbandona quella dimora fatiscente che era di suo padre e di suo nonno. E non lo fa nemmeno quando un gruppo immobiliare milanese, che vuole costruire un resort a cinque stelle ecosostenibile proprio lungo quel tratto di costa, gli offre una cifra consistente per andarsene. Gli abitanti di Bellesamanna hanno già ceduto alle lusinghe del gruppo immobiliare, anche perché è stata promessa loro l'assunzione (in ruoli ancillari, naturalmente) nel futuro resort, ma lui ripete che "casa sua non ha prezzo". Dunque l'amministratore delegato del gruppo immobiliare manda sul posto il suo fidato capocantiere, Mariano "il palermitano", per convincere Efisio a cedere. E Francesca si ritrova in mezzo fra la solidarietà verso il padre (e la terra di Sardegna) e l'ostilità della sua comunità.
La vita va così segue una falsariga simile a quella del recente successo di Riccardo Milani Un mondo a parte.
La fotografia di una zona d'Italia isolata (qui letteralmente, trattandosi di un'isola), che deve fare i conti con la necessità di adeguarsi alle esigenze del presente e l'opposta volontà di rimanere fedeli alle proprie radici.
Ultimamente una storia simile a quella di La vita va così (peraltro basato su una vicenda reale) è stata raccontata dal drammatico Anna di Marco Amenta e dal comico-romantico Paradiso in vendita di Luca Barbareschi. Qui la declinazione è prevalentemente di commedia, facendo leva anche su qualche accenno stereotipato (come già in Un mondo a parte), ma si sente un genuino amore per la Sardegna e la sua gente, lo stesso che ha portato il calciatore Gigi Riva (protagonista del bel documentario di Milani Nel nostro cielo un rombo di tuono) a farne la sua terra di adozione.
A Riva Milani, regista e coautore della sceneggiatura con Michele Astori, dedica il suo film, e non sono poche le frecciate agli speculatori edilizi che hanno massacrato la Sardegna, comprando terreni meravigliosi per un pezzo di pane da pastori che non ne sapevano valutare il valore commerciale. Non sappiamo come i sardi accoglieranno il ritratto di una popolazione che "aspetta sempre che venga qualcuno da fuori a risolvere i problemi" e che privilegia le esigenze lavorative (la stessa Francesca fa la receptionist in un resort a 5 stelle) a scapito della tutela del proprio territorio, e a fronte della collocazione permanente in un ruolo subalterno a quel "Nord operoso" che "la ricchezza la porta a casa sua, non a lascia in Sardegna".
Milani è però attento a rappresentare le ragioni di tutti senza svilire la preoccupazione economica dei paesani, e riproducendo un conflitto reale non dissimile da quello che si è creato a Taranto con l'ILVA: se a Taranto la scelta è fra lavoro e salute, qui è fra lavoro e bellezza/tradizione. "Ci hanno messo l'uno contro l'altro", dirà Efisio, che vede le cose con atavica lucidità e saggezza. E la sua determinazione a combattere per oltre un decennio nell'intento di mantenere la proprietà della sua casa e il privilegio di pascolare le mucche su una delle più belle spiagge sarde è l'ennesima lotta di Davide contro Golia.
Virginia Raffaele, esportata da Un mondo a parte, tenta un accento locale ma nelle prime scene ricorda soprattutto Veronica Pivetti, e anche Aldo Baglio nel ruolo di Mariano sembra fuori parte, più che fuori luogo. Per contro Ignazio Giuseppe Loi è centratissimo e irresistibile nei panni granitici di Efisio, e Geppy Cucciari ha un cammeo che davvero sintetizza la dignità delle donne di Sardegna. Il resto del cast è composto da attori e non attori sardi, che compaiono insieme in una scena corale ai titoli di coda, accompagnata dalla musica ostinata e straziante di Moses Concas.
C'è qualche lungaggine di troppo, ma la vicenda è paradigmatica, ed è molto pregnante il tema del tempo che nobilita alcuni e corrompe irrimediabilmente altri, lasciando un'eredità positiva o negativa ai figli (cioè al futuro). Milani veicola bene il desiderio di tutti di "rientrare a casa", e la consapevolezza che molti, la propria "casa", l'hanno ceduta al miglior offerente per poi rimpiangerla per sempre.