EDDINGTON

Locandina Un film di Ari Aster. Con Joaquin Phoenix, Pedro Pascal, Luke Grimes, Micheal Ward (II), Amélie Hoeferle, Clifton Collins Jr., William Belleau, Austin Butler, Emma Stone, Deirdre O'Connell, Cameron Mann, Gabe Kessler, Matt Gomez Hidaka, Dan Davidson, King Orba, Rachel de la Torre, Bill Capskas, Elise Falanga, Thom Rivera, William Sterchi, Joseph Ortega, Kristin K. Berg, Kaleb Naquin, Landall Goolsby, Robyn Reede, Keith Jardine, David Midthunder, James Cady, Mickey Bond, Vic Browder, Diane Villegas, Marcela Salmon, Sam Quinn, Daniel Clowes. Genere Drammatico - USA, 2025. Durata 145 minuti circa.


Trama

2020, New Mexico. La rivalità tra lo sceriffo di Eddington Joe Cross e il sindaco Ted Garcia si fa sempre più accesa. Tra gelosie legate a una precedente relazione tra Ted e la moglie di Joe, Louise, e contrapposizioni legate alla pandemia da Covid-19, ogni occasione è propizia per un contrasto tra i due. Joe si candida a sindaco per le prossime elezioni contro Ted: quando alle restrizioni della pandemia si aggiungono le tensioni verso la polizia dovute a Black Lives Matter, la situazione degenera e la scintilla potrebbe dar vita a un incendio.

Dopo uno sconvolgente inizio di carriera nell'ambito dell'horror più radicale, Ari Aster ha costruito una fama di autore cerebrale e sfuggente con Beau ha paura: un'opera divisiva, un film-cervello che indaga le psicosi di un protagonista e vive le sue allucinazioni.

Aster trasferisce quei temi sul piano della realtà con Eddington, che con l'opera precedente ha più di un legame, non solo perché il protagonista è sempre Joaquin Phoenix, fragile e perdente, un'acqua cheta che cela violente contraddizioni sotto l'apparenza di mansueto tutore dell'ordine.

Il confronto tra Joe e Ted diviene contrasto tra due modi di pensare e di vivere l'esistenza rappresentativi della polarizzazione in corso negli Stati Uniti d'America: da una parte il positivismo finto-progressista di chi crede nel politicamente corretto e ha una fiducia cieca nella tecnologia - Ted - e dall'altra il tradizionalismo e lo scetticismo di uno sceriffo di provincia, a cui gli eventi sembrano piovere addosso. Il dualismo da western tra i due viene arricchito e disturbato da una congerie di personaggi a corollario e dal bombardamento di eventi concomitanti, ideali per aumentare la tensione nella tranquilla Eddington.

Il registro scelto da Aster è, ancora più che in precedenza, quello del grottesco e del caricaturale, con una cifra più esplicitamente comica rispetto al passato. Per una buona metà sembra di essere in un film dei Coen, prima che la violenza prevalga e il lato più grandguignolesco prenda il sopravvento.

L'ambizione di convogliare molteplici temi - QAnon, la pandemia, Black Lives Matter, le elezioni americane e il paese diviso, determinismo tecnologico - si traduce in un approccio videoludico del regista (reso esplicito nell'epilogo da una sequenza degna di uno sparatutto in soggettiva tipo Doom), che sembra prendersi gioco dei suoi personaggi-marionette: quasi a ribadire l'ineluttabilità dei processi storici, che portano in ogni caso a un fine unico, nonostante gli sforzi di piccoli uomini che intendono mutare il corso degli eventi.

È così per il prevalere dell'intelligenza artificiale e per la diffusione virale degli eventi mediatici, simboli di un disegno del Fato in cui Joe e Ted finiscono per rappresentare solo due volti della stessa moneta falsa. La satira della paranoia cospirazionista e del complottismo diffuso da pseudo-guru via internet ha grande spazio in Eddington, così come la fragilità della generazione Z, che unisce ai difetti delle precedenti un'insicurezza insanabile.

C'è tanto e forse troppo nel calderone di Eddington, ma è difficile pensare a un film che oggi possa rappresentare meglio il caos e le contraddizioni di un paese sull'orlo di una crisi di nervi.