PER TE

Locandina Un film di Alessandro Aronadio. Con Edoardo Leo, Teresa Saponangelo, Javier Leoni, Giorgio Montanini, Eleonora Giovanardi, Guia Jelo, Daniele Parisi, Alessandro Cucca. Genere Drammatico - Italia, 2025. Durata 115 minuti circa.


Trama

Roma. Paolo è davanti lo specchio del bagno e sta insegnando al figlio Mattia a farsi la barba. Il loro rapporto è speciale. L'uomo, che ha poco più di 40 anni, è affetto da una rara forma di Alzheimer precoce e sta iniziando a perdere la memoria. Ci sono delle cose che ha completamente dimenticato mentre altre sono ancora presenti nei ricordi ma è consapevole che sono destinate a svanire. Per questo vuole essere il più possibile presente nella vita del figlio undicenne e della moglie Michela, con cui ha un legame molto forte, cogliendo tutte le occasioni che la quotidianità gli offre per condividerle con loro. Al tempo stesso cerca di recuperare anche il rapporto con il fratello Nicola con cui non si parla da tempo.
Tracce di memoria. Iniziano ad emergere sulla parete. Prima una foto, poi due, infine si riempie.
Sono tutte istantanee di un vissuto, In ogni scatto c'è una storia, un pezzo di vita, come quello in cui Paolo insegna al figlio a fare la pasta ripiena ma poi devono andare a mangiare fuori perché è immangiabile. Già il titolo è una dedica, un regalo. Le fotografie hanno un effetto simile ai video che Bobby (Michael Keaton), malato di cancro, lascia al figlio che sta per nascere in My Life. Questa mia vita. Come in quel film, anche il quinto lungometraggio diretto da Alessandro Aronadio, riesce a toccare le corde dell'intimismo familiare e quelle immagini di 'ciò che resta' sono al tempo stesso intense e spietate.
Per te è tratto dal libro "Un tempo piccolo. Continuare a essere famiglia con l'Alzheimer precoce" di Serenella Antoniazzi e porta sullo schermo la storia vera di Mattia Piccoli che si è preso cura del padre Paolo assistendolo ogni giorno. Per questo motivo è stato nominato Alfiere della Repubblica dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel 2021. La vicenda si sposta da Concordia Sagittaria (Venezia) a Roma e, più che una trasposizione cinematografica realistica, ad Aronadio probabilmente interessava cogliere la verità di questa storia.
Il cineasta riesce a cogliere piccoli ma decisivi dettagli (il quaderno degli appunti dove il rapporto tra scrittura e memoria richiama anche Moretti di Caro diario), non abusa della voce-off di Paolo che invece accompagna anche frammenti divertenti e drammatici della sua vita dal video Boys di Sabrina Salerno ai primi campanelli d'allarme: le chiavi dimenticate, il posto dove è stata parcheggiata la macchina (episodi raccontati dal protagonista), il codice pin al ristorante. Aronadio esplora un'altra variazione del 'rapporto con il tempo' e della paura della perdita del suo controllo come nel precedente Era ora, non forza la mano in chiave sentimentale e coglie due momenti di vissuto autentico soprattutto in due scene, quelle in cui è con la moglie in una stanza d'hotel e in spiaggia dove gioca a pallone col figlio e il fratello.
Edoardo Leo, al terzo film con il regista dopo Io c'è ed Era ora, è credibile nei panni di Paolo così come risulta spontaneo il modo in cui viene ricreato il rapporto col figlio Mattia, portato sullo schermo con naturalezza da Javier Francesco Leoni. Ma è soprattutto Teresa Saponangelo che regala una prova di grande intensità, evidente nei silenzi, nei rimpianti, ma anche nel modo con cui costruisce la complicità e l'intimità con il marito. In una scena gli dice: "Tu dimenticherai tutto, io no".
Solo nella parte finale, si sente la recitazione e la costruzione della malattia per essere filmata e rappresenta quella nota stonata di cui Per te non aveva bisogno. La scena in cui Paolo, completamente perso, cammina per strada in accappatoio con le immagini in controcampo di Buster Keaton in Io...e il ciclone sono una deriva cinefila troppo ricercata e più ingombrante rispetto ai frequenti riferimenti al cinema muto sia nella festa in maschera sia in alcuni passaggi della colonna sonora di Santi Pulvirenti. Ma il film resta comunque più che dignitoso. Come Stallone nel primo Rocky (citato esplicitamente con la visione del film in una VHS) non conta vincere ma soprattutto esserci.