MAHMOOD

Locandina Un film di Giorgio Testi. Con Alessandro Mahmoud. Genere Documentario - Italia, 2022. Durata minuti circa.Il racconto della vita di MahmoodL'incredibile storia di uno dei talenti più amati della scena musicale italiana di oggi: un artista che parla la lingua dei suoi fan, li rappresenta e dà loro una voce.di Raffaella Giancristofaro


Trama

Partito dal Bataclan di Parigi ad aprile - con date a Londra, Madrid, Milano, e in mezzo l'Eurovision in tandem con Blanco - il Ghettolimpo Tour 2022 di Mahmood si è concluso a luglio al Teatro greco di Taormina. Un palco dalla posizione spettacolare e quindi altamente cinematografico, da cui infatti inizia e su cui si chiude Mahmood. Un riepilogo ampiamente autorizzato, della rivelazione musicale italiana più rilevante e innovativa degli ultimi anni: una figura il cui gesto artistico va ben oltre i dischi di platino e oro, i numeri dello streaming e sui social e il tutto esaurito dei concerti. Il film è un mix di estratti di live, interviste, archivi e animazione che sembra voler essere prima di tutto una sintesi dell'affermazione inaspettata, e altrettanto desiderata, di Alessandro Mahmoud, nato nel 1992 da madre italiana e padre egiziano. Il quale piuttosto presto abbandona la famiglia e così facendo, suo malgrado, dà il via alla spinta creativa del figlio. È una storia che conosce chiunque abbia ascoltato Soldi, la hit con cui Mahmood ha vinto, nella sorpresa sua e di molti, il Festival di Sanremo nel 2019, vedendosi spalancare tante altre strade all'estero.


Coprodotto da Red Carpet, con Pulse Films come produttore esecutivo, Mahmood è diretto da Giorgio Testi - una solida esperienza a Londra di riprese live (tra gli altri per Amy Winehouse, Rolling Stones, Damon Albarn, Elton John), video musicali e commercials - che con Mahmood aggiunge un nuovo titolo alla serie dei suoi documentari monografici (Hai paura del buio? - Il film, Calcutta - Tutti in piedi, Noi siamo Afterhours, Nick Drake - Songs In A Conversation).

Naturale quindi che i segmenti di stage, impreziositi dagli outfit tra eleganza e streetstyle di Mahmood, siano impeccabili ed esaltanti, fatti di ritmo serrato e montaggio fluido. "Non sono mai stato tanto bravo a parlare di me. Forse è anche per questo che ho iniziato a scrivere canzoni", dice Alessandro in apertura. Con una voce vellutata, che sa modulare con seducente armonia e atteggiamento quasi infantile, e un corpo scolpito da divinità mediterranea, il Mahmood di oggi è un trionfo di fotogenia, un piacere da ascoltare e guardare, l'immagine di un'Italia multiculturale e che non teme, anzi aspira a contaminarsi con altri suoni e punti di vista "Sono qua per far sì che la musica unisca e non divida" dice l'artista durante il concerto parigino.

Anche ammettendo che non sia mai stato bravo a parlare di sé, in questa monografia molto concentrata su staff e famiglia si concede invece, in ritagli di backstage e interviste posat, a un racconto piuttosto intimo, integrandolo con alcune immagini dai ricordi privati: alcuni video in cui si mostra bambino un po' goffo, le prime competizioni canore, la ricerca di uno stile di cantato che gli corrispondesse. Il percorso di graduale avvicinamento di Alessandro all'industria musicale, favorito da Mauro Pagani (non presente nel doc) e la discografica Paola Zukar (che intravedendo in lui un'originalità, gli ha dato la possibilità di collaborare con Fibra) passa attraverso le aspettative, deluse e confermate, delle ormai ineludibili tappe televisive di X Factor e Sanremo.

Ed è costantemente commentato, tra difficoltà e stupore, principalmente da lui medesimo, dalla madre e dalla stretta cerchia che affettuosamente lo circonda. Nel girato recente è tutto solare, estivo, energico, da spot turistico: l'estate ad Orosei, città natale dell'inseparabile madre Anna, insieme al grande clan familiare, tra pedalate in canottiera e dolci fritti nella pineta; la sua casa milanese e quella condivisa a lungo con Anna a Gratosoglio, ma quella che è andata accidentalmente a fuoco (un momento privato documentato, come diversi altri, da inserti Instagram "firmati", in cui lo schermo si fa mascherino verticale).

La scrittura di Virginia W. Ricci insiste sul rapporto coi genitori, l'apologia della vita semplice e della sicurezza confortevole di un ampio gruppo familiare, ma la panoramica sugli amici è poco più un accenno, a volo d'uccello, così come latitano le notazioni più strettamente tecniche (che spettano, ma molto en passant al musicista e produttore Dardust e a Carmen Consoli, in un contesto in cui Mahmood è suo ospite in Sicilia). La sensazione è che, anche nelle difficoltà di un tempo ancora pandemico, si sia voluto fissare, bloccare, in immagini il legittimo orgoglio per la realizzazione di un sogno, qui richiamato anche dagli inserti di animazione in uno stile tra il fiabesco da Le mille e una notte e l'urban. "Spero di fare canzoni per tanto tempo perché mi fa sentire meglio", dice in coda il cantante e autore di Gioventù bruciata, Dimentica, Inuyasha e altri successi che ritornano nel film, tra cui ovviamente Brividi, insieme a Blanco. Al protagonista va anche l'augurio che a questo documentario celebrativo dei suoi trent'anni ne seguano molti altri. In Alice nella città, Festa di Roma 2022.