Un film di Sarah Friedland. Con Kathleen Chalfant, H. Jon Benjamin, Rafael Hernández (II), Florinda Medina, Carolyn Michelle, Bernard Beck, Katelyn Nacon, Carolyn Michelle Smith, Andy McQueen, London Garcia, Joahn Webb, Mike G., Alison Martin, Pierce Minor. Genere Drammatico - USA, 2024. Durata 90 minuti circa.Un film di formazione sull'anzianitàUna donna mette in discussione se stessa dopo aver cominciato una nuova vita in una casa di cura.di Roberto Manassero
L'anziana vedova Ruth si prepara nella sua grande casa per una cena con un giovane uomo che non conosce. Si tratta, in realtà, di suo figlio Steven, che lei non riconosce perché sta perdendo la memoria e la consapevolezza di chi è e chi è stata in passato. Ruth sta per essere accolta in una casa di riposo per anziani, la Bella Vista, e Steven è lì per accompagnarla. Arrivata nella struttura, la donna è accolta dalla badante Vanessa, gentile e premurosa, ma fatica a capire la nuova collocazione. Coi giorni Ruth passa da momenti di lucidità ad altri di smarrimento, vivendo comunque liberamente la sua vita e i suoi desideri di donna anziana.
Il film ha vinto lo scorso anno il premio per la miglior regia nella sezione Orizzonti della Mostra di Venezia ed è una delle più delicate e toccanti rappresentazioni della vecchiaia viste al cinema negli ultimi anni.
Di recente, del resto, il soggetto non è stato così raro come in passato, come dimostrano The Father - Nulla è come sembra di Florian Zeller, dramma sulla malattia d'Alzheimer che ha regalato un Oscar a Anthony Hopkins, o sul versante horror Relic o The Rule of Jenny Pen. Con Familiar Touch, però, siamo dalle parti di un cinema diverso, più fragile, forse, ma più intimo e diretto. La regista Sarah Friedland mette da parte ogni tentazione drammatica e con stile essenziale e misurato - lo dimostrano i piani fissi e frontali negli interni o i primi piani ravvicinati della protagonista, ricordando l'importanza di una regia che sappia da quale distanza mostrare le cose e le persone - si concentra sulla rappresentazione fisica e insieme psicologica di una donna alienata a sua insaputa dalla realtà.
Grazie alla straordinaria interpretazione di Kathleen Chalfant, attrice teatrale all'esordio nel cinema e anch'ella premiata a Venezia, Familiar Touch offre il ritratto di un corpo, di un volto, di una figura che mostrano le mille sfamuture di un essere umano, il suo presente, il suo passato, il suo nulla. Ruth è una donna indipendente, volitiva, appassionata, sia quando crede di vivere una vita che non è mai stata sua o ha dimenticato (scambia il figlio per un amante, non ricorda di essere stata madre, nella cucina della casa di riposo torna a lavorare per un giorno come cuoca) sia nei rari momenti di lucidità (come quando sotto la doccia ricorda di avere un figlio) che immediatamente le danno la consapevolezza delle sue mancanze («Non me lo ricorderò», si dice).
Il cuore del film non sta nel trasmettere la condizione interiore della protagonista, come invece avveniva in The Father, dove la soggettivizzazione dell'esperienza della malattia portava a inevitabili semplificazioni, ma al contrario ne mostra l'apparenza esteriore. Senza restare in superficie, ma anzi raffigurando con candore e lucidità l'esistenza del personaggio, il film mostra la realtà unica e assoluta di una memoria che sta svanendo e perde dunque consapevolezza dello spazio e del tempo.
Da questa scelta prima di tutto di scrittura nasce lo stile essenziale del film, in cui l'equilibrio dei colori e delle scenografie è parte stessa della rappresentazione della condizione della protagonista. Se nella casa di Ruth i toni sono caldi, sia prima sia dopo la sua partenza (quando ad esempio il figlio Steven si abbandona alle lacrime e ai ricordi), nella casa di cura dominano il beige o il bianco latte, e in entrambi i casi gli ambienti (la stanza da letto, la biblioteca, anche la città di notte, quando Ruth fugge dalla struttura) tendono a nascondere o sbiadire la figura di Ruth, in intima relazione con il suo percorso interiore.
Come si scopre alla fine, prima dei titoli di testa in forma di ringraziamento, Sarah Friedland ha lavorato con i veri clienti della casa d'accoglienza Villa Gardens di Pasadena, in California, e forse proprio muovendosi alla confluenza fra esperienza, vita e finzione ha potuto dare sostanza concreta al racconto di una donna inconsapevole e rappresentare così la vertigine temporale della vita.