DOWNTON ABBEY - IL GRAN FINALE

Locandina Un film di Simon Curtis. Con Hugh Bonneville, Jim Carter, Michelle Dockery, Paul Giamatti, Elizabeth McGovern, Penelope Wilton, Joely Richardson, Dominic West, Alessandro Nivola, Joanne Froggatt, Allen Leech, Phyllis Logan, Sophie McShera, Laura Carmichael, Raquel Cassidy, Robert James-Collier, Simon Russell Beale, Brendan Coyle, Lesley Nicol, Harry Hadden-Paton, Kevin Doyle, Michael Fox (II), Douglas Reith, Arty Froushan, Sarah Crowden, Lisa Dillon, Nathan Wiley, Paul Copley, Oliver Barker (II), Lorna Nickson Brown, Zac Barker. Genere Commedia - Gran Bretagna, USA, 2025. Durata 123 minuti circa.Il passo d'addio dell'amatissima saga inglese nel segno di Maggie Smith Un ritorno a Downton Abbey per il terzo film della saga.di Paola Casella


Trama

Al loro ritorno dalla stagione londinese a Downton Abbey, i Crowley dovranno affrontare una serie di "cambi della guardia": il maggiordomo Carson passerà le consegne a Parker, mentre la fidanzata di Parker, Daisy Mason, prenderà il posto della cuoca Mrs. Patmore. Ma mentre la transizione fra Daisy e Mrs. Patmore è armoniosa, quella fra Carson e Parker è problematica perché il primo rifiuta di abbandonare il ruolo con il quale ha retto Downton Abbey per decenni. In realtà il passaggio di autorità più delicato rischia di essere quello fra Robert Crawley e sua figlia Mary, pronta a prendere le redini della sontuosa proprietà nello Yorkshire, ma ostacolata da un padre fieramente tradizionalista (benché spalleggiata dalla madre americana Cora), e funestata dall'ostracismo della comunità aristocratica perché ha appena divorziato dal marito, diventando pietra dello scandalo e "paria sociale". Inoltre il fratello di Lady Cora, Harold, ha sperperato quasi tutto il patrimonio di famiglia, e Sir Robert rischia di dover vendere l'amata Grantham House. Su tutti aleggia il fantasma della matriarca Violet Crawley, la cui morte nel film precedente ha anticipato di poco quella reale della sua interprete, Dame Maggie Smith.
La parola chiave in questo terzo episodio cinematografico della serie Downton Abbey è "cambiamento": tutto si sta modificando nella vita degli abitanti del maniero, e anche i confini fra quei "piani alti e sottoscala" che ha costituito l'ossatura narrativa non solo di questa serie, ma appunto della celebre Upstairs Downstairs del 1971 e del film Gosford Park di Robert Altman, sono diventati permeabili. Si avviano verso una necessaria accettazione sociale il divorzio di Mary (tanto, come verrà detto, c'è il precedente di Enrico VIII, e il seguito del matrimonio fra Edoardo VIII e la divorcèe Wallis Simpson), l'omosessualità di Thomas Barrow e della star del teatro Guy Dexter; l'americanità nel contesto aristocratico inglese, di cui è stata pioniera Cora Crawley; l'affrancamento dalla servitù di alcuni, spesso attraverso l'arte (vedi lo sceneggiatore Molesley).
"Bisogna cambiare tutto affinché non cambi nulla", scriveva Tomasi di Lampedusa ne "Il Gattopardo", e in effetti questi passaggi di ruolo non mettono comunque in questione l'ingiustizia sociale alla base della differenza fra padroni e servitù, anzi, la solidarietà e l'affetto reciproco perpetuano le disparità, con buona pace di tutti, compreso l'ex rivoluzionario Tom Branson. Il gesto simbolico finale di elevare al salotto buono Barrow sarà dovuto al suo legame con Dexter, così come l'ingresso nell'aristocrazia britannica di Cora Crowley era dovuto alla magnanimità del marito Robert, non ad un'effettiva apertura dell'aristocrazia verso i "commoner". "Per fortuna Lady Violet non ha dovuto vedere tutto questo", verrà ripetuto ogni volta che qualche cambiamento in scena rischia di modificare l'ordine di potere costituito, del quale il principale custode ai piani bassi resta il granitico Carson.
Di fatto Downton Abbey - Il Gran Finale riposa su una comfort zone consolidata nel tempo, e lavora a collegare tutti i fili appianando ogni asperità, in un happy ending globale che tradisce un po' la complessità passata della serie, ma che farà la gioia dei fan di tutti i personaggi della serie (c'è anche un'apparizione finale di alcuni amati fantasmi). La vera protagonista si conferma la proprietà di Downton Abbey, tanto è vero che "il mattone", non solo come bene-rifugio ma anche come centro della continuità famigliare e dinastica, rende la possibile vendita della Grantham House non un mero passaggio di proprietà, ma di ruolo e potere per il capofamiglia Robert Crawley. Fra le guest star ci sono Paul Giamatti nei panni di Harold, il fratello di Cora, Alessandro Nivola in quelli di un giocatore di Borsa, la star di Broadway Arty Froushan nel ruolo del drammaturgo Noel Coward e Joely Richardson in quello di Lady Petersfield.
Downton Abbey - Il Gran Finale resta una favola dai toni caramellati, imbevuta di nostalgia per i balli di società, i begli abiti da sera e un'etichetta che, rispetto alla volgarità e maleducazione del presente, suscita viscerale nostalgia. Lì "non è ancora come in America" (soprattutto quella di oggi), tutti sanno come comportarsi (e qual è il loro posto assegnato nella società), tutti custodiscono (o spifferano) piccoli e grandi segreti. Come si dice nel film, "la vita è fatta di capitoli" ed "è tempo di andare avanti", ma poiché, come molte storie in questo episodio finale ribadiscono, "è difficile accettare che è ora di farsi da parte", sarebbe possibile una nuova serie incentrata su Lady Mary come paladina di una modernità in cui "le antiche divisioni non abbiano più senso" e sarà cambiata anche la bussola morale basta su "convenzioni che ci rendono vili". Alla fine la vera transizione infatti non è tra Robert Crowley e sua figlia, ma tra Mary e la capostipite Violet, che aveva voluto (e saputo) forgiare Downton Abbey a sua immagine e somiglianza.