COME TI MUOVI, SBAGLI

Locandina Un film di Gianni Di Gregorio. Con Gianni Di Gregorio, Greta Scarano, Tom Wlaschiha, Alessandro Bedetti, Iaia Forte, Marco Lo Chiatto. Genere Commedia - Italia, 2025. Durata 97 minuti circa.


Trama

Un ex professore di liceo trascorre gli anni della pensione nella sua grande casa vuota, spesso sonnecchiando sul divano, e scansando accuratamente ogni imprevisto. Dopo le dipartite della moglie, che non c'è più, e della figlia Sofia, che vive in Germania, ha scelto di vivere serenamente da solo, evitando anche le velate proposte della piacente amica Giovanna. Ma improvvisamente Sofia piomba a Roma dalla Germania con i due figli Olga e Tommaso perché il marito tedesco Helmut l'ha tradita. Figlia e nipoti si piazzano in casa del professore ponendo fine alla sua quiete, e lui si ritroverà coinvolto a tempo pieno nella gestione di Olga e Tommaso, dato che Sofia da un lato studia per assicurarsi un nuovo lavoro, dall'altro incontra una serie di uomini nella speranza che le facciano dimenticare il fedifrago Helmut. Il quale, pentito, decide di raggiungere a piedi Roma dalla Germania, intraprendendo un percorso di espiazione nella speranza di ottenere il perdono della moglie.
Per capire il senso profondo di Come ti muovi sbagli, sesta regia di Gianni Di Gregorio e terza cosceneggiatura insieme a Marco Pettenello, bisogna partire proprio dal titolo, e arrivare con pazienza fino alla fine.
Perché il titolo enuncia il problema al centro non solo della trama, ma della nostra vita di esseri umani fallibili, e perché, come nei precedenti film di Di Gregorio e Pettenello Lontano lontano e Astolfo, solo in fondo ci rendiamo conto che l'apparente favoletta leggera ha un doppiofondo grave (ma per fortuna non greve) e un retrogusto doloroso.
Come ti muovi sbagli è una parabola sulla fragilità, a cominciare da quella del protagonista che si illude di potersi chiamare fuori dalla vita e le sue grane, per continuare con quella di Sofia che crede di poter rimpiazzare il marito e scopre che gli uomini sui coetanei sono inconsistenti e vacui, e finire con quella di Helmut, il cui atto di debolezza non a caso è l'incipit del film, e la cui onesta disamina del perché una persona ceda alle tentazioni, pur intuendone le conseguenze, costituisce il dialogo più significativo della storia.
La messa in scena di Di Gregorio ha però limiti visibili: un impianto quasi televisivo, una lentezza intenzionale che indugia troppo a lungo sulle espressioni tipiche dell'autore - che ovviamente incarna il professore - una naïveté a volte eccessiva. Ma la confezione retrò è anche la cifra autoriale caratteristica di Di Gregorio, che ha trovato un suo spazio nel panorama cinematografico italiano in età avanzata, e che fa del racconto di ciò che si impara a quell'età un gradevole unicum.
Di Gregorio, anche all'interno della sua convenzionalità "vecchio stile", riesce ad evitare le ovvietà e a rappresentare reazioni umane non scontate. Il suo Professore è un Oblomov contemporaneo, ma la sua passività e indecisione si scontrano con il più italiano dei richiami. ovvero quei legami famigliari "che ti fregano", risucchiandoti dentro la vita anche quando vorresti gradualmente abbandonarla.
Greta Scarano e Iaia Forte (rispettivamente Sofia e Giovanna) sono le donne che legano il professore alla realtà insieme alla nipote Olga, ben interpretata da Anna Losano (vista di recente nella serie Fuochi d'artificio, e chissà perché definita in Come ti muovi sbagli una "bambina" quando è evidentemente un'adolescente). Pietro Serpi (il piccolo Tommaso) e l'attore tedesco Tom Wlaschiha (Helmut), già apprezzato ne L'incredibile storia dell'Isola delle Rose, rappresentano invece l'irrequietezza e una certa sventatezza maschile, che sono comunque manifestazioni essenziali di vitalità.
Ed è proprio sul tiro alla fune fra vita e morte che si assesta il senso più profondo di questa ulteriore parabola di Di Gregorio, un autore che rallenta e li dilata i ritmi e i paradigmi del cinema contemporaneo per ricordarci che nel nostro tempo ci sono ancora spazi di umanità resistente, e narrazioni refrattarie ad ogni manuale di sceneggiatura.