Un film di Leonardo Di Costanzo. Con Barbara Ronchi, Roschdy Zem, Diego Ribon, Valeria Golino, Giorgio Montanini, Hippolyte Girardot, Monica Codena, Roberta Da Soller, Jasmin Mattei, Marco Brinzi, Roberta Fossile. Genere Drammatico - Italia, 2025. Durata 105 minuti circa.
Elisa, una donna attorno ai quarant'anni, sta scontando da dieci anni una condanna per avere ucciso la sorella dando poi fuoco al cadavere. Le analisi psicologiche a cui è stata sottoposta hanno certificato in lei un'amnesia totale del delitto compiuto. Ora accetta di incontrare il professor Alaoui il quale ritiene che si debba scavare nelle motivazioni di chi commette un reato. Non per giustificarlo ma per comprendere a fondo la personalità del colpevole al fine di aiutarlo a compiere un processo di recupero.
Leonardo Di Costanzo prosegue il suo percorso di indagine sull'interiorità di esseri umani che si trovano in situazioni esistenzialmente problematiche.
Va detto in apertura che Barbara Ronchi ha qui il suo ruolo principale che sostiene da grande professionista qual è portando sulle spalle, solo apparentemente esili, due terzi del film. La sua Elisa è una giovane donna che la camera di Di Costanzo segue per gran parte del tempo indagandone i gesti misurati, le ritrosie, i desideri che trasformano la sua gestualità e la sua andatura.
Solo il padre l'ha, se non perdonata, almeno sostenuta nel percorso di recupero che la vede dietro il bancone del bar dell'Istituto di pena. Si è trattato di un supporto al futuro reintegro nella società ma il professor Alaoui vorrebbe poterle parlare. Elisa accetta di incontrarlo secondo date fissate ma ottenendo la massima libertà nel raccontarsi.
Il film si crea il proprio letto (quasi fosse un fiume) in cui far scorrere, sempre più impetuosamente, il fiume della memoria sino ad allora bloccato dalla diga di una autoattribuita amnesia da parte della paziente.
Quella a due è una ricerca non finalizzata ad attribuire colpe o ad infliggere punizioni, anche se solo psicologiche, ma a far emergere il vissuto con l'obiettivo di creare una reciproca consapevolezza.
Di Costanzo torna in un'istituzione carceraria mutando la prospettiva ma conservando intatto il desiderio di scavare nell'animo umano senza mai porsi nella posizione di colui che giudica. Lo fa a partire dal saggio "Io volevo ucciderla. Per una criminologia dell'incontro" dei criminologi Ceretti e Natali in cui i due autori si confrontano con una omicida dandole voce per cercare un senso a quanto da lei agito.
La sceneggiatura, scritta da Di Costanzo insieme a Bruno Oliviero e a Valia Santella, inserisce in questo percorso, tanto virtuoso quanto liminare, un tarlo che porta ad un livello ancora più alto l'indagine. Laura, interpretata da Valeria Golino con una presenza breve come arco temporale sullo schermo ma molto significante, è schierata dalla parte delle vittime non accettando la benché minima possibilità di ricerca di motivazioni da parte di chi ha commesso il delitto.
Lo spettatore viene così messo di fronte ad una scelta da compiere individualmente: superare o no il concetto di punizione in favore di un possibile recupero che passi attraverso la presa di coscienza di quanto commesso da parte del colpevole ma anche della comprensione, da parte di chi vi è preposto, delle cause. Senza per questo far mai l'eticamente doveroso rispetto nei confronti delle vittime.