GOLD

Locandina Un film di Anthony Hayes. Con Zac Efron, Susie Porter, Anthony Hayes, Andreas Sobik. Genere Thriller - USA, 2022. Durata 97 minuti circa.La pepita d'oro più grande del mondoDue uomini scoprono l'esistenza della pepita d'oro più grande della storia. Dovranno trovare un modo per portarla via.di Roberto Manassero


Trama

In un futuro prossimo, in una landa desolata e desertica, Virgil, un uomo proveniente da ovest, si presenta a un avamposto diretto al confine. La sua metà è un fantomatico luogo dove qualcuno dovrebbe dargli un lavoro e per arrivare a destinazione paga un passaggio al burbero Keith, proprietario di un pick-up. Poco dopo la partenza, il mezzo si ferma e durante la sosta Virgil scopre un gigantesco masso d'oro che potrebbe cambiare la vita di entrambi. Così, mentre Keith, riparato il mezzo, torna indietro per recuperare uno scavatore, Virgil resta a guardia del masso: sotto il sole cocente, preda di animali selvatici e di allucinazioni, l'uomo perde contatto con la realtà, fino a quando viene avvicinato da una misteriosa vagabonda...

Fin dagli anni '70, già prima dell'arrivo di Mad Max, il deserto australiano è diventato l'ambientazione ideale di storie distopiche: Gold riprende la medesima tradizione contaminandola con quella del survival movie.

A un certo punto del film, mentre la solitudine spinge Keith ad allontanarsi dal suo posto di guardia, ci si imbatte nel relitto di un aereo precipitato da tempo: è un chiaro rimando a Fino alla fine del mondo di Wim Wenders, in cui effettivamente un piccolo aereo atterrava nel deserto australiano mentre l'umanità andava incontro all'estinzione. Il mondo di Gold, che dipinge in toni cupi un crepuscolo della razza umana che non prelude ad alcune sera, è il frutto di decine di film venuti prima, e l'aereo come altri elementi - i toni apocalittici alla The Road, la fotografia dai toni seppia di The Rover, film interpretato da Anthony Hayes, qui regista oltreché interprete nei panni di Keith e sceneggiatore con Polly Smith) - si rifà a un immaginario riprodotto, copiato, celebrato.
Niente, in questo film solido e prevedibile, è spontaneo, a cominciare dal McGuffin della scoperta dell'oro, che se non rimanda al più nobile dei padri cinematografici (Greed di Von Stroheim) è perché il tema non è l'avidità, ma la sopravvivenza in un mondo inselvatichito, la perdita di controllo e la scoperta di una dimensione interiore irrazionale.
O almeno così sembra se si segue l'andamento del racconto senza intuirne le svolte, dal momento che nell'esibita visionarietà Gold nasconde la sua vera essenza, mettendo in dubbio lo statuto di immagini improntate a un realismo sporco e disperato.
È del resto evidente fin da subito che proprio la piattezza del deserto e i suoi spazi svuotati di vita aprano a una dimensione allucinata, che coinvolge tanto il protagonista quanto lo spettatore, entrambi chiamati a interrogarsi sulla veridicità di cosa sperimentano e vedono. La discesa agli inferi di Virgil assume connotati sempre più onirici (per non dire psicanalitici) e mentre l'assenza di Keith invita a dimenticare le coordinate temporali, l'apparizione di un personaggio femminile salvifico (interpretata da Susie Porter), e il successivo risvolto della trama, lasciano pochi dubbi durante la visione sulla direzione del film e il suo twist finale... Tutto arriva come previsto, in Gold, deludente e in qualche modo appagante, come dopotutto si chiede a un film di genere senza troppe pretese.
Resta infine la presenza di Zac Efron, che nel tentativo di allontanarsi dallo stereotipo del ragazzone all american boy s'immerge in un tour-de-force provante. La passività del suo personaggio ricorda più il nuovo Mad Max di Tom Hardy che l'eroe cupo di Mel Gibson, protagonista dopotutto di altre forme di distopie, più creative, meno verosimili e meno compromesse con gli incubi contemporanei, ma senza dubbio più appassionanti.