THE DEER KING - IL RE DEI CERVI

Locandina Un film di Masashi Ando, Masayuki Miyaji. Con Anne, Hisui Kimura, Ryoma Takeuchi, Shin'ichi Tsutsumi. Genere Animazione - Giappone, 2021. Durata minuti circa.


Trama

Van e i suoi uomini lottano contro l'impero Zol e vengono sconfitti, mentre si diffonde una pestilenza diffusa dai Lupi Neri, che sembra colpire solo gli zoliani e lasciare illese le popolazioni indigene. In prigione Van salva una bambina, Yuna, dalle fauci di un lupo nero che però lo azzanna. Anziché contrarre la malattia, Van acquisisce dei poteri speciali e fugge insieme alla bambina, che adotta come una figlia. Gli imperiali si mettono sulle loro tracce, così come Hossal, sacro cerusico in cerca di un antidoto contro la pestilenza.

Gli orfani inconsolabili dello studio Ghibli possono colmare la mancanza dei film di Isao Takahata e Hayao Miyazaki con le nuove opere degli allievi di cotanti maestri. Tra questi anche Masashi Ando, già animatore per La principessa Mononoke e La città incantata, e Masayuki Miyaji, già assistente alla regia sempre per La città incantata.

I due hanno unito le loro forze per adattare "The Deer King", una serie di romanzi di Nahoko Uehashi di ambientazione fantasy ma con un'inconsueta preminenza di tematiche biomediche e religiose. Al cuore del racconto infatti sembrerebbe esserci Van, misterioso guerriero miracolato dai Lupi Neri, ma di fatto il reale protagonista è Hossal, mente lucida e scevra da pregiudizi e superstizioni. Quest'ultimo è fermamente convinto della natura biologica e non soprannaturale della malattia misteriosa ed è disposto ad andare contro il volere dei potenti nel tentativo di trovare una cura.

Facile leggere in tralice dei riferimenti alla disfida in atto durante la pandemia da Covid-19 tra sostenitori dei vaccini e novax, vista la resistenza che incontra Hossal nel suo tentativo apparentemente indiscutibile di fare del bene.

L'approccio pseudo-scientifico e la cura per i dialoghi fanno chiaramente trasparire la matrice letteraria di The Deer King e inducono a suggestioni di grande interesse simbolico. A queste non sempre corrisponde uno svolgimento fluido della trama, che paga il prezzo di dialoghi carichi di spiegazioni e di un adattamento che ha l'onere di restringere una trama complessa nei limiti imposti dalla durata di un lungometraggio.

L'esito è quindi di difficile fruizione per il grande pubblico e chi cerca in The Deer King il pathos tragico e la forza visiva delle opere Ghibli probabilmente resterà deluso.

Ciò nonostante, la scelta di Ando e Miyaji di affidarsi a uno stile antico di animazione 2D, ricorrendo il meno possibile a effetti digitali, conferma una tendenza interessante del cinema di animazione giapponese post-Ghibli e regala deliziosi paesaggi bucolici, con una cura amorevole per i dettagli e la luminosità.

Chi ha amato La principessa Mononoke ritroverà tematiche simili, quali lo slancio ecologista e la presenza di un impero decadente e belligerante, sebbene il potere di suggestione della creatività di Miyazaki resti un lontano ricordo. Ma è anche da questi passi coraggiosi, ancorché stentati, che transita il cammino del difficile ricambio generazionale dell'anime d'autore nipponico.