Un film di Giulio Base. Con Francesco Centorame, Michele Favaro, Linda Pani, Tommaso Santini, Luca Predonzani, Gianna Paola Scaffidi, Giancarlo Giannini, Giulio Base, Paolo Rozzi. Genere Drammatico - Italia, 2025. Durata 90 minuti circa.Una storia di dissidi che ci fa riflettere sul presenteLa storia di Almerigo Grilz, un giornalista inviato di guerra caduto durante un reportage.di Paola Casella
Trieste, 1977. In una piazza della città si scontrano due gruppi di giovani militanti di destra e di sinistra. Almerigo Grilz, attivista del Fronte della Gioventù, fa a botte con Vito Ferrari, che proviene (probabilmente) dalle fila della Federazione Italiana Giovanile Comunista. Quando arriva la polizia però i due si aiutano reciprocamente a fuggire, ma solo Grilz viene catturato e spedito in carcere. Molti anni dopo Ferrari, uno dei padri fondatori di Radio Popolare, è convocato a Trieste per partecipare ad una riunione dell'Ordine dei Giornalisti che dovrà deliberare sull'opportunità o meno di dedicare una targa alla memoria di Grilz. Almerigo infatti, dopo gli anni della militanza triestina, è diventato un celebre fotoreporter di guerra dell'agenzia freelance Albatross, fondata insieme a Gian Micalessin e Fausto Biloslavo, amici e sodali del Fronte della Gioventù, ed è stato ucciso sul campo, a soli 34 anni. Come si esprimerà Ferrari?
Giulio Base scrive e dirige Albatross con l'intento dichiarato di non fare "né un ritratto celebrativo né un atto d'accusa". La sua speranza, altrettanto dichiarata nel pressbook, è che il film sia "uno stimolo a prestare sincera attenzione a chi ci sta di fronte. Anche e soprattutto a chi la pensa diversamente da noi. Perché forse solo così possiamo sottrarci alla fretta delle opinioni, all'impoverimento del pensiero, alla gabbia delle appartenenze". Una premessa encomiabile e condivisibile, ma la riuscita di un film non si può valutare dai suoi intenti.
La vera domanda da porsi, in sede di critica cinematografica, è: Albatross è un film riuscito? E purtroppo la risposta è: non molto, in primis perché la messinscena di un'epoca travagliata come la stagione degli estremismi giovanili anni Settanta non può essere limitata ad una scena di dissidi tutto sommato indolori e ad un episodio di solidarietà, dandosi la mano al di là delle rispettive differenze, "come Nietzsche e Marx" davanti al Giulio Cesare. Chi ha vissuto quella stagione ricorda bene come le rivalità fossero acerrime e sanguinose, e alcuni personaggi fossero particolarmente violenti.
A questo proposito Base fa un inserto davvero generoso prendendo su di sé il ruolo di un giornalista di sinistra (di oggi) che ricorda alcune delle azioni assai poco encomiabili di Grilz, all'epoca passate al vaglio delle autorità giudiziarie. Il fatto che il personaggio di Ferrari sia inventato è un altro dei problemi del film: sarebbe stato utile trovare un vero militante di sinistra dell'epoca di cui raccontare luci, ombre e responsabilità, e che avesse davvero un ricordo positivo di Grilz.
Quell'epoca, e quei personaggi, rimangono invece appena abbozzati e mancano della rotondità, e soprattutto delle ombre (sia a destra che a sinistra), che hanno funestato l'epoca. Inoltre manca, nella parte del film che mostra l'attività di Grilz come fotoreporter, un approfondimento sul suo passaggio dalla politica al giornalismo puro (sempre che, come afferma il personaggio interpretato da Base, Grilz non abbia scelto di seguire prevalentemente le guerre anticomuniste, in coerenza con le sue convinzioni). L'assunto di Albatross è che l'informazione possa essere neutrale, e sarebbe giusto che fosse così, ma è difficile pensare che chi è partito da un imprinting ideologico tanto schierato se ne possa liberare facilmente. O meglio: essendo il film diviso in due stagioni distinte della vita del protagonista (la militanza politica giovanile e la professione di reporter di guerra) sarebbe stato importante che il film raccontasse nel dettaglio proprio la progressione graduale di quella transizione, e le ragioni di quella assunzione di responsabilità, se c'è stata.
Base dimostra coraggio nel maneggiare una materia incandescente, e per fortuna non risparmia i riferimenti all'apologia del fascismo come reato vietato dalla Costituzione, così come alla tendenza di entrambi i campi ad appiattire la complessità del reale e ad affibbiare facili etichette. E le scene di battaglia sui fronti di Cambogia, Afghanistan, Angola, Libano e Mozambico funzionano per immediatezza e ferocia. Andavano invece maggiormente coltivati gli accenni alla manipolazione occulta degli estremismi da parte delle istituzioni, dei servizi segreti e della Cia per alimentare quella "strategia della tensione" che ha fatto dei Grilz e dei "Ferrari" utili pedine.
L'invito di Base ad "avere una visione della realtà più larga" e ad evitare "i paraocchi del conformismo" è meritevole, ma per onorarlo sarebbe stato saggio restituire maggiormente Grilz come il personaggio controverso che è stato, come esigenza drammaturgica prima ancora che come attendibilità storica. Inoltre i suoi due soci nella narrazione non hanno quasi nome e appaiono come figurine incidentali, persino più della fidanzata (inventata) di Almerigo: Base è capace di ben altra profondità nelle caratterizzazioni, vedi ad esempio il suo sfaccettato Bar Giuseppe.