Un film di Len Wiseman. Con Ana de Armas, Anjelica Huston, Gabriel Byrne, Lance Reddick, Norman Reedus, Ian McShane, Keanu Reeves, Catalina Sandino Moreno, Anne Parillaud, Abraham Popoola, David Castaneda, Sharon Duncan-Brewster, Togo Igawa, Caleb Spillyards, Marc Cram, Juliet Doherty, Robert Maaser, Soo-young Choi, Doo-hong Jung, Rila Fukushima, Waris Ahluwalia, Daniel Bernhardt, Anna Schmidtmajerová, Jackson Spidell, James Beaumont. Genere Azione - USA, 2025. Durata 125 minuti circa.Lo spin-off di Una storia di vendetta che vede come protagonista una ballerina dal passato turbolento.di Luigi Coluccio
Un gruppo di uomini e donne con uno strano marchio sul polso, l'omicidio del padre, la fuga per la vita - questo è tutto quello che la piccola Eve ha impresso del suo passato. Dopo anni di addestramento in coreografici balletti con e senza la pistola grazie alla protezione della Ruska Roma, Eve è pronta a prendersi il suo posto nel mondo come Kikimora, figura leggendaria del folklore slavo e assassina di punta del clan. In una delle sue missioni, però, Eve si imbatte di nuovo in quel marchio al polso, e una volta che la Direttrice si rifiuta di rivelarle cosa sa, la Kikimora imbocca il suo sentiero di vendetta, disposta persino ad incontrare il Boogeyman in persona, cioè John Wick.
C'è il mondo di John Wick, c'è Keanu Reeves stesso e c'è anche una sequenza action con i lanciafiamme da annotare.
E dunque, a chi conveniva questo Ballerina? In scienza e coscienza, a molti: c'è la Lionsgate, reduce da un annus horribilis 2024 con sette fallimenti consecutivi al botteghino, dalla scommessa Coppola di Megalopolis all'azzardo Eli Roth con Borderlands; poi Len Wiseman, il regista-produttore con un piede nei '90 e la testa pure, basta scorrerne la filmografia innalzata sulla faida vampiri vs. licantropi di Underworld, il seguito-dei-seguiti Die Hard - Vivere o morire e il remake Total Recall - Atto di forza; e infine Shay Hatten, sceneggiatore appena trentenne all'esordio con uno script su una danzatrice-killer che poi diventerà il film con Ana de Armas - e già, ci mettiamo anche l'attrice ispano-cubana, alla ricerca del posizionamento definitivo nello star system hollywoodiano.
Una decade fa era successo lo stesso con il primo John Wick - Chad Stahelski e David Leitch dovevano ancora dirigere un film dopo l'arena come stunt coordinator e la gavetta come registi delle seconde unità, la loro 87Eleven Productions era in lizza per il salto di qualità e lo stesso Keanu Reeves cercava il ruolo per rilanciarsi di nuovo dopo l'icona-Eletto di Matrix. Quattro film dopo, un miliardo e spiccioli di incassi, un prequel a fumetti e la serie tv The Continental, la trinità composta da Stahelski, Reeves e Basil Iwanyk (produttore con la sua Thunder Road) è ancora lì ad esporre, arrangiare e approvare ogni nuova iterazione dell'universo-Wick.
Che vuol dire aver coreografato anche Ballerina - in tutti i sensi. Già, perché il film di Wiseman, al netto della (giusta) ricerca di un'originalità estetica e narrativa e interpretativa, nasconde sotto di sé una (altrettanto giusta) strisciante tensione di messa in scena e ragionamento sul "lore" nel quale è immerso. Senza andare a mettere in fila i rumors sulla produzione del film partita senza la trinità di cui sopra, e poi rimessa in carreggiata con due settimane di riprese aggiuntive sempre da Stahelski/Reeves/Iwanyk, si riesce quasi a leggere, per converso, per sottrazione, quanto ci sia stata una spinta centripeta e una centrifuga nella realizzazione di questo quarto capitolo e mezzo.
Ballerina, infatti, parte come side-project, poi si trasforma in spin-off e infine diventa cross-over, cercando contemporaneamente di erigere una propria mitologia e di espandere il racconto fondativo da cui prende le mosse. Ma lo scarto sta, da un lato - e come in ogni sana narrazione popolare di massa - nella propria auto-evidenza, e nell'altro nel suo essere un'operazione a somma zero: Eve è il nuovo puntello dell'universo-Wick e ha come antagonista principale una setta che ripudia le regole fissate dalla Gran Tavola. Eve esplora l'universo-Wick senza mai mostrarci nulla di nuovo. L'atlante, insomma, è ribaltato, ma ciò non porta a tracciare nuove mappe.
Certo, ci sono sempre la sovrapposizione tra Vecchio e Nuovo Mondo come la sfiducia del singolo nei confronti di un ordine che esiste ed è malvagio, ma mentre Eve fa i primi passi nel gran gioco degli assassini John Wick sta per lasciarlo, se Eve è la Kikimora che protegge, John Wick è il Boogeyman che uccide, quando Eve tradisce ogni giuramento John Wick è pronto a rinsaldarli. Tutto viene riportato al grado zero - al primo capitolo? -, senza monete, accordi, pesi e contrappesi, il genere si fa più "bondesco" che "wickiano" (del resto Ana de Armas è la Paloma di No Time To Die) e il gun-fu si stempera in altri oggetti-contro-corpi.
Wiseman non intende minimamente imboccare il sentiero dell'iperrealismo che sborda nel post-realismo di John Wick 4, non è quella la sua formazione, il suo sguardo, il suo - letteralmente - mondo, quindi rallenta, decomprime, inspessisce, però non torna indietro al pre-Stahelski della shaky-cam di The Bourne Supremacy, come potrebbe? Piuttosto si colloca in una sorta di limbo neo-classico, simil-moderno ma forse mai davvero contemporaneo, in attesa di capire come si evolverà in piccolo l'universo-Wick e in grande la coreografia action del futuro. O è il contrario, vista l'influenza della quadrilogia del Boogeyman, del quale forse è previsto un quinto capitolo, forse no. E poi un altro giro di danza per Ballerina. O forse no.