VORTEX

Locandina Un film di Gaspar Noé. Con Dario Argento, Françoise Lebrun, Alex Lutz. Genere Drammatico - Argentina, Italia, 2021. Durata minuti circa.


Trama

In un piccolo appartamento di Parigi vive una coppia di anziani signori: lui è un critico cinematografico, lei una terapista in pensione. Lui sta cercando di scrivere un libro sui sogni, lei esce ancora spesso di casa, ma un po' alla volta si dimentica le cose, perde oggetti, smarrisce la strada. Talvolta i due ricevono la visita del figlio adulto, il quale cerca inutilmente di convincerli a trasferirsi in una casa di riposo. La vita prosegue e la demenza senile della donna complica sempre di più le giornate di entrambi.

Interpretato da Dario Argento e Françoise Lebrun, un dramma familiare che ricorda da vicino Amour di Michael Haneke per il modo in cui racconta con lucidità il progressivo invecchiamento di una coppia.

All'apparenza l'ultimo film di Gaspar Noé, presentato nella sezione Cannes Première in una versione finita da pochi giorni, si distingue in maniera sorprendente dalla produzione classica del regista: non è un tour-de-force visivo, non ha i colori pop e le provocazioni a cui siamo abituati ed è al contrario una riflessione meditata sull'invecchiamento e sull'avvicinamento alla morte.
Il riferimento immediato è ovviamente ad Amour di Haneke, di cui Vortex potrebbe essere una sorta di ripresa stilizzata. In scena ci sono letteralmente due personaggi, ciascuno protagonista della propria parte di schermo in inquadrature in split screen che occupano buona parte del film (a parte o quasi una bella ripresa della coppia seduti su un terrazzo fra i tetti di Parigi, chiusa da una panoramica che porta significativamente sul nero di un muro in mattoni...). Da un lato c'è il marito, interpretato da Dario Argento, con tutto il suo carico di riferimenti cinefili e orrorifici, un critico impegnato a scrivere di cinema e di sogni con la medesima esuberanza del regista; dall'altro c'è la moglie terapista, la bravissima Françoise Lebrun di La maman et la putain (oggi invecchiata ma ancora riconoscibilissima), affetta dai primi segnali dell'Alzheimer e vero fulcro narrativo del film. Lo spettatore è chiamato a scegliere quale delle parti seguire, lasciando che lo sguardo si perda nell'incertezza del racconto e colga il duplice cammino verso la fine dei due protagonisti.
La dedica iniziale del film è rivolta coloro "il cui cervello si decomporrà prima del cuore", ed è una dichiarazione al tempo stesso cinica e straziante. Il vortice del titolo, nell'unica scena ardita del film, realizzata da Noé con la consueta maestria sospesa tra il sorprendente e il pacchiano, è quello di uno sciacquone ripreso in modo tale da vedere un mucchio di carta risucchiato dall'acqua, mentre ancora si scorgono alcune parole confuse parole stampate: come a dire che siamo tutti trascinati dal vortice della vita - ciascuno con la propria storia e il proprio spazio - e che la razionalità dei pensieri viene spinta verso quella "insalata di parole" che la medicina individua come uno dei primi segnali della demenza senile.
Come già in Enter the Void, ma con un grado di sensibilità e una raffinatezza sorprendenti, Noé racconta lo spazio sospeso tra vita e morte. Se questa volta non entra negli stati intrapsichici della mente è perché la mente di uno dei personaggi del film - il più interessante dei due, la terapista che per una vita ha studiato i pensieri altrui e ora sta perdendo il controllo di tutto - si sta lentamente spegnendo.
Il ritmo del film è per questo lento, compassato, estenuante, la durata senza dubbio eccessiva, ma il procedimento di Noé è necessario al senso generale del film. Vortex si abbandona ai tempi incerti della vita, è artificioso, gratuito, eppure al tempo stesso improvvisato. È un'opera ardita, sottilmente disturbante e di una lucidità tale da riuscire a rappresentare l'inesorabile.