DUE DONNE AL DI LÀ DELLA LEGGE

Locandina Un film di Raffaele Schettino. Con Mara Calcagni, Raffaele Schettino, Jean-Paul Denizon, Luisa De Santis, Clara Galante. Genere Drammatico - Italia, 2022. Durata 90 minuti circa.Il film prende ispirazione da una storia veraLa storia di una famiglia italiana in un tempo passato, ma con una maturità sociale che oltrepassa i tempi attuali.di Paola Casella


Trama

Anditri, Irpinia, 1919. Donato e Anna De Martino sono una coppia serena che gestisce una fattoria sottratta ai latifondisti e aspetta con ansia un figlio che tarda ad arrivare. Marisa è una giovane donna figlia di padre còrso cresciuta in parte in Corsica, in parte in Sardegna: quando il padre viene ucciso da un'esplosione nella cava dove lavora come spaccapietre Marisa, che ha studiato, viene assunta da Anna per tenere la contabilità della fattoria. Ma presto Donato si innamora della giovane donna e lei di lui, mentre Anna si dispera per il tradimento e per quel figlio tanto desiderato e ancora negato. Forse però sarà possibile creare un'unità famigliare unica, in largo anticipo sui tempi, che soddisferà i desideri di tutti.
Raffaele Schettino scrive (con Domenico del Mastro, dirige, monta, interpreta e produce un film fieramente (e veramente) indipendente che affronta il tema dell'emancipazione femminile tanto difficile da raccontare in Italia. I suoi intenti sono genuini, ma la realizzazione del film è ondivaga: da un lato Schettino è animato da uno spirito curioso che viaggia fra il melodramma e la sceneggiata, mantenendo una certa ironia e una certa cura nello stile che ricorda (e omaggia) il cinema muto coevo della storia che racconta, descritta da un cartello iniziale come realmente "accaduta nel Sud all'inizio del secolo scorso". C'è un certo gusto compositivo ed estetico, nonché un certo desiderio di sperimentare, nelle inquadrature e nelle tecniche di ripresa, che accomuna Schettino al giocoliere che è il suo Donato De Martino.
Dall'altro lato i dialoghi sono lontanissimi dalla naturalezza e dal modo di esprimersi che possiamo immaginare avessero i contadini dell'epoca e le protagoniste femminili hanno una consapevolezza di genere troppo avanzata per l'epoca (mentre la madre di Donato ragiona davvero come una donna del suo tempo), malgrado la lettura corsara di "Una donna" di Sibilla Aleramo. E Sonja Birgit Berg nel ruolo di Marisa, complice anche la sua scarsa familiarità con la lingua italiana, declama invece di parlare e si esprime in un linguaggio artificioso e innaturale.
È un peccato perché la contestualizzazione iniziale post Prima Guerra Mondiale, con accenni alle campagne per il voto alle donne e alla crescita dell'occupazione femminile, lasciava ben sperare. Lo stratagemma dello Scazzamauriello (una sorta di monaciello locale) cerca di aggiungere un po' di realismo magico ad una storia che mette troppa carne al fuoco, fra grandi proclami e smaccati simbolismi (uno per tutti: l'inquadratura "bergmaniana" di una delle scene finali). Spicca però per luminosità e carisma Mara Calcagni (Anna), che speriamo di vedere in future produzioni.