FUORI

Locandina Un film di Mario Martone. Con Valeria Golino, Matilda De Angelis, Elodie, Corrado Fortuna, Antonio Gerardi, Stefano Dionisi, Sylvia De Fanti, Francesco Gheghi. Genere Drammatico - Italia, Francia, 2025. Durata 115 minuti circa.


Trama

Roma, 1980: la scrittrice Goliarda Sapienza è appena uscita dal carcere, dove è stata rinchiusa per aver rubato e rivenduto dei gioielli. Ora che è fuori, deve trovarsi un lavoro per impedire lo sfratto dal suo appartamento, e cerca di tutto, compresi incarichi di cameriera e domestica, perché le sue collaborazioni come correttrice di bozze e giornalista non sono sufficienti. Nel cassetto ha il manoscritto di "L'arte della gioia", che sarà pubblicato solo postumo e osannato a livello internazionale: ma al momento nessuno lo vuole (e in Italia nessuno lo pubblicherà fino a dopo l'enorme successo oltralpe). Nel tempo sospeso dopo la sua scarcerazione Goliarda trova conforto solo nella presenza di due ex compagne di carcere, Roberta e Barbara, l'una arrestata per motivi politici, l'altra per aver aiutato un malvivente di cui è innamorata.
Fuori si basa in buona parte sui due romanzi in cui Goliarda Sapienza ha raccontato la sua esperienza carceraria e ricostruisce lo spaesamento della scrittrice, una volta rientrata in quello che la gente perbene chiama la normalità.
Il resoconto ha forti richiami con la parabola della protagonista del romanzo "L'arte della gioia" nel personaggio di Roberta, una sorta di Modesta di inizio anni Ottanta, la stagione post anni di piombo che ancora ne conserva la volontà eversiva ma ha già perso la speranza di cambiare il mondo. Anche Roberta è capace di tutto, un cavallo selvaggio cui è impossibile mettere le briglie, e Goliarda l'ama per questo, considerandola un po' figlia scapestrata e un po' un suo alter ego più disinibito e coraggioso.
Valeria Golino, che conosce a fondo la figura di Sapienza anche per averla a lungo studiata in preparazione alla sua regia della serie L'arte della gioia, ne coglie alla perfezione l'elusività e lo straniamento, vagando per il film peripatetico diretto da Mario Martone e da lui scritto insieme a Ippolita di Majo con la sensazione palpabile di una non appartenenza, non alla sua epoca o al suo contesto, ma all'esistenza tutta, e del suo sentirsi molto più affine alle carcerate che ai frequentatori dei salotti dell'intellighenzia. La sua Goliarda ha fame di vita (oltre che tentazioni di morte) e trova in Roberta e Barbara, rumorose, sopra le righe e sfacciate, le portavoce del suo grido inespresso.
Per contro l'interpretazione di Golino è magistrale nel mantenersi sottotono e nel giocare in sottrazione, resistendo alla tentazione facile (cinematograficamente parlando) di mostrarsi istrionica e creare il ritratto di un'artista follia e sregolatezza. Le sue tenerezza e malinconia nel dare voce a Goliarda mostrano un rispetto profondo verso un'autrice che desiderava vedere amato il suo romanzo e non ci è riuscita nel suo tempo di vita: "Quel libro sono io", dirà, con commovente sincerità. Lei e le sue due amiche "sono dentro anche quando sono fuori", e solo quando sono insieme si sentono libere: bellissima la scena in cui cantano fuori da Rebibbia e i detenuti rispondo unendosi al canto.
Matilda De Angelis ed Elodie incarnano Roberta e Barbara con intensità e gusto, creando siparietti verbali che sono agili duelli, anzi trielli ogni volta che Goliarda si inserisce nella conversazione: scontri amorevoli e sanguigni che neutralizzano il silenzio e cercano di dare un senso alla vita..
La regia di Martone le asseconda, seguendo l'andamento (volutamente) scomposto della narrazione che richiama la scrittura fluviale de "L'arte della gioia". Goliarda, Roberta e Barbara si collocano fuori dalla realtà, e quando dicono di "essere uscite" lo fanno con una punta di rimpianto e un'ombra di spavento nei confronti di quella "piccola galera giudicante" che è la società in cui vivono, dove "sono gli altri che ci ammalano".
Fuori è una storia tutta al femminile agevolata da molte mani maschili - oltre a Martone ci sono il direttore della fotografia Paolo Carnera e il montatore Jacopo Quadri - con enorme delicatezza, ben diversa dall'arroganza di Enzo Biagi e l'ostentata indifferenza di alcuni spettatori eccellenti durante l'intervista a Sapienza che appare nei titoli di coda.
Con il suo andamento scomposto e apparentemente distratto, Fuori è il racconto fedele di un percorso interiore che si dipana in modo disordinato ma non casuale, e porta in sé l'eredità di Cassavetes nella capacità di mostrare l'animo femminile nella sua complessità con totale aderenza emotiva, senza inseguire una trama canonica perché non c'è nell'esistenza: solo esseri umani che annaspano per mantenersi a galla.