LILO & STITCH

Locandina Un film di Dean Fleischer-Camp. Con Maia Kealoha, Chris Sanders, Sydney Agudong, Zach Galifianakis, Billy Magnussen, Hannah Waddingham, Tia Carrere, Courtney B. Vance, Amy Hill, Jason Scott Lee, Faith Fay, Christian Yeung, Skyler Bible, Don Nahaku, Alex Denney, Kym Miller. Genere Avventura - USA, 2025. Durata 108 minuti circa.Una giovane ragazza e un cane alienoIl remake live action del film d'animazione Lilo & Stitch del 2002.di Pedro Armocida


Trama

Una solitaria bambina hawaiana di nome Lilo, sorellina di Nani, stringe un forte legame di amicizia con un alieno a cui dà il nome Stitch credendo si tratti di un cane. In realtà l'esperimento 626 è stato creato dallo strambo scienziato Jumba Jookiba come arma di distruzione. Ora che Stitch è giunto sulla terra per sfuggire al controllo del suo creatore dovrà vedersela sia con gli umani che con gli alieni che lo inseguono.
Disney prosegue il progetto di portare sul grande schermo, in live action, i suoi classici di animazione. Questo remake di Lilo & Stitch del 2002 risulta essere uno dei più convincenti.

Sarà la forza innovativa della storia già presente nell'originale animato, sarà la visione del regista Dean Fleischer Camp, già autore dello splendido lavoro in stop motion Marcel the Shell, sarà la scelta azzeccata delle interpreti delle due sorelle protagoniste, fatto sta che Lilo & Stitch in versione live action funziona soprattutto perché ancorato in un certo modo alla realtà. Certo c'è tutta la parte fantascientifica con Stitch che, in realtà, non ha un nome ma un codice - Esperimento 626 - che viene dal pianeta Turo, dove è stato creato per fare solo danni dallo scienziato pazzo Jumba Jookiba ed è in procinto di essere 'alienato' dalla Presidentessa (così nella versione italiana) della Federazione delle Galassie Unite. È insomma un alieno emarginato dalla sua comunità che, in fuga sulla terra, trova una famiglia un po' "scassata", con Lilo Pelekai che, dopo la tragica scomparsa dei genitori, vive con la sorella appena maggiorenne Nani. Lilo, sei anni, accoglierà quello che le sembra un cane anche se blu, dandogli il nome di Stitch e tenendolo in casa contro il volere della sorella che ha già un bel da fare con gli assistenti sociali pronti a valutare, negativamente, il loro vivere da sole.
Come nell'originale, la forza del racconto contemporaneo trova piena soddisfazione nell'ambientazione delle isole Hawaii che, nell'immaginario collettivo, richiamano gli echi di una cultura atavica, ora diventata troppo turistica (ma Lilo sa come approfittarsene 'squattando' nei lussuosi resort dove utilizza a sbafo i servizi), senza rinunciare a ricordare anche i miti più moderni come Elvis Presley che è stato un cantore e un interprete di quelle isole. C'è dunque un interessante commistione di passato, presente e futuro nella sceneggiatura di Chris Kekaniokalani Bright e Mike Van Waes che hanno all'attivo, curiosamente, solo un pugno di copioni.
Su queste tre assi temporali e sugli elementi della natura delle Hawaii, in primis l'Oceano, si muove la regia di Dean Fleischer Camp che tiene insieme una messa in scena spesso vorticosa, per via del comportamento dell'irrefrenabile Stitch, ma anche per la creazione di complessi portali temporali utilizzati dai due antagonisti della storia, Pleakley e Jumba infiltrati sulla terra per riprendersi la creatura dispettosa. La scelta per i loro personaggi di due attori ben attrezzati, anche nella commedia, come Billy Magnussen e Zach Galifianakis risulta vincente per i tempi comici della strana coppia così come la scoperta della giovanissima protagonista Maia Kealoh, autoctona proprio come la sorella, interpretata da Sydney Agudong, dà verità e fluidità a tutta la storia.
In questa dimensione di accordo e di rispetto con il luogo che ospita la vicenda, ecco che il concetto di 'ohana', che nella cultura hawaiana significa 'famiglia' in senso esteso, diventa il fulcro di tutta la seconda parte del film declinato splendidamente, come nella più classica tradizione Disney, con l'affermazione dei buoni sentimenti che, alla fine, hanno sempre la meglio sulle avversità della vita qui rappresentate, in alcuni momenti, con un livello di drammaticità abbastanza inusuale.
Perché è sempre il tempo di un film Disney in cui (ri)affermare un messaggio di inclusività e di pace che è naturale, e per questo mai stucchevole.