TAPIRULÀN

Locandina Un film di Claudia Gerini. Con Claudia Gerini, Claudia Vismara, Stefano Pesce, Maurizio Lombardi, Corrado Fortuna, Antonio Ferrante, Niccolò Ferrero, Lia Grieco, Anita Kravos, Marcello Mazzarella, Fabio Morici. Genere Drammatico - Italia, 2022. Durata 100 minuti circa.Una donna costretta ad affrontare i fantasmi del passatoLa meticolosa routine di Emma viene stravolta dall'arrivo della sorella che non vedeva da 26 anni.di Paola Casella


Trama

Emma fa la consulente psicologica online, e tiene le sue sedute mentre corre sul suo tapis roulant perché, dice, l'aiuta a mettere a fuoco le idee, in una forma di allenamento mentale che è anche "disciplina e rigenerazione". In realtà quella corsa è anche una fuga da se stessa, e occuparsi dei problemi degli altri è un modo per non dover affrontare i propri. Dunque Emma dà consigli a un ossessivo compulsivo, un padre inconsolabile, una moglie picchiata dal marito, un ragazzo gay e un altro affetto da attacchi di panico, ma non sa darsi il suggerimento giusto. E quando la sorella minore Chiara la raggiunge online con una notizia dolorosa, per Emma è più facile interrompere la conversazione che rimanere in ascolto.
Claudia Gerini debutta alla regia con un progetto difficile, perché ambientato tutto in un interno (la casa di Emma) e costellato di scambi online e al cellulare, fra i più difficili da gestire visivamente.
Gerini è anche costantemente in scena poiché interpreta la protagonista, ed è altrettanto costantemente in movimento su quel tapis roulant che à il titolo al film. Tuttavia la sua regia funziona perché riesce a mantenersi mossa e vivace, complice anche il buon montaggio di Luna Gualano e la fotografia nitida di Beppe Gallo, e non cade mai nell'errore di risultare soffocante e tediosa.
È particolarmente interessante il modo in cui Gerini, spesso attrice oggettivizzata dalla cinepresa per via della sua innegabile avvenenza, come regista scelga di non sessualizzare mai il suo personaggio, inquadrandone il corpo senza malizia, spesso destrutturandolo (come è destrutturata la mente di Emma, dietro il controllo apparente), ma mai rendendolo mero oggetto del desiderio. È un modo molto efficace di riappropriarsi di una soggettività spesso negata, e di restituire dignità e autonomia al corpo femminile sul grande schermo senza per questo renderlo meno attraente.
Quel che funziona meno bene sono la sceneggiatura di Antonio Baiocco e Fabio Morici (con la collaborazione della stessa Gerini) e i dialoghi di Silvia Morricone e Maria Rita Porretto, perché tutto è troppo scritto e artificioso: un'architettura drammaturgica rigida e innaturale che sembra derivare dalla consuetudine televisiva (vedi la serie In Treatment, ma senza la sua originalità) più che dalla realtà. Questo rende la storia di Emma eccessivamente cerebrale, laddove la forza interpretativa di Gerini è sempre stata il suo istinto e la sua immediatezza. Auguriamo alla neoregista un prossimo lavoro più schietto e meno narrativamente manierato, ovvero più vicino alla sua personalità generosa che alla scrittura eccessivamente calcolata dei suoi sceneggiatori.