Un film di Abderrahmane Sissako. Con Nina Melo, Han Chang, Ke-Xi Wu, Michael Chang (II), Yu Pei-Jen, Huang Wei, Emery Gahuranyi, Isabelle Kabano. Genere Drammatico - Francia, Lussemburgo, Mauritania, 2024. Durata 110 minuti circa.Cambiamenti epocaliIl ritorno di Abderrahmane Sissako, regista del capolavoro candidato agli Oscar Timbuktu, con una storia d'amore che non conosce limiti né frontiere.di Giancarlo Zappoli
Aya ha lasciato dinanzi all'officiante colui che doveva diventare suo marito. Ha abbandonato poi la Costa d'Avorio per andare a vivere a Guangzhou (Canton) nel quartiere denominato "Chocolate City" perché abitato da numerosi immigrati africani. Qui lavora per Cai, un coltivatore e raffinato estimatore delle più diverse specie di piante del the. Tra i due nasce progressivamente un'intimità non priva di problemi.
Il ritorno al lungometraggio di Abderrahmane Sissako ci propone l'incontro tra due mondi culturalmente molto distanti ma che possono comunicare sul piano del sentire.
È un film fatto di attese e di scoperte quello che riporta sul grande schermo il regista mauritano candidato al Premio Oscar (con Timbuktu). Lo fa in un contesto del quale le cronache del mondo politico economico ci parlano come di un'indiretta colonizzazione di molti Paesi del continente africano da parte della Repubblica Popolare Cinese. Indiretta ovviamente perché esercitata sul piano della penetrazione commerciale e dello sfruttamento delle risorse naturali.
Qui abbiamo una storia che tiene conto di quanto sopra ma sposta l'attenzione sul rapporto tra le persone e le culture. Aya è una donna indubbiamente determinata. La incontriamo mentre sta per sposarsi ed è in procinto di rispondere "No" alla domanda di rito per poi, con un notevole stacco temporale, trovarla perfettamente inserita e padrona della lingua nella terza città più grande della Cina. Così inserita da voler apprendere tutti i segreti della ritualità cinese per quanto riguarda la bevanda di cui il suo datore di lavoro è cultore.
Quella ritualità presuppone anche un approccio filosofico che andrebbe applicato anche alla vita dei due protagonisti e alle vite in generale. Perché Sissako, a differenza dell'indimenticabile Wong Kar-wai di In the Mood for Love, non si concentra solo sulla coppia ma allarga la propria lettura anche ad altre realtà che provano sentimenti a volte facilmente definibili ed altre meno. Nel fare ciò ci propone un'integrazione e un dialogo possibili fra culture ma anche delle chiusure ancestrali che non hanno smesso di allungare le estremità delle loro radici sul presente.
È un film costellato di riflessi e di riverberi luminosi il suo, quasi che la realtà che viene rappresentata avesse poi l'urgenza di sfrangiarsi e di perdere quella lucidità e sequenzialità di tempi e di azioni che il rito del the richiede. Si ha allora l'inserimento di elementi sui quali lo spettatore viene spinto ad interrogarsi per poi ricevere una risposta che finisce con il porre nuovi quesiti.
Su tutto però si stagliano, con pacatezza e con pudore, le due figure dei protagonisti più quella della ex moglie di Cai. Tutti alla ricerca di una felicità che sembra risiedere in obiettivi per i quali l'allocuzione 'per sempre' non trova un suo reale spazio.