CUORE SELVAGGIO

Locandina Un film di David Lynch. Con Nicolas Cage, Laura Dern, Willem Dafoe, Brent David Fraser, Diane Ladd, Calvin Lockhart, Isabella Rossellini, Harry Dean Stanton, Grace Zabriskie, Sheryl Lee, Freddie Jones, Pruitt Taylor Vince, Crispin Glover, John Lurie, Tracey Walter, Scott Coffey, Frances Bay, Jack Nance, David Patrick Kelly, J.E. Freeman, Charlie Spradling, Marvin Kaplan, Morgan Shepherd, Bellina Logan, Glenn Walker Harris jr., Eddy Dixon, Michele Seipp, Sally Boyle, Gregg Danddrige, Bob Terhune, Jack Jozefson, Albert Popwell, Shawne Rowe, Cheryl Lee, Tommy G. Kendrick, Frank Collison, Zachary Berger. Genere Drammatico - USA, 1990. Durata 127 minuti circa.Tra road movie e fiaba nera, il lavoro più pulp del regista di Twin Peaks, punto di svolta di una carriera all'insegna degli eccessiTratto dall'omonimo romanzo di Barry Gifford, vincitore della Palma d'oro al 43° Festival di Cannes.di Emanuele Sacchi


Trama

Sailor è uno scapestrato uscito di galera; Lula è una ragazza ribelle, stuprata in tenera età dal viscido zio. Tra i due è amore, di quello folle e sregolato, che li porterà a fuggire dal North Carolina e dalla perfida madre di Lula, Marietta. Lei si rivolge ai gangster per scovarli e per riportare a casa la ragazza.
Il film che vale a David Lynch, fresco reduce dal successo televisivo di Twin Peaks, la Palma d'oro a Cannes è un concentrato di temi cari al regista: l'America selvaggia che crede in Elvis Presley e nei diner a buon mercato, l'orrore celato sotto la quotidianità di provincia, l'atmosfera da fiaba nera surreale che assomiglia terribilmente alle nostre vite.Ma il soggetto questa volta non è originale e deriva dal romanzo omonimo di Barry Gifford, grandioso cantore di vicende pulp ambientate ai margini dell'America, dove la vita vale poco più di un centesimo e la legge è spesso un'opinione mal riposta. Il noir di Gifford si sposa alla perfezione con la follia visionaria di Lynch e l'esito è uno scoppiettante road movie che fa il verso a Il mago di Oz con tanto di fatina buona e strega cattiva. Rispetto alle opere successive del regista di Missoula, sempre più sperimentali e criptiche, Cuore selvaggio conserva una parvenza di trama lineare, ma il fascino del film risiede in sequenze di abbacinante bellezza, che colpiscono per l'uso dei colori - toni gialli e rossi dominanti - e di musiche ideali estratte da generi ossimorici, per rafforzare dialoghi e caratterizzare personaggi ("Wicked Game" di Chris Isaak per la scena dell'incidente mortale notturno, "Slaughterhouse" di Powermad per accompagnare le scene di rabbia omicida). La violenza è esibita e spinta al parossismo, e quindi disinnescata, come nella parabola di Bobby Peru (uno straordinario Dafoe), personaggio talmente grottesco e caricaturale da stemperare nella farsa la sua natura perversa. Ma sono tutti i ruoli, anche minori, modellati da Lynch sul canovaccio di Gifford, a sfoggiare una singolarità tale da renderli memorabili e destinati a ritornare nei sogni o negli incubi degli spettatori. Come Perdita Durango, sensuale killer al servizio del boss della mala, così suggestiva da dar vita a uno spin-off susseguente, interamente dedicato a lei (Perdita Durango di Alex De La Iglesia). Oppure la spregevole Marietta, a cui dà vita Diane Ladd, madre di Lula nella finzione e dell'attrice Laura Dern nella realtà. Potrebbe apparire come un noir o un western mascherato, ma nel profondo Cuore selvaggio è una storia d'amore, sesso e libertà, di un sentimento spontaneo che si fa carne per resistere a mille ostacoli e che rappresenta l'unica via di fuga da un mondo folle e spietato, che si pasce della sua crudeltà. Sailor e Lula si proteggono reciprocamente nel solo modo possibile, accarezzando un'idea di nucleo familiare sui generis, ma in sostanzia più simile di quanto non appaia alla filosofia dell'anziano e saggio Alvin Straight di Una storia vera. I capolavori di Lynch che seguiranno - il succitato Una storia vera, Mulholland Drive - saranno più compiuti e meno compiaciuti di Cuore selvaggio, risentendo meno della tendenza dell'epoca, ma l'impatto di Cuore selvaggio nel 1990 ha aperto la via all'evoluzione radicale dell'autore e ha contribuito ad alterare il livello di tolleranza alla violenza degli spettatori, precedendo di quattro anni Pulp Fiction, altra discussa Palma d'oro destinata a cambiare il corso del cinema. Il sodalizio tra Lynch e Gifford proseguirà con Strade perdute sei anni dopo, inaugurando l'ultima fase della filmografia di una regista senza eguali.