Un film di Elisabetta Sgarbi. Con Tommaso Ragno, Elena Radonicich, Renato Carpentieri, Michela Cescon, Mimmo Borrelli. Genere Drammatico - Italia, 2024. Durata 112 minuti circa.Incontro notturnoL'incontro tra una giovane coppia di ladri e gli abitanti di una villa sperduta dà vita a un gruppo di sogni e fallimenti.di Giancarlo Zappoli
Guido e Beatrice sono due ladri che stanno cercando di sfuggire alla cattura da parte della polizia e che sono sottoposti alle non amichevoli attenzioni di un boss malavitoso. Raggiungono nottetempo un'isola su cui sorge un'ampia villa abitata dalla famiglia Reffi. Ognuno dei componenti ha una passione particolare. C'è chi è stato direttore d'orchestra; chi, un tempo medico, ora sviluppa il suo interesse per la matematica; chi scrive romanzi e chi vorrebbe saperli scrivere. Tra il gruppo e la coppia si ingaggia una scommessa: chi abita la villa pensa di riuscirne a cambiare le attitudini. In quel caso non si provvederà a denunciarli alle forze dell'ordine.
Da un romanzo di Scerbanenco rimasto a lungo inedito un film volutamente raggelato dalla freddezza di personaggi portatori di ideali ormai sterili.
Valutare un film diretto da Elisabetta Sgarbi con i criteri che si utilizzano di solito finisce con il non focalizzare del tutto l'idea di cinema che li sottende. Sgarbi da sempre ha operato sulla ricerca facendo di ogni sua opera (corta o lunga che fosse) un'occasione per sviluppare un'indagine che andasse dalla superficie alla profondità, fosse essa di un quadro o di un testo. È ciò che fa anche in questo film a partire dall'intervento che lei ed Eugenio Lio hanno operato su un romanzo scritto negli anni'40 da Giorgio Scerbanenco, ritrovato dagli eredi e pubblicato nel 2018 da La Nave di Teseo, casa editrice di cui Elisabetta Sgarbi è l'anima nonché il direttore generale.
Ne hanno spostato l'azione sul finire degli anni '60 (su una pagina di giornale per un istante sembra di leggere il nome di Valpreda) e il loro intervento è sui personaggi (non sulle persone) che lo scrittore ha immaginato. Di personaggi si tratta perché ognuno (tranne la coppia di ladri) incarna, o pretende di incarnare, un ideale a cui ha dedicato o sta dedicando la vita.
Tutto però è rigidamente ancorato all'interno di uno schema algido ed è questa freddezza che viene volutamente conferita alla recitazione degli attori che denunciano la loro derivazione letteraria non per una mancanza di consapevolezza da parte degli sceneggiatori ma proprio (questo è ciò che si coglie) per sottolinearne l'artificiosità del pensiero e quindi delle vite.
A partire dall'ex direttore d'orchestra che ora dirige senza bacchetta i dischi sino ad arrivare all'ex medico che pretende di insegnare i numeri al proprio cane che si chiama Pangloss (con un evidente ed allusivo riferimento al Candido di Voltaire) tutti (commissario di polizia compreso) 'recitano' la parte che si sono assegnata o che vorrebbero vedersi assegnare (v. lo scrittore mancato) tranne, da un certo punto in avanti, la cameriera. Il gioco che si innesca si risolve con una scommessa di riuscire a cambiare la parte in commedia (come si sarebbe detto un tempo) ai due ladri mutandone le aspirazioni.
C'è però un ulteriore personaggio che tutto sembra potere grazie alla seduzione del decor. La villa che costituisce lo spazio dell'azione viene mostrata progressivamente dando ad ogni sua componente (si tratti delle stanze, delle scale o del più piccolo oggetto di arredo) con una attenzione estetica assoluta e messa in contrasto, a un certo punto, con l'ambiente di provenienza di Beatrice e di Guido. Vi si ritrova lo sguardo che Elisabetta Sgarbi ha sempre avuto nei confronti dell'arte con in più l'amore che ha per la propria terra d'origine. Quelle coppie ferraresi messe sulla tavola apparecchiata lo dichiarano meglio di qualsiasi altra enunciazione.