Un film di Gavin O'Connor. Con Ben Affleck, Jon Bernthal, Cynthia Addai-Robinson, Daniella Pineda, Allison Robertson, J.K. Simmons, Grant Harvey (II), Cassandra Blair, Michael Tourek, John Patrick Jordan, Kristen Ariza, Paula Rhodes, Fernando Chien, Joe Holt, Robert Morgan (II), Megan Grano, Alain Washnevsky, Catherine Adell, Jeremy Radin, Lincoln Bodin, James P. Harkins, Christopher Alvarenga. Genere Azione - USA, 2025. Durata 132 minuti circa.Il ritorno del ContabileL'atteso sequel con Ben Affleck e Jon Bernthal, diretto da Gavin O'Connor.di Luigi Coluccio
Sono passati nove anni da quando il Dipartimento del Tesoro ha smantellato, con l'aiuto del Contabile, la Living Robotics. Raymond King, l'ex-direttore dell'ufficio per la lotta ai crimini finanziari, ha lasciato il suo posto alla prescelta Marybeth Medina, ora l'unica a ricevere informazioni sul mondo criminale da parte di Christian Wolff, alias il Contabile. King, che ha aperto un'agenzia di investigazioni private, si ritrova però invischiato in un caso più grande di lui, caso per il quale viene ucciso. Tocca a Medina scoprire cosa è davvero successo, ma ancora una volta avrà bisogno dell'aiuto del Contabile.
Seguito del successo di nove anni fa, The Accountant 2 è prodotto dalla stessa Artists Equity di Ben Affleck e Matt Damon.
Quante famiglie, clan, squadre, nel cinema di Gavin O'Connor. Sono madri e figlie, capitani e sergenti, coach e atleti; sono fratelli che non si sentono da anni, nuove generazioni che non accettano i fardelli avvelenati dei vecchi, compagni che se cadono devono rialzarsi tutti insieme; sono, tutti e tutte, singoli e collettivi, in lotta contro la solitudine, il dolore, la perdita. Non c'è cinema più classico eppure più moderno di quello di O'Connor nella Hollywood degli studios dal fiato corto e nella Silicon Valley degli streamer dal battito accelerato - magari insieme ad altri, pochi, James Gray, J.C. Chandor, James Mangold.
Sono passati nove anni nella finzione e nove nella realtà tra The Accountant e questo sequel: il primo capitolo fu capace di incassare 150 milioni di dollari in tutto il mondo e di arrivare al primo posto dei film più noleggiati del 2017, mentre O'Connor nel frattempo ha attaccato una nuova storia di redenzione sul corpo extra-large(er)-than-life di Ben Affleck (The Way Back) e prodotto serie spacca-famiglie e spacca-comunità (Mare of Easttown, Seven Seconds) - senza citare lo sceneggiatore dei due Accountant, Bill Dubuque, che tra l'uno e l'altro ha creato assieme a Mark Williams un'altra incisione nel tessuto molle dell'America contemporanea, cioè Ozark.
Nove anni e siamo ancora lì, con Christian, il Contabile affetto da disturbi dello spettro autistico che vive in una roulotte Airstream e a modo suo fa giustizia dei cartelli criminali, ancora dolorosamente incapace di stabilizzare i rapporti interpersonali, vuoi con il fratello-assassino-iracondo Braxton - l'intercalare e la smorfia più vibranti dello spettacolo americano d'oggi, Jon Bernthal -, vuoi con la nuova direttrice Medina che ancora non si fida di lui e del suo traballante codice morale, con l'unico sicuro rifugio rappresentato dai bambini dell'Harbor Neuroscience Institute - quella sì missione di vita quasi evangelica per la dedizione e il sacrificio personali.
Ma tutto il resto è cambiato. Il primo film era una sorta di mosaico realizzato con tessere rappresentanti famiglie mafiose e fondi di investimento, agenzie di sicurezza e dipartimenti federali, piccoli illeciti e truffe globali, la cui immagine ricomposta mostrava il fragile equilibrio del tessuto economico-finanziario statunitense - il Dipartimento del Tesoro dipendente dagli gli stessi criminali che persegue, criminali poi finanziatori occulti e non delle speculazioni borsistiche.
The Accountant 2, invece, arriva quasi un decennio dopo, quando ad un'America polarizzata e scossa da tensioni pre-Guerra Civile non interessano più le analisi critiche sulla connivenza, di più, la dipendenza, tra capitalismo e criminalità. O'Connor - e Dubuque - sentono questo, avvertono che ci si è spostati sul terreno delle culture wars, del capitale simbolico, così rifrangono il loro film attraverso queste lenti: dal riciclaggio si è passati al problema dei migranti, dalle aziende multinazionali ai trafficanti di esseri umani, dalle collar counties dell'Illinois alle zone di confine con il Messico.
Da ingranaggio del sistema che allo stesso tempo sabota dall'interno il sistema stesso, il Contabile si è assottigliato moralmente ma affilato eticamente per diventare un angelo vendicatore che esporta salvezza e progresso, ma, ed è questo il twist retorico, lo fa dall'angolo del suo eccezionalismo individuale e non collettivo. È Christian ad opporre ai cartelli criminali e allo stesso Dipartimento del Tesoro la sua idea di mondo, l'Harbor Neuroscience Institute, presidio sociale che fa proprie le contraddizioni dell'odierna America - la sicurezza interna, l'attacco alla privacy, le speculazioni finanziarie - per resistere e anzi prosperare.
È la stessa parabola di scrittura e rappresentazione tracciata da Christian Gudegast con Nella tana dei lupi 2 - Pantera, seguito che smaltiti gli anabolizzanti del primo film uscito - anche questo non a caso - sette anni prima si arrende all'inevitabilità del conflitto umano, lì alleviato dai fraterni Gerard Butler e O'Shea Jackson Jr., qui dai fratelli Ben Affleck e Jon Bernthal. O'Connor forse vanifica qualcosa a livello di tensione e costruzione delle sequenze d'azione (vedasi il climax sì/climax no finale), lega troppo il tutto allo smottamento emotivo, però se questo seguito l'ha chiamato The Accountant squared, cioè al quadrato ma anche che si è pari, allora aspettiamo il prossimo, The Accountant cubed, terzo e ancora più massiccio.