Un film di Alex Scharfman. Con Jenna Ortega, Paul Rudd, Will Poulter, David Pasquesi, Anthony Carrigan, Richard E. Grant, Téa Leoni, Jessica Hynes, Sunita Mani, Steve Park, Nick Wittman, Narantsogt Tsogtsaikhan, Christine Grace Szarko. Genere Commedia - USA, 2024. Durata 104 minuti circa.Salvare un unicornoUn padre e una figlia investono un unicorno. Si rivolgono a una grande azienda farmaceutica per salvarlo.di Emanuele Sacchi
Elliot, dirigente vedovo di un'azienda farmaceutica, si reca con la figlia Ridley nella fastosa tenuta del suo capo, Odell Leopold. Guidando a gran velocità per il grave ritardo accumulato, Elliot finisce per investire un animale che si era fermato in mezzo alla strada: solo che non si tratta di un animale qualsiasi, ma di un unicorno. Quando la famiglia Leopold comprende che il sangue degli animali magici ha delle proprietà curative, pensa di sfruttare la scoperta a scopo commerciale. Nessuno però ha fatto i conti con l'ira di mamma e papà unicorno, assetati di vendetta.
Sull'avvenimento principale attorno a cui ruota il debutto di Alex Scharfman il titolo lascia pochi dubbi, forse consapevole che l'effetto sorpresa sia garantito in ogni caso dall'estrema singolarità del soggetto.
Lo spunto da cui parte il regista, anche autore della sceneggiatura, è un ribaltamento semantico di un feticcio dell'infanzia, ricontestualizzato in grottesco strumento di morte: idea non nuovissima, ma che fin qui non aveva mai interessato l'animale prediletto delle bambine di tutto il mondo. Dagli zainetti e dai maglioncini delle bambine il cavallo dal corno magico si trasferisce nel nostro presente, insieme al suo portato leggendario di derivazione medievale - inclusi il fatto che possa essere domato da una fanciulla dal cuore puro e che il suo sangue guarisca ogni ferita o malattia.
Superato lo choc iniziale, diviene più semplice inquadrare l'intento di Scharfman, che cala la leggenda dell'unicorno nel contesto ideale, quello degli opulenti, cinici e squallidi Leopold, che incarnano così profondamente lo stereotipo negativo del capitalismo americano da preparare il terreno all'indifferenza del pubblico di fronte al loro grandguignolesco trapasso. Death of a Unicorn non è una commedia né un horror, bensì un ibrido dei due generi, di quelli cari alle produzioni A24, che intendono rielaborare i B movies in una chiave appetibile per una fetta specifica di target blasé e radical chic. Il coté di satira politica, che vede gli Odell intenti a compiere i peggiori misfatti a scopo lucrativo che un ricco capitalista potrebbe concepire, risente della visione del Bong Joon-ho di Parasite e ancor più del Ruben Ostlund di Triangle of Sadness, ma la somma di due Palme d'oro non implica una terza come totale. La rappresentazione parossistica e gigionesca degli Odell azzera fatalmente l'effetto sorpresa, consegnando la seconda metà del film alla escalation splatter della vendetta monocornuta. C'era bisogno di un altro film su ricchi cattivi dilaniati, con catartico splatter? No, o comunque non abbastanza da giustificare il pilota automatico che subentra dopo una mezz'ora spiazzante e promettente. Gli effetti cgi, discutibili ma volutamente camp, non aiutano ad alzare il livello di coinvolgimento, che si limita all'apprezzamento per un casting pregevole - Ortega sempre più goth queen, Poulter che riprende il ruolo di spregevole cafoncello di Midsommar (benedice Ari Aster tra i produttori) - seppur parzialmente sprecato. A Death of a Unicorn manca soprattutto un target di riferimento: i fan del genere horror sono abituati a ben altro, quelli di Paul Rudd e della commedia americana un po' sboccata reggeranno a fatica ma difficilmente resteranno appagati. Se ne parlerà come di una curiosità, ma è difficile che il debutto di Scharfman lasci un segno più persistente di una scritta sulla sabbia in una giornata ventosa.