BELLE

Locandina Un film di Mamoru Hosoda. Con Kaho Nakamura, Toshiyuki Morikawa, Mamoru Miyano, Kenjirô Tsuda, Ryô Narita, Sometani Shôta, Kôji Yakusho, Tina Tamashiro, Rina Izuta, Mami Koyama. Genere Animazione - Giappone, 2021. Durata 122 minuti circa.Hosada raccoglie la sfida di raccontare il mondo online in continua evoluzioneUn toccante racconto di formazione, di legami familiari, di amore tra genitori e figli. Una storia che approfondisce l'amicizia che trascende la specie e i legami tra le nostre vite.di Roberto Manassero


Trama

Suzu, liceale della provincia giapponese, ha perso la madre da bambina e da allora non si è mai ripresa. Timida, distante dal padre, incapace di dichiararsi all'amico d'infanzia diventato nel frattempo il ragazzo più desiderato della scuola, Suzu ritrova la voglia di cantare - perduta da quando è orfana - grazie a U, una app scaricata da cinque miliardi di persone che permette di realizzare in un mondo virtuale le aspirazioni frustrate della vita vera. Dentro U, all'insaputa di tutti tranne della migliore amica, Suzu è Belle, cantante bellissima e amatissima. L'incontro con un misterioso drago detto "la Bestia" cambierà ogni cosa: spinta a scoprire l'identità dell'utente che si cela dietro la Bestia, Suzu/Belle sarà costretta a uscire una volta per tutte dall'isolamento in cui da troppo tempo vive reclusa.

Il maestro dell'animazione giapponese Mamoru Hosoda adatta La Bella e la Bestia all'epoca delle app digitali e nel confronto fra reale e virtuale aggiorna la riflessione sulle maschere che ciascuno di noi indossa per offrirsi allo sguardo degli altri.

Gli occhi sono i veri protagonisti del nuovo lavoro d'animazione di Mamoru Hosoda: occhi pieni di lacrime per il dolore; occhi coperti per la vergogna di mostrarsi al proprio amore; occhi fissi e impotente di fronte a schermi sovrapposti a centinai. Occhi, ancora, che scavano nell'anima degli altri per vedere il vero io nascosto dalle personalità virtuali o imprigionato dai traumi del passato.
Il tema cardine della poetica di Hosoda resta il medesimo: la forza dei legami familiari e la loro influenza sull'identità dei personaggi. Diversamente da Mirai, però, dove il risentimento e l'affetto di un bambino nei confronti della sorellina erano proiettati nel futuro, qui l'amore spezzato di Suzu per la madre è una zavorra che risospinge la protagonista nel passato. La voce spezzata e il canto dimenticato sono la metafora del suo dolore, della sua incapacità di uscire dalla condizione di bambina in cui la tragedia l'ha bloccata. Come in Lezioni di piano, Suzu riesce a cantare e a ritrovare la voce solamente celandosi agli occhi degli altri, prima nascondendosi sotto un tavolo durante le provo del coro di cui fa parte, poi, al cuore del racconto, interpretando un altro sé nella realtà parallela di U.
Lo spunto e la realizzazione figurativa dell'applicazione sono naturalmente debitori di Ready Player One, ma ciò che interessa veramente a Hosoda, dopo l'incipit con lo spot promozionale dell'azienda, non è tanto la dicotomia tra reale e virtuale, ma la liberazione della protagonista dal fantasma della madre e di conseguenza l'opportunità di rivelare al mondo il suo unico e vero volto; i suoi unici e veri occhi.
Anche il riferimento a La Bella e la Bestia, affrontato con gli immancabili numeri musicali richiesti dal genere animato (quasi caricaturali nel loro sentimentalismo mieloso e nella loro estetica pop), più che a un aggiornamento dello scontro fra bellezza esteriore e interiore, rimanda alla ricerca di una realtà celata dalla maschera, con la scoperta dell'identità "originaria" della Bestia e la rivelazione del trauma che ha generato le sue ferite.
Visivamente, l'animazione di Belle è giocata sull'opposizione, tipica di Hosoda, fra il fotorealismo digitale del mondo di U - che è immateriale, immaginifico, coloratissimo e pesantemente kitsch - e le campiture impressioniste della campagna, debitrici come già in Mirai della tradizione pittorica giapponese. Lungo tutto il film la tentazione del regista di sfogare il gusto per il fantastico e il meraviglioso nelle vastità del digitale è forte (e appesantisce non di poco il racconto), ma per fortuna Belle non dimentica mai la sua origine umanista, il legame con i corpi e i sentimenti dei personaggi e la rappresentazione di un confronto autenticamente drammatico, non tanto fra reale e virtuale, ma fra giovani e adulti, fra una figlia abbandonata e i suoi genitori in qualche modo entrambi traditori.
La vita vera è il cuore di Belle, e per una volta il virtuale non è il centro visivo del film, ma solo una fase di passaggio.