LA SVOLTA

Locandina Un film di Riccardo Antonaroli. Con Andrea Lattanzi, Brando Pacitto, Ludovica Martino, Claudio Bigagli, Cristian Di Sante. Genere Drammatico - Italia, 2021. Durata minuti circa.


Trama

Ludovico è uno studente di economia eternamente fuoricorso che sogna di fare il fumettista e nel frattempo ciondola per casa, con grande disappunto di suo padre, guardando da lontano la vicina di cui è da tempo innamorato. Ma un pomeriggio irrompe nel suo bell'appartamento Jack, uno sbandato che ha appena rapinato un boss della malavita e che, pistola alla mano, gli chiede di nasconderlo perché sotto il palazzo ci sono gli uomini del boss che cercano lui e la refurtiva. A poco a poco quella convivenza forzata si trasformerà in un'amicizia che segnerà un punto di svolta nella vita di entrambi.

La svolta, lungometraggio di esordio di Riccardo Antonaroli, fa ripetuto riferimento a Il sorpasso

E all'idea dell'incontro fra uno studente timido e insicuro che ha paura della vita e un bellimbusto tracotante ma estremamente vitale e carismatico, anche se invece che nel silenzio ferragostano si muove in quel sottobosco criminale capitolino che il cinema sta raccontando con grande frequenza e sempre meno originalità. Anche qui dunque ritroviamo una serie di cliché: la gang del boss, il romanesco "di strada", i duri di periferia, il coatto dal cuore d'oro che impartisce lezioni di virilità e via elencando.

Il problema è soprattutto la messinscena che fa di questi personaggi dei delinquenti "da cinema", che si muovono e parlano "come al cinema" con ben poca attinenza alla realtà e senza preoccuparsi troppo dell'improbabilità di certe situazioni e certe dinamiche relazionali.

Anche un attore istintivo e di grande presenza come Andrea Lattanzi, che ha il ruolo di Jack, a fronte dei dialoghi fittizzi inseriti in sceneggiatura (di Roberto Cimpanelli e Gabriele Scarfone) perde credibilità, e l'unico interprete che riesce in parte a smarcarsi dalla caratterizzazione stereotipata è Max Malatesta nei panni di Spartaco, un delinquente che ce l'ha a morte con il boss Caino. Del tutto stereotipati poi i ruoli femminili, con l'aggiunta di nudo gratuito.

Non bastano i riferimenti cinefili o le citazioni di Nietzsche e Tolstoj a sollevare una narrazione manierata e una regia che segue i codici di genere in modo scolastico, benché professionalmente corretto: perché qui non mancano il mestiere o l'abilità tecnica, mancano l'originalità narrativa e la capacità di creare qualcosa di nuovo e non già visto all'interno del genere. Persino la tensione della caccia all'uomo viene meno in questa storia che non trova mai una sua autenticità o una sua cifra stilistica identitaria.