I MOLTI SANTI DEL NEW JERSEY

Locandina Un film di Alan Taylor. Con Alessandro Nivola, Leslie Odom Jr., Jon Bernthal, Corey Stoll, Michael Gandolfini, Billy Magnussen, John Magaro, Michela De Rossi, Ray Liotta, Vera Farmiga, Michael Imperioli, Joey Diaz, Germar Terrell Gardner, Aaron Joshua, Lesli Margherita, Talia Balsam, Nick Vallelonga, Ed Marinaro, Matteo Russo, De'Jon Watts, Chris LaPanta, Patricia Squire, Amelia Fowler, Daryl Edwards, Audrey Bennett, Spenser Granese, Ian Unterman, Alex Morf, Andrew Polk, Ohene Cornelius, Craig Geraghty, Oberon K.A. Adjepong, Julian Lerner, Louis Vanaria. Genere Drammatico - USA, 2021. Durata 120 minuti circa.I primi passi di Tony SopranoDal regista Alan Taylor, il prequel dell'innovativa e pluripremiata serie HBO I Soprano.di Andrea Fornasiero


Trama

Nel 1967, "Hollywood Dick" Moltisanti rientra da un viaggio in Italia con una nuova moglie e la presenta a suo figlio Dickie Moltisanti. Tra i due scatta immediatamente una scintilla, che porterà a un aspro conflitto quando il padre inizierà a maltrattare la giovane donna. Dickie è poi una sorta di mentore per Anthony Soprano, figlio di Johnny che però finisce in galera per alcuni anni. Johnny inoltre è un presenza difficile anche quando è in famiglia, sempre in litigio con la moglie Livia, cosa che spinge Anthony a guardare fuori di casa per un modello maschile. Dickie ha inoltre un amico afroamericano, Harold, ma la loro amicizia si interrompe quando quest'ultimo deve lasciare il New Jersey. Quando tornerà anni dopo la situazione sarà molto cambiata e con Dickie si creerà un rapporto di tensione.

Prequel della serie I Soprano, I molti santi del New Jersey è un gangster movie che racconta mafiosi italoamericani dalla vita piccolo borghese, travolta dal mondo che cambia intorno a loro.

Siamo naturalmente dalle parti di Quei bravi ragazzi di Scorsese, evocato anche da Ray Liotta tra i protagonisti, ma il periodo coperto dal racconto è più ridotto - tra fine anni Sessanta e inizio anni Settanta - e il registro è meno iperbolico. C'è una gran colonna sonora di brani del tempo, ma non c'è il ritmo scatenato di Scorsese perché, come già nei Soprano, lo sguardo di David Chase sulla mafia è rivolto soprattutto alla famiglia, alle interiorità dei personaggi e alla comunità che si forma tra loro.

I molti santi del New Jersey è uno studio linguistico e antropologico sul mondo che ha preceduto i Soprano: ne contiene in nuce gli elementi e pure molti protagonisti ancora giovani, ma li mostra nel loro "momento di gloria", quando erano eleganti e sfacciati di fronte alla legge.

Si tratta del resto del periodo che nella serie veniva rimpianto come una sorta di età dell'oro e non a caso questi sono anche gli anni della formazione di Anthony, poi più noto come Tony, che assiste alle esplosioni di violenza del padre Johnny, alla madre bisognosa di cure che rifiuta di considerare, e alla prima crisi di un mondo che gli sembrava intramontabile. Johnny finisce in galera, Hollywood Dick pure esce di scena e, verso la fine del film, aumentano le sparatorie e i morti. Inoltre il quartiere di Newark dove vivono inizia a cambiare volto con il diffondersi della comunità afroamericana. Che ovviamente, sulla scia di quello che hanno fatto gli italiani e altre etnie prima di loro, vanta intraprendenti individui decisi a uscire dalla povertà con la criminalità.


Il film non è interessante solo in quanto prequel, anzi si regge benissimo sulle proprie gambe e nella parabola di Dickie, che crede di essere migliore e dei suoi compari rozzi e razzisti, ma non riesce a uscire dalla loro ombra, non c'è solo il crepuscolo di un'era che contiene i semi della propria fine. C'è la tragedia umanissima della difficoltà di sfuggire a quello che siamo, a come siamo stati forgiati.


Nei passaggi più originali del film, Dickie cerca di redimere una violenza commessa visitando e portando conforto allo zio in carcere, che sembra dotato di una saggezza tanto sopra le righe da dare un tono quasi onirico a queste sequenze. Non c'è dunque una psicanalista come Jennifer Melfi a mettere Dickie di fronte a se stesso, ma c'è una figura fantasmatica dalla filosofia zen e dalla passione per il jazz, musica nera per eccellenza. La presenza degli afroamericani, dove Harold è quasi un coprotagonista, è poi un forte elemento di differenza rispetto a I Soprano e allarga il film a riflessioni sulla società e il suo trattamento delle minoranze etniche, mettendone due a confronto in periodi diversi della loro parabola.

I fan andranno in solluchero per Livia interpretata da Vera Farmiga, per lo zio Junior con le fattezze di Corey Stoll, così come per le versioni più giovani del terzetto di aiutanti di Tony: Silvio Dante, Pussy Bompensiero e Paulie.

Ha poi un fascino tutto suo il giovane Michael Gandolfini nel ruolo che fu di suo padre James, che rivive letteralmente nella carne del figlio come in una sorta di trasmigrazione. Chase e il suo regista Alan Taylor riescono però ad andare oltre il fan service raccontando un protagonista che nei Soprano veniva solo nominato e il cui arco narrativo è compiuto e dolente a un livello profondo, dal valore universale.