ULTIMA NOTTE A SOHO

Locandina Un film di Edgar Wright. Con Anya Taylor-Joy, Thomasin McKenzie, Matt Smith, Terence Stamp, Diana Rigg, Rita Tushingham, Michael Ajao, Synnove Karlsen, Andrew Bicknell, Joakim Skarli, James Phelps, Oliver Phelps, Colin Mace, Nick Owenford, Lee Byford, Abdul Hakim Joy. Genere Drammatico - Gran Bretagna, 2021. Durata 118 minuti circa.


Trama

Eloise, ventenne cresciuta con la nonna dopo il suicidio della madre, arriva a Londra con il sogno di diventare stilista. Ha il mito della Swingin' London e della musica anni '60, che ascolta continuamente su vecchi 33 giri portatili. Dopo un'infelice esperienza nello studentato della scuola di moda in cui è stata ammessa, si trasferisce in un appartamento di Soho affittato da un'anziana signora. Qui, durante lunghe notti agitate, Eloise sogna di tornare nel passato, nella Londra che ama di più, dove incontra Sandie, un'aspirante cantante che vive il glamour di una città colorata ed esaltante. Poco alla volta, però, Eloise confonde la propria personalità con quella di Sandie e ne scopre la vita in realtà miserabile, scivolando tra realtà e incubo in un'esperienza spaventosa.

Edgar Wright gira un ibrido fra horror, thriller e dramma psicologico ricostruendo il decennio più mitizzato e le atmosfere di una metropoli all'epoca al centro del mondo.
Con Ultima notte a Soho Edgar Wright ha chiaramente realizzato un sogno: raccontare gli anni più belli, colorati ed esaltanti di Londra - e in particolare di Central London, dove da qualche anno si è trasferito - girando un omaggio a un mondo, un'epoca, un'atmosfera, una stagione musicale e insieme una sua smitizzazione in chiave horror.
Come già in Scott Pilgrim vs. the World e Baby Driver, passando per lo spirito da fanzine del recente The Sparks Brothers, la musica torna a giocare un ruolo fondamentale in un suo film, come tratto identitario delle due protagonista (Eloise e Sandie, interpretate da Thomasin McKenzie e Anya Taylor-Joy) e come invito a entrare in un mondo, nella sua anima e nella sua follia. Il regista inglese privilegia il repertorio swing, lascia da parte il pop-rock e nei locali londinesi del 1965 (il primo elemento del viaggio nel passato è un'insegna di Agente 007 - Thunderball Operazione tuono) elimina i Beatles e fa ascoltare, tra le altre cose, "Downtown" di Tony Hatch o "Got My Mind Set on You" di James Ray. L'idea è quella di rievocare con toni passatisti un mondo lontano e al tempo stesso, oltre le luci, i colori, i balli e i baci ripresi con movimenti di macchina vorticosi, dare forma a un incubo che nasce dalla superficie, dalle melodie sdolcinate, dai dischi dimenticati e innocui.
La follia di Eloise la porta a farsi protagonista e spettatrice dei suoi stessi sogni, a vivere uno sdoppiamento che la porta a impersonare il suo alter ego e a scoprirne da vicino il dolore, senza però poterlo impedire. Lo stesso Wright si riconosce nello sguardo ingenuo della sua protagonista, innamorato e spaventato del passato, e il suo film regge bene i progressivi scivolamenti nel delirio mentale e nelle illusioni di Eloise, dalle lenzuola del letto ai neon di Soho. Dove però la sua rievocazione fra presente e passato fallisce è nel versante horror che prende il sopravvento nel racconto, confondendo l'esperienza di Eloise e Sandie e gli orrori che progressivamente entrambe subiscono.
Wright non riesce a dosare la materia che ha tra le mani e come accumula canzoni senza mai dar loro un peso o una presenza particolare così aumenta la tensione del film, tra fantasmi di uomini senza volto, lame di coltello come specchi, figure che tornano dal passato (una è interpretata da Terence Stamp), scambi di persone e poi, naturalmente, la rivelazione finale che dà pure la lettura ideologica e contemporanea del film. L'horror è ripetizione e riformulazione di situazioni e desideri (Eloise non ha mai conosciuto il padre, è attratta e spaventata dal sesso, sogna senza accettare le conseguenze dei suoi deliri...), eppure Ultima notte a Soho non riverbera mai dei turbamenti della sua protagonista, procedendo senza sorprese tra colpi di scena telefonati e momenti tipici del genere. Il film è come i vestiti che Eloise disegna e cuce da sé: pura superficie rétro artigianale e scintillante, evocativo e senza dubbio piacevole, ma senza invenzioni e nemmeno idee, nonostante l'innegabile talento del suo regista.