Un film di Christian Gudegast. Con Gerard Butler, O'Shea Jackson Jr., Salvatore Esposito, Evin Ahmad, Orli Shuka, Fortunato Cerlino, Nazmiye Oral, 50 Cent, Bob Jennings, Birol Tarkan Yildiz, Jordan Bridges, Swen Temmel, Yasen Atour, Michael Bisping, Rico Verhoeven, Velibor Topic, Dino Kelly, Cristian Solimeno, Giuseppe Schillaci (II), Antonio Bustorff, Mark Grosy, Yuri D. Brown, Stéphane Coulon, Moussa Echarif, Ignacio Herráez. Genere Azione - USA, 2024. Durata 144 minuti circa.Il secondo capitolo del crime movie con Gerard ButlerLe nuove avventure di Big Nick, agente della squadra speciale anticrimine.di Luigi Coluccio
Sono passati due anni dal colpo alla Federal Reserve quando il gruppo di Merrimen è stato decimato e l'unità Major Crimes dello sceriffo della contea ha subito gravi perdite. "Big Nick" O'Brien è oramai separato, al verde, senza una squadra, ma sente che il furto appena avvenuto all'aeroporto internazionale di Anversa porta la firma di Donnie, il vero ideatore della rapina di Los Angeles nonché l'unico ad essere riuscito a scappare. Arrivato in Europa, Nick presto capisce che ogni cosa converge verso il World Diamond Center di Nizza, dove Donnie ha trovato dei nuovi alleati nella banda internazionale della Pantera e un nuovo impossibile colpo da eseguire.
Il film è il secondo capitolo per la mini-saga prodotta e interpretata dal re degli incassi di gennaio, Gerard Butler.
Quanto ha sgobbato Christian Gudegast per Nella tana dei lupi 2 - Pantera? Lo sceneggiatore e regista non ha di certo buttato il sangue come nel primo capitolo, bloccato in un limbo per quindici anni e quasi andato perduto nella bancarotta della Relativity Media, però anche questo seguito del mid-cult del 2018 ha visto la luce dopo un lungo e buio tunnel: prima il COVID, poi un infortunio grave a Gerard Butler e infine la guerra in Ucraina (con le location balcaniche scelte per le riprese d'improvviso affollate di profughi in fuga dal conflitto) hanno spostato in avanti l'uscita del sequel a sette anni dopo, facendo invecchiare lui e i personaggi che si porta dietro.
Non si tratta soltanto del lavoro che sottende al modus filmandi di Gudegast, che prevede una dettagliata idea iniziale (questa volta basata sul "colpo del secolo" del 2003 ad Anversa, già visto in Everybody Loves Diamonds), mesi e mesi di ricerca sul campo (molti dettagli del furto sono sorprendentemente reali) e un canone monolitico da seguire (nel 2018 Heat - La sfida, I soliti sospetti e Vivere e morire a Los Angeles, ora Gomorra, Ronin e Sexy Beast), quanto della reale e giusta distanza sia temporale che spaziale ficcata tra il primo e il secondo capitolo - Gudegast non solo ha studiato ma ha anche capito.
Studiando e visionando ha capito di non dover cadere né nello sguardo coloniale dell'Antoine Fuqua di The Equalizer 3 - Senza tregua, né nell'eccezionalismo dei Tyler Rake di Sam Hargrave, quanto piuttosto seguire il filo intessuto dal world building di John Wick, un viaggio al termine della storia criminale che culmina sì nell'Ovest americano (in fin dei conti il punk rock di The Decline of Western Civilization non finiva sulle spiagge californiane?), ma sempre come manifestazione ultima di poteri secolari, dinastici, indigeni, sempre fedeli a loro stessi e sempre pronti a squamarsi per diventare altro.
Così Gudegast spostando questo seguito dalla capitale mondiale delle rapine al centro globale del commercio, scambiando le banconote con i diamanti, barattando l'economia per la finanza, ha fatto avvizzire in un attimo lo zeitgeist che stava dietro il primo Nella tana dei lupi, quell'esibizionismo steroide e quasi volgare della violenza americana, con gli sceriffi della contea di Los Angeles che formano loro stessi delle gang criminali con tanto di tatuaggi e omicidi iniziatici e i MARSOC dei Marine creati da Rumsfeld durante la guerra al terrore ora ingaggiati nella sopravvivenza urbana come rapinatori.
Nick e Donnie sembrano quasi rimpiangere il "concrete" e il concreto americano, si sentono a disagio negli estetizzanti boulevard europei, leggono a fatica i codici e i rituali della gente del posto - siano essi poliziotti o criminali. Il loro orizzonte che prima abbracciava il deserto e l'oceano, con i continui cartelli che ci sbattevano da una parte all'altra della città-stato di L.A. (Pico Rivera, Ventura, Downtown ecc.), ora è stretto tra le guerre balcaniche e la Questione Meridionale, con sempre una banda dentro una famiglia sopra un clan - è quasi innocente il loro Nuovo Mondo di fronte alle faide del Vecchio Continente.
Pantera passa dal crime movie americano al thriller internazionale adombrandosi di malinconia, scetticismo, fatalismo, perdendo il respiro della strada per acquisire uno sguardo globale (confermato dall'annuncio del terzo capitolo e dai piani di Gudegast di girarne altri in Brasile, Africa e Sud-Est Asiatico), asciugando ancora di più motivi e maschere - sono solo uomini duri che complottano per grandi guadagni. Lo schermo è tutto per l'amarezza di Gerard Butler, i silenzi di O'Shea Jackson Jr., i grugniti di Salvatore Esposito, con l'accelerata finale del colpo al World Diamond Center e la sterzata conclusiva con la sparatoria sulle curve di montagna. Quanto sgomiterà Gudegast per il prossimo capitolo?