DJANGO & DJANGO - SERGIO CORBUCCI UNCHAINED

Locandina Un film di Luca Rea. Genere Documentario - Italia, 2021. Durata 97 minuti circa.Il cinema dei maestriLa grande carriera di Sergio Corbucci diventa una lezione di cinema grazie alla narrazione di Quentin Tarantino.di Tommaso Tocci


Trama

Uno sguardo alla carriera e alla personalità di Sergio Corbucci, storico regista e uno dei più grandi esponenti del genere spaghetti western. Tra filmati d'epoca e spezzoni di film, il mondo di Corbucci viene esplorato attraverso la lente contemporanea di Quentin Tarantino, che ne è sempre stato un ammiratore e gli ha reso omaggio in C'era una volta a Hollywood. Al suo fianco, altri protagonisti e colleghi di Corbucci come Ruggero Deodato, che iniziò come suo aiuto regista, e Franco Nero, suo attore più celebre.

"L'altro Sergio", lo chiama spesso Tarantino, perché è impossibile parlare di Corbucci senza metterlo in relazione con Leone. Eppure il sentito documentario di Luca Rea e Steve Della Casa tocca diversi aspetti della mitologia che circonda il regista di Django e Il grande silenzio, evidenziandone le inclinazioni personali e le differenze nel gusto che hanno reso i suoi spaghetti western così radicali, cupi e alternativi.

È forse un peccato che i due autori, nel tentativo di "riscoprire" Corbucci per il pubblico odierno, abbiano ceduto così totalmente a Tarantino (come sempre, va detto, generoso e appassionato nel prestarsi a parlare di un regista che ama) la prerogativa di raccontarne la carriera. In Django & Django lo vediamo recitare ancora una volta la genesi tanto del genere spaghetti western quanto di Corbucci e Leone medesimi, e perfino dedicare la parte iniziale del documentario alla storia da lui immaginata dell'incontro tra Corbucci e Rick Dalton, protagonista di C'era una volta a Hollywood.

Sarebbero forse maturi i tempi per l'adozione di una nuova (o vecchia?) prospettiva sul fenomeno dei western all'italiana che non passi sempre dal buon Quentin. Se non altro, le sue osservazioni sono come d'abitudine interessanti, e oltre agli aneddoti (gustoso l'astio di Deodato sull'"antipatico" Burt Reynolds ai tempi di Navajo Joe) c'è spazio per una riflessione sul rapporto di Corbucci con la violenza ("era un sanguinario"), la contestualizzazione del suo modo di intendere il genere rispetto a Leone ma anche al cinema americano, e le sue astuzie dal punto di vista drammaturgico.

Un tributo popolare e doveroso per colui che certamente non è soltanto "il secondo più grande regista di spaghetti western", ma anche un artigiano del genere in senso lato che dei western si stufò e che realizzò poi diverse commedie. Trascinato dall'entusiasmo di Tarantino, il documentario è pieno di contributi preziosi e interviste d'epoca, e qualunque appassionato sa di trovarsi in mani esperte con Rea e Della Casa.