NO TIME TO DIE

Locandina Un film di Cary Joji Fukunaga. Con Daniel Craig, Léa Seydoux, Ralph Fiennes, Naomie Harris, Ben Whishaw, Rory Kinnear, Rami Malek, Dali Benssalah, Billy Magnussen, Ana de Armas, David Dencik, Lashana Lynch, José Alfredo Fernandez, Jeffrey Wright. Genere Azione - USA, Gran Bretagna, 2021. Durata 163 minuti circa.Il venticinquesimo film dedicato a James BondBond si gode una vita tranquilla in Giamaica quando viene richiamato in servizio attivo da Felix Leiter, un vecchio amico ed agente della CIA.di Marzia Gandolfi


Trama

Il passato non muore mai e scava un solco profondo tra James Bond e Madeleine Swann. Se ogni matrimonio ha il suo segreto, quello che cova Madeleine ha la forza di mille fuochi e li separa 'per sempre'. Per cinque anni almeno. Sopravvissuto a un attacco frontale e al presunto tradimento della compagna, Bond si è ritirato in una bolla esotica da cui la lo stana il suo amico Felix Leiter. In missione per conto della CIA, che insegue uno scienziato pazzo e un'arma invisibile in grado di 'puntare' il DNA di chiunque, incontra la nuova recluta dell'MI6, matricola 007. M, credendolo morto, ha attribuito la licenza di uccidere a Nomi, una donna e un'agente decisamente più giovane di lui. In sua assenza il mondo è cambiato e il progetto Hercules lo minaccia. La chiave per risolvere l'enigma, che ha eliminato tutti i componenti della Spectre (eccetto uno), è Madeleine. Dietro il trauma della sua infanzia si nasconde il cattivo di turno e l'unica chance per Bond di salvare il mondo.

C'era una volta una spia che amavamo. "Bond, James Bond", si presentava così, niente di meno, niente di più. Almeno fino all'arrivo di Daniel Craig. Prima di lui James Bond non piangeva mai, non amava nessuno, non aveva passato e non si guardava mai indietro. Era tutto lì il credo dei Bond che lo hanno preceduto, con due eccezioni. Pierce Brosnan, meno infallibile e più sentimentale nella misura del possibile (Il mondo non basta), George Lazenby, più tenero e sensibile in quella dell'impossibile (Al servizio segreto di Sua Maestà): innamorarsi e sposarsi, aprendo la via al personaggio di Daniel Craig in Casino Royale.

Se Lazenby perdeva la moglie in fondo al film e per mano di Ernst Stavro Blofeld, implacabile nemico di 007, Craig ha "tutto il tempo del mondo" per godersi un matrimonio felice. Ma Cary Joji Fukunaga ama gli eroi solitari e il peso del passato (True Detective). Con Christoph Waltz ripesca e aggiorna Blofeld che daccapo ci mette lo zampino e la bomba che brillerà l'idillio. Ma a saltare in aria in No Time to Die non sono solo le relazioni coniugali, Fukunaga ci offre un fuoco d'artificio finale da cui faremo davvero fatica a rimetterci.

Tra ribaltamenti e colpi di scena inediti, inseguimenti e acrobazie, sparatorie e romanticismi Harmony, il film esplode letteralmente in faccia allo spettatore come la supposta 'infedeltà' di Madeleine, seppellendo il passato e il mondo come lo abbiamo conosciuto.

Prima del Covid 19 e del ritorno alle origini reinventato da Martin Campbell (Casino Royale) e Sam Mendes (Skyfall), che sviluppano per Bond un percorso affettivo intorno a una successione di missioni. Per incarnare quella rinascita serviva un nuovo Bond, un Bond totalmente atipico e decisamente fisico. Un eroe che sanguinasse, traspirasse, soffrisse, commettesse degli errori e si innamorasse, perdutamente. L'agente di Daniel Craig era e dimora più tormentato, con dei momenti di vulnerabilità impensabili ai tempi dei suoi predecessori. Il suo Bond è tanto, tutto, tranne che in pace.

Dietro gli occhi azzurro acciaio e i pettorali impeccabili avvia una rivoluzione del ruolo in sintonia coi tempi ma nel rispetto della tradizione bondiana. No Time to Die non fa eccezione, l'intrigo s'inscrive in quella tradizione: un megalomane deciso a annientare vite umane, gadget provvidenziali, scenari esotici punteggiati da sequenze d'azione mozzafiato (quelle girate a Matera su tutte). E le Bond girl?

Invertendo completamente i ruoli e lasciando il campo libero ai movimenti #MeToo e Black Lives Matters, sono le donne a farla da padrone nella serie dai precedenti sessisti (certi direbbero misogini) e i trascorsi maschilisti (certi direbbero tossici): Ana de Armas nella spettacolare scena del 'bunga bunga Spectre', Léa Seydoux in una foresta freudiana, Lashana Lynch in equilibrio sui tetti. Agente 007 donna e nera, dopo sessant'anni di bianco accecante, l'attrice britannica di origine giamaicana interpreta uno dei rari personaggi inediti insieme al villain Lyutsifer Safin di Rami Malek. Segnala soprattutto un ingresso benvenuto nella modernità. Ma a che prezzo? O meglio, qual è il prezzo da pagare per James Bond?

Perché No Time to Die fa qualcosa di più che chiudere il sipario su Daniel Craig, congedato con lode e titolo di Comandante onorario della Royal Navy. La serie del resto aveva cominciato a evolvere negli anni Novanta con l'introduzione di una donna a capo dell'MI6. "Un dinosauro sessista e misogino, una reliquia della Guerra Fredda...", così la M di Judi Dench qualificava il Bond di Pierce Brosnan in GoldenEye.

Difficile riassumere meglio questo personaggio nato nel 1953 dall'immaginazione di uno scrittore annoiato dopo aver lasciato i servizi segreti. Tuttavia è Casino Royale, sempre di Martin Campbell, che segna il passo verso quel cambiamento di sensibilità che lavora ai fianchi il personaggio di Bond.

Fukunaga riprende tutti i sospesi del 'periodo Daniel Craig' e li risolve in un epilogo col botto, scrivendo la fine di un'epoca e l'alba di una nuova stagione che spaventa un po'. Stordisce e disorienta sicuro, perché se non è tempo di morire per il mondo, di nuovo salvato per un soffio, lo è sicuramente per James Bond. Quello che amiamo e che troviamo adesso svuotato della sua sostanza, della sua ragione d'essere. Perché neppure l'eroe di Ian Fleming scampa ai 'missili' del giudizio sociologico, della retorica politica o morale priva di qualsiasi sforzo di trasfigurazione.

Nel bene e nel male, No Time to Die è un film di 'genere' che uccide (letteralmente) la virilità, virtù cardine dell'agente segreto, riducendo in polvere l'ambiguità e tutto il mistero che ha sempre fatto il fascino di questa serie. In attesa di vedere che cosa ne sarà del personaggio di Nomi, creatori e creativi tirano una riga da cui è impossibile tornare indietro. E lo fanno senza un briciolo di ironia, quella necessaria anche solo a capire che la figura tutelare di Bond è sempre stata una donna. La regina e dal 1995 M.

Il più grande schiaffo al machismo di Bond, prima della corda annodata di Le Chiffre contro i sui testicoli (Casino Royale) e delle mani più gentili di Silva sulle sue cosce tese (Skyfall), è la nomina di una donna a capo dei servizi segreti. M sta evidentemente per 'mum' ma il passaggio semantico avviene in Skyfall e rivela la natura infantile dell'eroe. James Bond è un bambino che ha il mondo come parco giochi, gli è permesso di fare qualsiasi cosa, rompere i suoi giocattoli e rubare quelli degli altri, prendere in giro le ragazze e picchiare i ragazzacci. Sua madre lo rimprovera quando esagera ma lo perdona sempre. È questa eterna infanzia, questa spensieratezza preservata che il pubblico ha sempre cercato.

Ma la ricreazione è finita. Parola di James Bond. " È finita, non mi rivedrai mai più ", la replica di Bond a Madelaine prende tutto il suo senso pronunciata da Daniel Craig, il più romantico degli 007 e l'ultimo eroe 'a rischio'. Il prossimo (o la prossima) sarà politicamente corretto e consensuale, a immagine della società. Educato e misurato nella sua condotta sociale. Ogni epoca ha il Bond che si merita.