BABYGIRL

Locandina Un film di Halina Reijn. Con Nicole Kidman, Harris Dickinson, Antonio Banderas, Sophie Wilde, Esther McGregor, Vaughan Reilly, Jean Reno, John Cenatiempo, Leslie Silva, Anoop Desai, Victor Slezak, Gabriela Torres, Maxwell Whittington-Cooper, Robert Farrior, Alex Anagnostidis, Bartley Booz. Genere Thriller - USA, 2024. Durata 114 minuti circa.


Trama

Romy è una donna di grande successo, a capo di un'importante azienda di New York e al tempo stesso moglie e madre di famiglia. Il rapporto con il marito Jacob, molto diverso da lei e dall'indole più artistica lavorando come regista teatrale, è solido ma dal punto di vista sessuale Romy rimane insoddisfatta. In ufficio incontra Samuel, un giovane stagista che sembra intuire qualcosa sul desiderio della donna ed è felice di prendere il controllo. Ne nasce una relazione eccitante ma rischiosa, in cui i due giocano sul filo del rasoio di una dinamica di potere ambigua.

Con l'intento dichiarato di aggiornare il genere del thriller erotico secondo una prospettiva contemporanea, integrando temi di femminismo, parità di diritti e molestie sul lavoro, la regista olandese Halina Reijn continua in realtà un lavoro iniziato già nel 2019 con il suo primo film Instinct, di cui Babygirl riprende anche una dinamica di gioco di potere intrecciato, per il quale parte dell'appeal sensuale nasce dal pericolo reciproco per i due amanti.

Nel frattempo Reijn si è avvicinata al mondo statunitense con la commedia Bodies bodies bodies, prima di incassare l'interesse di un nome come Nicole Kidman a lavorare insieme. Ciò ha portato alla scrittura del personaggio di Romy, a cui Kidman dà vita con entusiasmo e trasporto, e che conferma la ricerca attoriale non banale della diva, sempre aperta a sfide rischiose.

Aperto al rischio è anche il suo personaggio, che sa di star mettendo a repentaglio sia carriera che famiglia (non immune dalla sottile carica satirica del film, e ben tinteggiata dal marito Antonio Banderas e dalle due figlie della coppia), e che si lancia in un torrido affaire con il giovane Samuel in cerca di una dinamica sessuale diversa, esplorativa del mondo kink e improntata alla sottomissione; un contrasto spiccato (ma in realtà molto comune) con ogni altro aspetto della sua quotidianità che la vede in controllo e al comando.

Da questo punto di vista è quasi superfluo il tentativo di radicare il percorso di Romy con i piccoli rimandi all'infanzia, come a dovergli trovare una spiegazione sovrabbondante in un mondo in cui il kink stesso è ormai ampiamente sdoganato.

Ciononostante la scrittura offre le sfumature più interessanti dell'opera, trattando i confini e lo sviluppo del rapporto tra i due in modo molto più autentico di quanto siamo abituati a vedere in prodotti simili. Franca e fresca, la sceneggiatura ci mostra tutte le incertezze e il livello di negoziazione richiesto da un esperimento del genere, che non arriva sullo schermo già irrealisticamente formato ma deve passare attraverso l'imbarazzo, il ridicolo e le tantissime variabili della situazione, così facendo onorando il desiderio stesso nella sua persistenza.

Reijn tratteggia anche un profilo intrigante per Harris Dickinson (che nella sua ancor giovane carriera ha già lasciato il segno per registi come Eliza Hittman, Joanna Hogg, Ruben Östlund e Xavier Dolan), emblema di una mascolinità sfaccettata come richiesto dai nostri tempi, attenta al consenso eppur desiderosa di giocare con i ruoli e le aspettative di genere - e soprattutto non disfattista di fronte all'inevitabile confusione che tali contrasti ogni tanto comportano.

Insomma, il thriller erotico che si risveglia agli anni venti (attraverso la prospettiva da outsider nelle rigide logiche statunitensi di una donna olandese, oltre che sotto l'egida modaiola di A24) è un po' meno thriller di come lo ricordavamo, e più buffo e autoironico.
Senza mai scivolare nel kitsch o nel camp, inietta nel genere quanto basta di consapevolezza di sé, con alcune venature meta nell'accompagnare le verissime auto-finzioni che si inseguono sulla scena.