OASIS KNEBWORTH 1996

Locandina Un film di Jake Scott. Con Liam Gallagher, Noel Gallagher, Paul Arthurs, Paul McGuigan (II). Genere Documentario - Gran Bretagna, 2021. Durata 110 minuti circa.Lo storico concerto della bandLa storia del rapporto tra gli Oasis e i loro fan, un rapporto che ha reso possibile il più grande concerto degli anni '90.di Raffaella Giancristofaro


Trama

Nel 1996 gli Oasis, cinque ragazzi della working class di Manchester, hanno realizzato solo due album, premiati tuttavia da un successo travolgente: Definitely Maybe e (What's the Story?) Morning Glory? Le canzoni scritte da Noel Gallagher, per lo più interpretate dal più carismatico fratello Liam, entrano rapidamente nell'inconscio collettivo brit e mondiale. L'annuncio di un loro concerto mobilita una quantità colossale di fans, infatti i biglietti vanno esauriti in un lampo, la richiesta è otto volte tanto l'offerta. Il luogo prescelto per le due date consecutive - 10 e 11 agosto - è un'immensa distesa verde nell'Hertfortshire, già teatro di leggendarie performance dei Led Zeppelin e dei Pink Floyd. Le due serate, la prima trasmessa da BBC1 Radio in esclusiva, la seconda da cinquecento stazioni, resteranno negli annali del rock.

Sulla linea ambigua tra l'atto di restituzione e la captatio benevolentiae a fini promozionali (il film prelude all'uscita, a novembre, del doppio live omonimo con relativo merchandise), un film concerto che trova senz'altro nella voce dei fan il fattore più originale.

Il girato dell'epoca è di Dick Carruthers, autore di molti video e documentari per la band, che qui aveva a disposizione sei operatori fissi, tre in Super 8, due in steadycam, cinque in gru a braccio. Oasis Knebworth 1996 lo riusa nel modo migliore possibile, con gran senso del ritmo e del montaggio, e lo completa con delle sequenze di re-enactement che imitano il sapore e la grana analogica degli anni '90, ricreando le attese al telefono o le corse ai negozi di dischi per procurarsi i biglietti, o le ansie di chi seguì da casa il concerto, per registrarlo su nastro dallo stereo, cambiando manualmente il lato dell'audiocassetta.

È sulla nostalgia, o meglio sul ricordo dell'esperienza dei concerti in era pre social, che fa leva Jake Scott, figlio del più noto Ridley, navigato regista di clip e doc musicali (per R.E.M. Soundgarden, Radiohead, Tori Amos, U2, l'elenco continua). Rinasce da quelle riprese un sentimento oggi solo parzialmente ripetibile: il senso di comunità e di concentrazione verso il palco, i testi e i piccoli riti sociali collegati alla festa, dalla trasferta ai fiumi di birra e alle interviste sul prato, mentre la band inanella una serie di hit scolpite nella storia del britpop.

Gli audio dei fan di allora, accreditati con nome e cognome, come parte del cast, commentano sovrapponendosi alle riprese di palco e (poco) backstage, creando un effetto di spontaneità, mai soffocante o eccessivamente autoreferenziale. Il portato personale, il senso privato di quell'esperienza così partecipata è ciò che umanizza l'esibizione tutto sommato statica eppure carismatica del gruppo, affiancato sul palco da due mega schermi ovviamente a non altissima definizione.

Il film è indubbiamente anche un trionfo di protagonismo dei due Gallagher, della loro attitudine spavalda e orgogliosamente proletaria, privo com'è di riferimenti ai contrasti a venire e alle variazioni della band. Noel e Liam si fanno da parte, si fa per dire, solo quando arriva John Squier degli Stone Roses a lanciare un assolo incendiario su Champagne Supernova. Tutto ciò nonostante una line-up notevole (di cui cogliamo rapidamente solo Keith Flint dei Prodigy, a mo' di omaggio postumo), composta tra gli altri, da Manic Street Preachers, Chemical Brothers, Charlatans.

Operazione autocelebrativa che cristallizza il momento più alto e della band, non ancora (troppo) contaminato dal sensazionalismo sui gesti spettacolari e irriverenti da rockstar, la rivalità tra fratelli e con altre formazioni britanniche, Oasis Knebworth 1996 è un recupero che può contare sulla qualità e la varietà del materiale e della regia di partenza.

Un ingente investimento produttivo che a distanza di venticinque anni anni si dimostra ampiamente ripagato, in grado com'è - grazie all'identificazione che coglie e suscita tra spettatori e attori, e alla spensieratezza disinvolta dell'era pre-11 settembre - di conquistare un pubblico ben più ampio dei fedelissimi. Come ha dichiarato Noel Gallagher: "Grazie a Dio abbiamo avuto la lungimiranza di filmarlo".