FIGLI DEL SOLE

Locandina Un film di Majid Majidi. Con Roohollah Zamani, Ali Nassirian, Mohammad Javad Ezzati, Tannaz Tabatabaei, Safar Mohammadi, Ali Ghabeshi, Shamila Shirzad, Abolfazl Shirzad, Mohammad Mahdi Mousavifar, Mani Ghafouri, Mahdi Mousavi. Genere Drammatico - Iran, 2020. Durata 120 minuti circa.


Trama

Nel sottobosco criminale di Teheran, la manodopera più necessaria viene dallo sfruttamento minorile, con bambini chiamati a svolgere lavoretti di meccanica e furtarelli assortiti per mantenersi o per aiutare le famiglie in difficoltà. Tra loro un gruppo di quattro amici: Ali, Mamad, Reda e Abofazl, quest'ultimo fratello di Zahra, anche lei del mestiere come scippatrice nella metropolitana. L'occasione di un incarico più importante per i quattro arriva con la promessa di un tesoro nascosto sottoterra e accessibile solo dall'interno delle mura della Scuola del sole, un istituto locale. I ragazzi dovranno quindi fingersi interessati a riprendere gli studi e scavare un tunnel di nascosto per trovare il tesoro.

Dedicato fin dalla didascalia iniziale a tutti i bambini sfruttati dai "grandi" in giro per il mondo, Khorshid è opera intensa e accorata, seppur limitata dal sentimentalismo della sua prospettiva.

Il regista iraniano Majid Majidi (noto per opere come The Song of Sparrows, e sensibile al mondo dell'infanzia sullo schermo come dimostra il precedente I ragazzi del paradiso) mette in scena un romanzo d'avventura adolescenziale che ha quasi i crismi dell'epopea, nonostante venga intessuto di amara disillusione nel racconto degli aspetti più sinistri della società iraniana.

Come enfatico inno all'abnegazione e al senso di fratellanza dei ragazzi, Khorshid sa bene quali note toccare, in primis ovviamente lo studio dei volti dei protagonisti. Per quanto il racconto sia elementare, la feroce determinazione della giovane star Rouhollah Zamani (nel ruolo di Ali) rende impossibile togliergli gli occhi di dosso, ipnotizzando lo spettatore con una vulnerabilità propria dei suoi anni avviluppata però in una trance di puro istinto di sopravvivenza che ha una dimensione profondamente adulta.

Nella robusta sezione centrale, Majidi sembra creare un curioso mix tra heist movie e prison movie, la cui classica immagine dell'evasione attraverso il tunnel viene rivisitata al rovescio, con un effimero e sfuggente "tesoro" come metafora di libertà e le mura di una scuola a ricordare quelle di una prigione. Scuola che però finirà per dare ai ragazzi quel senso di appartenenza che né le famiglie assenti, né tantomeno i biechi sfruttatori che li tengono sotto scacco possono offrire loro.
Furbizia e facile appello alle emozioni, dunque, in una ricetta che ha qualcosa in comune con il Cafarnao di Nadine Labaki ma riesce a mantenere quantomeno una sua specificità iraniana, in particolare nei personaggi di contorno che sono dei piccoli bozzetti di logorio, dignità e miseria.