A DAY

Locandina Un film di Cho Sun-ho. Con Myung-min Kim, Byeon Yo-han, Shin Hye-Sun, Jo Eun-hyung, Han Hee-Jung, Im Ji-Kyu, Lee Yuha, Yoo Jae-Myung. Genere Thriller - Corea del sud, 2017. Durata 90 minuti circa.Un thriller dai toni drammatici nel quale un padre, in una infinita lotta contro il tempo, cerca disperatamente di salvare la vita della figliaUn thriller drammatico che ruota intorno a un padre che prova a fare qualsiasi cosa nel tentativo di salvare la vita della figlia. Una lotta contro il tempo, una serie di eventi senza fine.di Emanuele Sacchi


Trama

Kim, medico stimato, sta ritornando a Seul in aereo. Ad attenderlo c'è la figlia Eun-jeung, delusa infinite volte dai ritardi e dalle assenze del padre. Quando Kim arriva al luogo dell'incontro scopre che Eun-jeung è morta, investita da un taxi. Ma non fa in tempo a disperarsi per l'accaduto che si risveglia di nuovo in aereo, in procinto di rivivere la stessa giornata.

Sono ormai così tanti i film a proporre una situazione in cui il protagonista è incastrato magicamente nello stesso giorno, da aver portato alla nascita di un vero e proprio sottogenere, quello dei cosiddetti time-loop movies.

A partire dal cult Ricomincio da capo con Bill Murray, e proseguendo in chiave sci-fi con Edge of Tomorrow, gli ultimi anni hanno visto un revival del particolare dispositivo e delle sue molteplici filiazioni possibili. Se in Occidente prevale il lato più ridanciano - lo dimostrano Auguri per la tua morte o Palm Springs - in Corea del Sud la faccenda si fa maledettamente seria e assume i contorni della tragedia. È chiaro sin dal principio che, come vuole la regola del sottogenere, il protagonista dovrà "riparare" il loop rimediando a un errore del passato, ma è altrettanto chiaro che dovrà rinunciare a qualcosa, uscendo danneggiato dal processo (anziché "arricchito" come fu per Bill Murray).

La regia di Cho Sun-ho, e in particolare il montaggio di Shin Min-kyung, convincono per dedizione alla causa, cercando di sfruttare al massimo il potenziale offerto dal dispositivo in chiave etica e filosofica. Una certa rigidità di messa in scena tuttavia porta a esasperare la recitazione (aggravata dal doppiaggio in italiano), mentre l'uso enfatico delle musiche, che sottolineano i momenti di climax, non aiuta a lasciarsi trasportare dalla vicenda.

Il codice interno del sottogenere è dato così per scontato da rendere i personaggi inspiegabilmente consapevoli dei suoi meccanismi. Se Jessica Rothe in Auguri per la tua morte si interroga a lungo su quel che le sta capitando e trova una risposta introducendo un elemento metacinematografico, con un riferimento audace ed esplicito a Ricomincio da capo, il Kim di A Day comprende rapidamente e in totale autonomia di trovarsi in un loop che viola ogni legge scientifica e di poterne uscire solo compiendo un'azione decisiva, che in genere ha a che fare con un atto di redenzione rispetto a un errore del passato.

A Day è completamente al servizio del proprio dispositivo e non si preoccupa di questi dettagli, incrementando la sensazione di un algoritmo trasformato in un film più che di cinema a tutti gli effetti. Forse la risposta di Cho a questo surplus di sospensione dell'incredulità richiesto allo spettatore sta nella natura metafisica del tutto, legata a doppio filo a concetti di reincarnazione buddista e al contempo di redenzione e perdono tipici del cristianesimo. Difficile che rappresentino elementi sufficienti ad attribuire a A Day qualcosa più di un ruolo di curiosità, citata ogni qualvolta saranno enumerati i casi crescenti di time loop movies.